OLIMPIADI DI PECHINO E´ IL GIORNO DELL´INAUGURAZIONE. BLITZ DI REPORTER SANS FRONTIER
ALLA fine ci siamo. Le Olimpiadi più scrutinate della storia, quelle su cui si sono addensate nubi e polemiche rimbalzate, nell’era della globalizzazione, sui siti Internet più o meno oscurati di tutto il mondo, sono arrivate ai nastri di partenza con l’inaugurazione d oggi. Città blindata e scrutata dagli occhi attenti di oltre centomila agenti anti terrorismo. Clamoroso il blitz di Reporter sans frontiere, sono riusciti a lanciare un messaggio per radio, nonostante il controllo cinese, in tre lingue “non riuscirete a fermare la libertà”.Non si fermano tensioni e polemiche: c’è un botta e risposta tra Bush e le autorità cinesi che respingono al mittente le «interferenze esterne», la questione tibetana e delle libertà delle minoranze e ancora le minacce del terrorismo che si sono ieri affacciate dal web con un video attribuito al sedicente Partito islamico del Turkestan (che ha già rivendicato diversi attentati). Il video mostra immagini con il logo dei Giochi in fiamme e un’esplosione virtuale in uno dei siti olimpici di Pechino.
Vigilia densa insomma, e piena di spunti polemici. Il più forte riguarda lo scontro verbale tra il presidente Bush e le autorità cinesi. Al presidente americano, che ha ricordato la «profonda preoccupazione per dissidenti politici, attivisti religiosi e difensori dei diritti umani», Pechino risponde che è «fermamente contraria a qualsiasi dichiarazione o atto che possa interferire con gli affari interni degli altri Paesi, tirando in ballo i diritti umani, la religione o altri temi». In realtà alla fine, e benché Bush abbia prefigurato un cambiamento in Cina che chiaramente ricorda la fine del regime sovietico, dalle due parti si è ribadito un desiderio di «buone relazioni», testimoniato per altro dalla presenza del capo di stato americano all’apertura oggi dei Giochi.
Ma il tema dei diritti umani continua a essere ben presente. Al presidente cinese Hu Jintao è arrivato un appello perché «permetta una soluzione pacifica» della questione tibetana, protegga «le libertà di espressione, di religione e di opinione nel suo Paese incluso il Tibet», assicuri che i difensori dei diritti umani «non siano più intimiditi e imprigionati» e fermi la pena di morte. Le firme sono importanti: grossi calibri dello sport come Blanka Vlasic o Antonietta Di Martino, Dee Dee Trotter o Tero Pitkamaki. Ma a Pechino forse brucia di più il messaggio di cui è latore Nicolas Sarkozy. Che, prima di imbarcarsi per la Rpc, ha inviato alle autorità cinesi, nella sua veste di presidente di turno dell’Unione Europea, una lista di detenuti politici e attivisti per i diritti umani. Sarkozy ha sapientemente bilanciato il suo viaggio a Pechino, da cui non poteva esimersi non solo per le buone relazioni tra Parigi e la Cina, ma anche perché rappresenta l’Europa: ha infatti detto che non avrebbe incontrato adesso il Dalai Lama ma ha fatto però sapere che comunque lo vedrà entro la fine dell’anno. E intanto il leader spirituale dei tibetani sarà ricevuto il prossimo 13 agosto a Parigi dal senato francese.
I Giochi olimpici sono comunque al via. Telecineoperatori, giornalisti, turisti e curiosi, atleti e sponsor, politici e naturalmente attivisti che scaldano i muscoli nei rispettivi box. A Pechino e casa propria. «La situazione dei diritti umani in Cina sta peggiorando giorno per giorno», sostiene in un appello Reporter senza frontiere mentre, secondo l’organizzazione Chinese Human Rights Defenders (Chrd), nel corso degli ultimi 12 mesi vi sono stati in Cina 428 casi di «arresti arbitrari». Migliaia di tibetani hanno manifestato ieri in India contro il pugno di ferro in Tibet e gli stessi attivisti, che l’altro ieri hanno innalzato striscioni filotibetani a Pechino per essere poi fermati dalla polizia, hanno minacciato nuove azioni (pacifiche).