Napoli Stadi vietati per trentadue ultrà azzurri

8 settembre 2008 | 00:00
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Napoli Stadi vietati per trentadue ultrà azzurri

Trentadue ultrà del Napoli verso l’addio ai campi di calcio. Per almeno un anno, ma il periodo potrebbe essere molto più lungo (con ogni probabilità l’inibizione durerà fino al 2010-2011). Attesa da giorni, la scure del Viminale si abbatte sui tifosi violenti che domenica scorsa si sono resi protagonisti delle violenze culminate a bordo di un treno che li portava a Roma. Quindici nomi sono già all’attenzione del questore di Roma, Giuseppe Caruso. Sono i primi facinorosi identificati dalle indagini della Questura di Napoli; a spedire nella Capitale i dossier relativi ai 15 presunti violenti sono stati gli uomini della Digos partenopea, diretta dal vicequestore Antonio Sbordone. Ovviamente questi stessi tifosi risulterebbero anche indagati nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore di Napoli, Antonello Ardituro.

Fa importanti passi avanti l’inchiesta: la polizia avrebbe identificato un tifoso che ha precedenti per omicidio ed è ritenuto vicino a un clan camorristico dei Quartieri spagnoli. Domenica era alla testa del manipolo di violenti presenti alla trasferta romana. Toccherà ora proprio al questore di Roma Caruso adottare i provvedimenti di Daspo (divieto di accedere alle manifestazioni sportive) a loro carico. Il motivo della competenza della Questura capitolina è presto detto: la devastazione dei convogli di Trenitalia sui quali viaggiavano gli ultrà si sarebbe consumata a treno già partito, e dunque al di fuori della competenza amministrativa della polizia di Napoli. Presto, molto presto – forse già domani mattina – sempre dagli uffici della Digos di Napoli partitranno altri fascicoli, sempre diretti a Roma, contenenti i nominativi di almeno altri 15-20 persone, appartenenti agli ultrà azzurri, nei confronti dei quali verranno presi identici provvedimenti di allontanamento coatto dagli stadi di calcio. E dunque sui arriverà ad un totale di 30-35 presunti responsabili degli atti violenti.

Ma chi sono i 15 personaggi appartenenti al tifo organizzato napoletano che sono stati già identificati e sui quali pende ormai un più che certo divieto di frequentare gli spalti dei campi di calcio (con relativo obbligo, negli orari coincidenti con i match di andare a firmare presso un commissariato)? Dal fitto riserbo che circonda le indagini trapela un’indiscrezione: si tratterebbe di tifosi già noti alla sezione tifoserie della Digos napoletana. La gran parte di loro è composta da pregiudicati. E molti sarebbero vicini, se non organici, a due sigle che in queste ultime ore ricorrono con frequenza in relazione alle indagini della Procura: «Mastiffs» e «Teste Matte». I Daspo, dunque. Primo passo per isolare i violenti. Si spera. E sono in molti ad augurarsi che – all’esito dell’indagine penale – le posizioni dei violenti, una volta accertate da un giudice terzo, vengano isolate una volta e per sempre. Nella memoria collettiva restano ancora impresse le drammatiche immagini degli assalti da parte di ultrà della Capitale ai commissariati di Roma dopo la morte del povero Gabriele Sandri; o quelle dell’assedio di teppisti al commisariato San Paolo, in occasione di Napoli-Roma. Per non parlare della ignobile aggerssione alle forze dell’ordine al termine della partita CataniaPalermo, che culminò nell’omicidio dell’agente di polizia Filippo Raciti. La memoria non può dissolversi. E oggi più che mai contro il tifo violento serve una svolta.

                                      Michele De Lucia