
E’ la festa più attesa. La più amata, la più seguita. Perchè la processione, la corsa delle statue sui gradoni del Duomo, i colori delle paranze, i fuochi d’artificio a mare, l’odore della milza nei vicoli del centro storico, sono momenti imperdibili per un “vero” salernitano. San Matteo porta con se storia e tradizioni che si perdono nel tempo. “Salerno è mia e io la proteggo”: questa la scritta che spicca tra l’azzurro, il rosso e il giallo del Panno sacro raffigurante il santo. Santo che più volte, nei secoli, ha custodito la città che lo venera.
Il 6 maggio del 954, giorno del “miracolo della manna”: il cofanetto d’argento che conteneva le reliquie di San Matteo trasudava dal corpo del Santo. Il miracolo della “Manna” si è ripetuto nei secoli, ogni anno, il 6 maggio e il 21 settembre fino al 1800.
Dopo questo primo miracolo San Matteo ha protetto più volte la città. Nel 1544, ad esempio, quando, secondo la tradizione, il Santo Patrono salvò Salerno dalla distruzione costringendo alla fuga i pirati Saraceni capeggiati da Ariadeno “Barbarossa”. Il miracoloso evento, ricordato in due affreschi nella Cappella dei Santi Confessori nella Cripta del Duomo, è ancora oggi ricordato con fede da tanti cittadini. Anche in occasione della peste, nel 1656, San Matteo soccorse la “sua” gente quando il 20 settembre, alla vigilia della festa in suo onore, un vento caldo spostò un denso banco di nubi nere sulla città, e nel momento in cui i salernitani invocarono il nome del loro Santo Protettore una pioggia provvidenziale li bagnò allontanando il terribile flagello.
E Salerno saluta il suo patrono il 21 settembre, con una lunghissima processione che attraversa il centro storico, percorrendo Corso Vittorio Emanuele, via Roma, i Mercanti fino al Duomo. La processione si ferma, per il saluto alle istituzioni, alla sede della Guardia di Finanza, di cui San Matteo è Patrono nazionale, all’altezza del Palazzo della Provincia, dove la statua viene fatta ruotare verso il mare per benedire i pescatori, e nell’atrio del Comune, dove fa bella mostra un’immensa vetrata decorata raffigurante proprio il Santo Patrono.
La processione, ogni anno, come scriva Caterina La Bella sul quotidiano La Città, è seguita da migliaia di persone. Aprono il corteo delle statue i Santi Martiri Salernitani, Anthes, Gaio e Fortunato, conosciute come le “tre sorelle” di San Matteo per i loro volti dai lineamenti dolci ed i capelli lunghi. Le spoglie dei Santi Martiri Salernitani sono custodite nell’abside centrale della cripta del Duomo.
In processione, dopo i santi martiri, sfila la preziosa statua, datata 1742, di San Gregorio VII. A lui fu consacrata, nel 1804, la Cattedrale costruita da Roberto il Guiscardo e dedicata a San Matteo.
Più indietro ancora, sorretta dalla “paranza” più numerosa, il busto ligneo di San Giuseppe, risalente al tempo della Scuola Medica Salernitana, protettore della corporazione salernitana degli artifices.
Infine, la statua d’argento di San Matteo, sempre riccamente adornata di fiori. Il momento più suggestivo è la corsa lungo i gradoni del Duomo, dove le paranze “ballano” tra gli applausi e le preghiere dei fedeli.
Ma la festività patronale è accompagnata anche da spettacoli ed esibizioni. Quello dei galeoni delle Repubbliche Marinare, ad esempio, in rappresentanza dei Santi Matteo, Giuseppe, Gregorio VII, Ante, Fortunato e Caio. O i concerti che arricchiscono il programma di eventi: quest’anno in piazza ci saranno Maria Nazionale, Alex Britti e Nino D’Angelo. E a mezzanotte, lo spettacolo più atteso, quello dei fuochi pirotecnici a mare