Usa: no della Camera al piano Bush

30 settembre 2008 | 00:00
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Usa: no della Camera al piano Bush

NEW YORK (USA) – La crisi finanziaria mondiale si aggrava. La Camera Usa ha infatti bocciato con 228 no e 205 sì il piano Bush di salvataggio delle istituzioni finanziarie americane. Immediata la reazione di Wall Street che affonda sulla scia delle difficoltà incontrate. Il no della Camera al piano di salvataggio ha su Wall Street un effetto più devastante che gli attentati dell’11 settembre 2001: gli indici americani chiudono la seduta segnando il maggior calo giornaliero della storia. Lo S&P 500, dopo gli assestamenti dovuti alle oscillazioni al termine della seduta, lascia sul terreno l’8,8%, registrando la maggiore battuta d’arresto giornaliera dal 1987. Il Dow Jones arretra di quasi 800 punti (-777,68 punti), segnando la maggiore perdita in termini di punti della sua storia (-6,98%). Il Nasdaq cede quasi 200 punti (-199,61), mettendo a segno il maggior calo dal maggio 2000 (-9,14%).

CASA BIANCA – La Casa Bianca si dice «molto delusa» dallo stop della Camera: «Il Paese – è la prima reazione dopo il voto – sta affrontando una crisi difficile che ha bisogno di essere gestita». Secondo fonti della Casa Bianca, il presidente Usa incontrerà un pool di economisti per individuare i prossimi passi da compiere e contatterà i leader del Congresso.

PAULSON – Il ministro del Tesoro Henry Paulson ha invece affermato che userà tutti i mezzi a sua disposizione per proteggere i mercati finanziari dal voto della Camera. «Il ministro Paulson si incontrerà col presidente George W. Bush, col presidente della Federal Reserve Ben Bernanke e con i leader del Congresso per seguire gli sviluppi», si legge in una dichiarazione del Tesoro. «Nel frattempo siamo tutti pronti a lavorare con i regolatori e utilizzare tutti i mezzi a nostra disposizione per proteggere i nostri mercati finanziari e la nostra economia» sottolinea ancora la nota. Il credit crunch sta colpendo l’economia: «Le famiglie e le imprese avvertono la stretta del credito» ha affermato ancora il segretario al Tesoro Usa sottolineando che il piano su cui si è raggiunto un accordo con i leader del Congresso è «un piano che funziona». Il segretario al Tesoro ribadisce quindi la necessità di agire e di farlo rapidamente. «Abbiamo bisogno di un piano che funzioni» e ne «abbiamo bisogno il più presto possibile» ha concluso Paulson.

NESSUNA VOTAZIONE PRIMA DI GIOVEDI’ – Ma nessuna nuova votazione si potrà tenere alla Camera prima di giovedì. Mercoledì il Congresso osserva la festa ebraica di Roshashana e i lavori parlamentari erano in ogni caso sospesi. «Dobbiamo continuare», ha detto la Pelosi mentre il suo collega Barney Frank, presidente democratico della commissione Finanze della Camera, ipotizzava discussioni con il capo del Tesoro per parlare di «alternative». Un’ipotesi in cantiere è che sia il Senato, dove il pacchetto ha avuto vita più facile nei negoziati preliminari dei giorni scorsi, a riprendere in esame il piano mercoledì prossimo. Dopo il voto che ha spedito il piano di salvataggio su un binario morto molti parlamentari hanno lasciato Washington: per i deputati che il 4 novembre rimettono in mano agli elettori il loro mandato ogni ora di campagna elettorale è preziosa. Ragioni di collegio spiegano perchè il pacchetto Paulson sia affondato alla Camera dove tutti e 435 i seggi sono soggetti a rinnovo. Solo un terzo dei senatori scadono il 4 novembre: le poltrone degli altri due terzi sono meno sensibili alle pressioni che vengono da casa.

OBAMA – Barack Obama si è invece detto convinto che il Congresso riuscirà alla fine a produrre un piano per il salvataggio del sistema finanziario, nonostante la bocciatura da parte della Camera. Parlando in Colorado, il candidato dei democratici alla Casa Bianca ha esortato tutti alla calma. «Ho fiducia nel fatto che ci arriveremo – ha detto Obama, parlando del piano – ma sarà un percorso accidentato».

DRAGHI – Il no della Camera Usa arriva al termine di una giornata di passione per le Borse europee, una giornata in cui però le banche centrali avevano tentato invano di rassicurare i mercati. Le autorità finanziarie europee sono «determinate a vincere la battaglia per restaurare la fiducia» sui mercati e sono «allertate per prendere tutte le decisioni che saranno necessarie» aveva detto nel pomeriggio il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, a conclusione della riunione del Financial Stability Forum (di cui è presidente) ad Amsterdam.






Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi (Emblema)
Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi (Emblema)
«Se guardiamo a questo è successo negli ultimi giorni», aveva aggiunto il numero uno di Palazzo Koch, «la risposta delle autorità e dei governi è stata ampia, articolata e abbastanza forte». Draghi aveva anche definito «importante» l’intervento delle banche centrali del Benelux in favore di Fortis.
Draghi aveva anche affermato che non solo le autorità pubbliche sono consapevoli della situazione e in allerta, ma anche «tutte le parti», riferendosi al sistema privato: «tutti stanno effettuando le azioni che sono necessarie per ripristinare la fiducia».

«GIORNATA NON BUONA» – «Appare abbastanza che questa non è una buona giornata per i mercati finanziari» aveva aggiunto Draghi, sottolineando come comunque le Autorità stanno dimostrando «impegno e determinazione per vincere la battaglia contro la crisi e stabilizzare i mercati finanziari».

BORSE – Le parole di Draghi giungevano al termine di una giornata disastrosa per i mercati europei che avevano tutti aperto in forte ribasso sulla scia delle notizie dei salvataggi di Fortis in Belgio e di Hypo Real Estate in Germania che hanno portato le banche centrali ad iniettare liquidità nel sistema per 620 miliardi di dollari.
Nel pomeriggio poi le Borse europee in scia all’accelerazione al ribasso dei principali titoli bancari e all’avvio in netto calo di Wall Street subivano un ulteriore ribasso. E alla fine la chiusura faceva registrare per tutti perdite pesanti, superiori al 4%. A Parigi il Cac40 ha perso il 5,04%, a Francoforte il Dax ha ceduto il 4,23%, a Londra il Ftse100 è sceso del 4,97%. Amsterdam ha lasciato sul terreno addirittura addirittura l’8,16%. Anche Piazza Affari non fa eccezione: il Mibtel cede in chiusura il 4,74%, il secondo peggior ribasso dell’anno. Complessivamente le Borse europee hanno bruciato circa 320 miliardi di euro di capitalizzazione (319 miliardi per la precisione). La flessione odierna dell’indice paneuropeo Dj Stoxx 600 (-5,1%), risulta essere la seconda peggiore da inizio anno. Il 21 gennaio scorso, infatti, i mercati europei avevano mandato in fumo circa 440 miliardi di euro, in scia ai timori di recessione.
In Italia ne ha fatto le spese soprattutto Unicredit, che ha perso circa il 10% dopo diverse sospensioni per eccesso di ribasso, ma anche gli altri titoli del settore mentre i petroliferi hanno risentito del nuovo calo del petrolio (anche sotto i 100 dollari al barile).

EURIBOR E BTP – Intanto i tassi d’interesse di mercato continuano a volare, e oggi l’Euribor a tre mesi sull’euro ha segnato il massimo dal 1995, toccando il 5,22%. Con buona pace di chi deve pagare un mutuo a tasso variabile, che utilizza proprio l’Euribor come parametro di riferimento per aggiornare le rate mensili: in Spagna il quotidiano El Mundo stima un aggravio medio di 700 euro l’anno. Nella generale fuga dal rischio, gli investitori continuano a snobbare i Btp italiani preferendogli i titoli di Stato tedeschi: il differenziale di rendimento fra Btp decennale e Bund ha raggiunto i 92 punti base, un livello mai visto da quando c’è l’euro.

PETROLIO – E sulla scia del calo delle Borse i petrolio ha chiuso in forte calo a New York a 96,37 dollari al barile. Dopo la bocciatura del piano Usa da parte della Camera, il light crude ha perso sul terreno 11 dollari.

fonte:corrieredellasera.it

                                                       Michele De Lucia