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13 agosto 2008 | 00:00
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Gentile direttore, le racconto un incredibile episodio che mi è accaduto il 6 agosto nella mia città, Napoli. Mentre sono in auto, un ragazzo su uno scooter mi intima aggressivamente di fermarmi. Procedendo nella marcia il ragazzo comincia ad insultarmi, a prendermi a male parole, a menare calci alla macchina, a sputarmi contro e a minacciare che mi avrebbe accoltellato. Quando vedo una pattuglia della polizia mi sento fortunato, accosto e mi dirigo verso gli agenti, in cerca di aiuto. Faccio presente di essere minacciato e attendo fiducioso un loro intervento. Io mi qualifico come avvocato e come borsista all’Università e denuncio l’aggressione in atto, mentre il ragazzo inventa di sana pianta un presunto incidente tra di noi. Nonostante il ragazzo continui a darmi della «merda», a mettermi le mani in faccia per darmi un pizzicotto in pieno stile camorristico, gli agenti assistono a questi comportamenti come se fosse una cosa normale. Nonostante l’evidenza degli opposti comportamenti, viene avallata la versione del mio aggressore, mentre non viene creduta la mia, cioè che l’uomo sullo scooter, vedendomi come una persona per bene, tenta di intimidirmi, adducendo un danno inventato e cercando di ottenere un risarcimento «sull’unghia». Frattanto, il ragazzo che mi ha aggredito, a fronte della mia intenzione di sporgere querela penale nei suoi confronti, ridimensiona l’episodio e si tira indietro dalla sua richiesta inventata. Alla maniera napoletana la questione si conclude con il simbolico scarto nel vicino bidone dell’immondizia, dei fogliettini di carta sui quali erano state annotate le rispettive targhe. Giunti a questa conclusione, esprimendo il suo senso di conciliazione, pur in presenza degli agenti, il ragazzo, da ultimo, afferma candidamente: «ma perché, se ti davo un paio di schiaffi, mica ti ferivo!», rivelando nuovamente e impunemente i suoi intenti violenti. Mentre avviene ciò, un solerte agente mi presenta un verbale già compilato nel quale rileva che da «ben sei giorni» la revisione della mia autovettura è scaduta, mi commina la multa di 150 euro e mi sequestra l’auto. Il mio aggressore invece, viene lasciato libero di andare. Dunque, il cittadino perbene che si rivolge alla polizia per avere aiuto, riceve un inflessibile trattamento sanzionatorio. Invece, il cittadino che tenta un’estorsione con minacce, che dichiara il falso, che aggredisce verbalmente e fisicamente un’altra persona pur in presenza dell’autorità, può tranquillamente tornare ad agire indisturbato. Mi domando se la polizia per svolgere i propri compiti debba seguire criteri burocratici oppure operare «cum grano salis». Recentemente il questore di Napoli, proprio nell’inaugurare il nuovo commissariato di Vicaria, che così ha operato, affermava di voler rendere più serena la vita delle persone per bene e contrastare invece le sacche di illegalità. Posso avere ancora fiducia?
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TRATTO DAL GIORNALE.IT
Michele De lucia