RAVELLO SECONDO AMALFITANO NELLO STAFF DEL MINISTRO, VOGLIO FARE IL BRUNETTIANO
Prima ancora del giuramento al Quirinale, il neo Ministro Renato Brunetta, intorno a una fetta di pizza, mi chiedeva la disponibilità a dargli una mano con l’incarico di consigliere per le autonomie locali.
Volle sottolineare che la richiesta di collaborazione era solamente in funzione delle mie competenze specifiche in materia di autonomie locali e dell’estrema fiducia che il Ministro riponeva in me.
Fin da quel momento capii che il tutto era improntato solo ed esclusivamente all’efficacia dell’azione governativa e per niente ai rapporti di amicizia alle appartenenze partitiche o a clientele di vario tipo.
Che il ministro Brunetta, fosse una persona fuori dal normale, mi era già chiaro da diversi anni, ma che oggi questa eccezionalità potesse ancora sorprendere qualcuno non me lo aspettavo. In particolare che la semplice ipotesi di una mia collaborazione, peraltro formalmente perfetta solo tra qualche ora, facesse storcere il naso a diverse persone, proprio non me lo aspettavo. Mi riferisco segnatamente a persone del mio ex schieramento partitico che hanno dato la stura a richieste più o meno formali di analisi del mio sangue per verificare che il dna fosse sempre lo stesso.
Onestamente, devo dire che la gioia e anche un po’ l’orgoglio per la richiesta di collaborazione di Renato Brunetta, sono state un poco appannate dagli atteggiamenti di persone che prima ancora che amici ritenevo intelligenti. Tutto questo, unitamente ai segnali che dal voto di aprile in poi sono arrivati dall’interno del Pd, mi hanno spinto a esplicitare il mio pensiero e la mia presa di posizione in una nota che ho inviato al mio amico Ermete Realacci, ritenendolo unico interlocutore al quale dovere comunicazioni.
In quella nota rappresentavo all’amico Ermete che di questo Pd non sapevo cosa farmene, che ritenevo si stesse tradendo il progetto originario e che pertanto rivendicavo e rivendico la mia piena e totale autonomia.
La sintesi del tutto è in un’unica espressione: “Voglio fare il Brunettiano” per essere ancora, sempre e soltanto, al servizio dei cittadini e giammai al servizio di un potere o di un partito soprattutto se questi dimostrano di non avere una bussola per orientare la propria attività e di essere autoreferenziali.
Naturalmente sono preparato a registrare, soprattutto da parte dei ciarlatani di turno, interpretazioni da “salto della quaglia” o “opportunismo”. Facessero pure. I cittadini sapranno valutare.
Ravello, 2 agosto 2008
Secondo Amalfitano