LINA WERTMULLER A RAVELLO, GIRERO´ IL FILM SUL MICROCREDITO
Lina Wertmuller arriva a Ravello, in Costiera Amalfitana, dove dirige la sezione cinematografica del festival, quest’anno dedicato alla memoria di Enrico Job, artista e scenografo compagno di vita della regista, che sta ultimando i preparativi per le riprese di «Mannaggia la miseria», il suo nuovo film che sarà girato interamente a Napoli, confermando il legame con il capoluogo campano scandito da titoli come «Pasqualino Settebellezze», «Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti», «Io speriamo che me la cavo» fino al recente speciale del Tg1 «Monnezza è bellezza». Dalla munnezza alla miseria, signora Wertmuller? «Il film, realizzato grazie alla Titania di Ida Di Benedetto, grande attrice diventata una produttrice sensibilissima, prende spunto dal libro ”Il banchiere dei poveri” di Muhammad Yunus». Il premio Nobel? «Proprio lui, gli hanno dato il Nobel per la pace invece di quello per l’economia, forse li meritava tutti e due. Yunus ha avuto un’idea geniale e coraggiosa: investire sul lavoro, dando fiducia ai poveri e agli sfruttati del Bangladesh, specialmente alle donne, che in quel Paese e per quella cultura contano poco o nulla. Convincere una banca a prestare soldi a chi non ne ha sembra follia, ma il sistema funziona, sino ad oggi il meccanismo del microcredito ha toccato cinque milioni di persone, soprattutto donne, in 58 nazioni». E che c’entra Napoli? All’orizzonte vede una crisi economica da terzo mondo? «No, proprio no. Ho scritto io la sceneggiatura, alla cui versione definitiva ha poi collaborato Ivan Cotroneo. Diciamo che dei giovani studiosi delle teorie di Yunus provano a metterle in pratica a Napoli. Che, mettiamolo subito in chiaro, non è il Bangladesh, non ci sono nemmeno i barboni per strada come a New York. Affronto il tema della nuova povertà, racconto disagi sociali meno palesi, ma a cui può essere applicata con successo la teoria economica del Premio Nobel». Chi beneficerà, allora, del microcredito inventato da Yunus, che di solito privilegia le donne come motrici di una cultura del rinnovamento sociale? Quali sogni inseguirà il suo film? «Anche in ”Mannaggia la miseria” puntiamo sulle donne, ma preferirei adesso appellarmi al top secret, non fosse altro che per scaramanzia». Si parla di provini per il film. «Cerco un giovane cantante neomelodico, ma anche dei rapper. Servono alla storia, non alla colonna sonora, per quella conto di avere, assieme ai miei collaboratori abituali, Lilli Greco e Lucio Gregoretti, anche gli Avion Travel, con cui ho già lavorato». E Toni Servillo, fratello di Peppe, reciterà per lei? «Adoro Toni, che finalmente con ”Gomorra” e ”Il Divo” ha avuto una doppia grande occasione di mostrare a tutti il suo incredibile talento, ma è troppo impegnato per potermi raggiungere sul set il 28 settembre quando comincerò le riprese». Chi saranno i protagonisti, allora? «Sergio Assisi e Gabriella Pession, che avevo lanciato in ”Ferdinando e Carolina”, un altro dei miei tanti film ”napoletani”, più un terzo giovane attore, bravissimo anche se sconosciuto». E al loro fianco? «Ci saranno prestigiose partecipazioni: Luca De Filippo, Roberto Herlitzka, Piera Degli Esposti, per un film corale, un altro gesto d’amore verso una città che adoro. Lo dico da anni e lo ripeto: prima di morire voglio avere la doppia cittadinanza, essere considerata romana-napoletana. Mio nonno era napoletano ed Enrico Job era nato in via Chiatamone, in una casa le cui finestre si affacciano proprio di fronte alla redazione de ”Il Mattino”». Negli ultimi tempi lei ha ritirato molti premi alla memoria di suo marito. «E molti ancora ne ritirerò: lui era un artista completo, rinascimentale. Enrico non era solo uno scenografo, è stato un artista concettuale, ha frequentato la scultura e la pittura, era uno scrittore di qualità, scoperto da Sciascia. Nel 2009 ci sarà una grande mostra antologica su tutta la sua arte proprio a Napoli, al Madre, replicando quella già fatta all’Accademia di Brera, su cui avevo girato un documentario di due ore. Mi manca terribilmente: ho avuto la fortuna di averlo a fianco per 44 anni, una gioia che mi fa pesare ora la sua assenza».