Napoli – Lo dicono tutti: contro l’assenteismo Brunetta ha fatto miracoli. Ma anche il piccolo grande ministro ha i suoi limiti. E se «Cristo si è fermato a Eboli», al professore è toccato arrestarsi ben prima di arrivare al cospetto del Maschio Angioino. I dati sulle assenze dei dipendenti di luglio divulgati dal ministero dell’Innovazione parlano chiaro: praticamente in tutta Italia le giornate di assenza calano. Dalle Alpi alla Sicilia, ma a Napoli no. A Napoli il numero medio di assenze è aumentato di un terzo, passando da 2,9 giorni in un mese, a 3,8. Una media che come sempre fa torto a chi lavora e sminuisce le colpe degli incalliti fannulloni. Ma il fatto è che il dato di Napoli non ha eguali tra le amministrazioni censite dal ministro.
Ma come? La cura Brunetta, la riscossa degli stakanovisti e l’Italia che condanna unanime i fannulloni? Evidentemente a Napoli hanno scoperto l’antidoto. E nei corridoi praticamente deserti del municipio partenopeo risuona una domanda: «Brunetta? Ma che bbuò?». Ma che vuole ’sto ministro disturbatore.
Naturalmente a Palazzo San Giacomo non ci stanno. I dodicimila dipendenti, il Comune di Napoli è la più grande azienda per numero di lavoratori di tutto il Mezzogiorno, respingono compatti ogni accusa. «Ma chi, fannulloni noi? Ma mi faccia il piacere».
Una giovane impiegata, sbotta seccata, tra gli uffici semi deserti: «Voi giornalisti ci avete già criminalizzato abbastanza con la storia degli stipendi d’oro. Adesso pensate di gettarci altro fango addosso, descrivendoci come assenteisti, o fannulloni. Ma, le cose non stanno così, andate a documentarvi e scoprirete che un’assenza per malattia, giustificata con un certificato medico, ci costa salato».
Il ritornello è lo stesso già cantato dai sindacati dopo la diffusione: col meccanismo introdotto da Brunetta che punisce col taglio delle indennità chi si assenta per meno di dieci giorni, ai lavoratori è stato tolto il diritto di ammalarsi. E allora? I dati di Brunetta sono forse falsi? Per capire cosa succede a Napoli, bisogna leggere nel dettaglio i dati resi noti dal ministero per la Pubblica amministrazione e l’innovazione. E capire come viene fuori quell’aumento del 30% delle giornate di assenza dal lavoro. La voce «assenze per malattia» sembra dare ragione ai dipendenti: sono diminuite del 20%. Ma c’è un ma. Quella voce include solo la malattia inferiore ai dieci giorni. Ed ecco scoperto l’antidoto napoletano alla cura Brunetta: ammalarsi per più giorni. Le assenze lunghe oltre dieci giorni infatti sono salite del 30 per cento.
Chissà che brutto virus che gira a Palazzo San Giacomo. A completare il quadro c’è la voce «altre assenze», che includono i vari tipi di permessi, aumentata di quasi il 50 per cento. Il quadro si fa più chiaro: fatta la legge, trovato l’inganno. A Napoli prima che altrove, a quanto sembra. Ma in Comune ci provano lo stesso a confutare l’accusa di assenteismo.
«Quelle statistiche sono una truffa, non date retta», dice un vigile urbano del comando di via Giaxa. E il segretario provinciale di Napoli della Cgil Funzione Pubblica, Gennaro Martinelli gli dà ragione: «Nelle statistiche si mischia tutto: le ferie, le assenze per malattia, le licenze. Assentarsi dal lavoro, oggi ha dei costi. Un lavoratore che guadagna 1300 euro al mese, non può permettersi il lusso di vedersi sottratto il salario accessorio o parte di esso. Tutta questa telenovela sulle assenze è una grande bufala».
Una cosa non si può dire dei dipendenti del Comune di Napoli: che abbiano un cattivo rapporto con i cartellini marcatempo. Infatti, in molte sedi, quegli apparecchi non ci sono proprio. La giunta ne ha appena ordinati 400. Chissà se aiuteranno Brunetta.
MicheleDe Lucia