ROMA – Il presidente della Roma calcio, Franco Sensi, e’ morto questa notte al policlinico Gemelli di Roma dov’era ricoverato da tempo. Aveva 82 anni. Franco Sensi, a quanto si apprende, e’ morto alle 23,40 per problemi metabolici, conseguenze della grave malattia. Il presidente della Roma era ricoverato da quasi due mesi al policlinico Gemelli di Roma. Nato a Roma il 29 luglio del 1926, e’ stato un imprenditore italiano operante nel settore petrolifero, nel turismo e nell’editoria. La sua notorieta’ e’ pero’ dovuta al fatto di ricoprire la carica di presidente della Roma calcio dal 1993: sotto la sua gestione la Roma ha vinto uno scudetto nella stagione 2000/01, due Supercoppe italiane (2001 e 2007) e due Coppe Italia nelle stagioni 2006-2007 e 2007-2008.
Era la fine di novembre del 2000, e tra i tifosi, i simpatizzanti e le vecchie glorie accorsi nell’occasione sul mitico rettangolo c’erano gia’ i primi fermenti per uno scudetto che cominciava a profilarsi. Nella brevi parole di saluto, Sensi disse: ”Sara’ bellissimo se riusciremo a vincere il terzo scudetto, ma ricordatevi che prima di qualunque successo l’orgoglio maggiore e’ quello di essere nati tifosi di questa squadra”. E quell’anno lo scudetto finalmente arrivo’, dopo un percorso trionfale nella prima parte di campionato e poi sempre piu’ affannoso con l’approssimarsi della meta. Forse si puo’ dire che il meraviglioso giocattolo giallorosso di quella stagione aveva cominciato a rompersi gia’ prima della storica conquista. Una conquista alla quale comunque e’ rimasto legato per sempre il nome del presidente Sensi, ma che fu anche il frutto di un cospicuo investimento di denaro, con la multimiliardaria operazione-Batistuta in prima linea, che condiziono’ la successiva gestione economica della societa’.
Buon calciatore dilettante da ragazzo, Franco Sensi era gia’ vicepresidente quando i giallorossi vinsero la Coppa delle Fiere nella stagione 1960-61. Poi usci’ dai ruoli dirigenziali quando la Roma passo’ da Anacleto Gianni al conte Marini Dettina, di cui non condivideva il modo di gestire la societa’ . Per tanti anni Sensi ha continuato a seguire la Roma da abbonato (ad ogni inizio stagione acquistava 12 tessere della tribuna d’onore), per poi rilevarla assieme a Pietro Mezzaroma quando era sull’orlo del fallimento dopo la gestione Ciarrapico. Nel novembre del ’93 divenne unico proprietario, e si puo’ dire che da allora comincio’ la sua lotta contro il palazzo ed i mali del calcio. Questo suo atteggiamento gli creo’ molti problemi con la giustizia sportiva e numerose antipatie, ma lui ha continuato sempre ad andare avanti, coerente con le sue idee e la sua fede romanista. Per quasi dieci anni Sensi ha lottato contro il sistema, ovvero ”lo strapotere”, come lo definiva, di certe societa’ del Nord, le uniche secondo lui tutelate dalla federazione, contro le storture del mondo arbitrale, lo strapotere di certi procuratori sul mercato, la questione dei diritti televisivi da gestire in proprio per ricavarne il giusto valore.
Due soprattutto i ‘nemici’ del presidente giallorosso: Luciano Moggi, da cui dovette accusare diverse sconfitte nall’ambito del calcio-mercato, e Adriano Galliani, del quale non perse mai occasione di contestare la duplice veste di presidente del Milan e contemporaneamente della Lega calcio. In queste sue battaglie contro certi potentati, Sensi si e’ ritrovato spesso da solo, perdendo per strada, anche a causa del suo carattere non facile, molti dei dirigenti ingaggiati per aiutarlo: Agnolin uno dei primi, Lucchesi l’ultimo. Non sempre facili sono stati anche i suoi rapporti con gli allenatori, sempre sottomessi al suo umore mutevole. E cosi’ Mazzone, ingaggiato in nome della romanita’, divenne ”incompetente” quando dopo tre anni non era riuscito a vincere nulla, senza magari considerare che proprio nel terzo anno il tecnico di Trastevere era riuscito finalmente a costruire una buona squadra che con un paio di ritocchi mirati avrebbe potuto aprire un ciclo vincente. E ancora, Carlos Bianchi, presunto profeta argentino, venne in seguito definito ”una sciagura”. Poi Zeman, ingaggiato con un colpo ad effetto, e rimandato a casa per le denunce sul doping. Poi il rapporto con Capello, con uno scudetto vinto a caro prezzo e con le successive delusioni. Il sodalizio con il tecnico di Pieris e’ durato molto, ma piu’ che i risultati e’ stato forse l’elevato ingaggio a tenere allenatore e presidente legati ad un unico, indistruttibile filo.
Dopo cinque anni Capello decise di levare le tende, con una fuga in grande stile, scegliendo Torino, sponda bianconera, nonostante pochi mesi prima avesse dichiarato che mai avrebbe allenato i bianconeri. Infine il matrimonio felice con cui la famiglia Sensi decide di legarsi a Luciano Spalletti, tecnico con cui la societa’ giallorossa e’ tornata ad alzare trofei: 2 coppe Italia nel ’07 e nel ’08, e la Supercoppa italiana nel 2007.