Da Napoli, facoltà di Sociologia

25 ottobre 2008 | 00:00
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Da Napoli, facoltà di Sociologia

Annunciata nell’afa di agosto, la legge 133/2008, detta legge Gelmini, ci ha messo un po’ a entrare nelle coscienze degli interessati. Parole come turnover, fondo ordinario, fondazione di diritto privato suonavano vaghe, perfino astruse, e si faticava a coglierne le implicazioni. Solo due settimane fa, a Napoli, il clima che caratterizzava l’università era quello che si può immaginare dopo un attentato. Confusione, incredulità e sgomento erano le sensazioni prevalenti e le reazioni, specialmente nel corpo docente, rimanevano nella scala dei grigi che spazia dal disinteresse di chi non vuol vedere alla disperazione di chi ci vede benissimo. Le prime sporadiche agitazioni sembravano coinvolgere una ristretta minoranza di studenti sulla quale, probabilmente, non avrebbe scommesso nessuno.

Ma i pessimisti farebbero bene a fare una passeggiata per il centro in questi giorni. Le aggregazioni e i cortei spontanei sono ormai un fatto quotidiano e cresce con sorprendente rapidità il numero di facoltà occupate, assemblee permanenti, giornate di sospensione della didattica, a scopo di riflessione e discussione, su una legge che minaccia di dare il colpo di grazia alla già disastrata università pubblica. Partita dagli studenti, la mobilitazione comincia, seppur lentamente, a re-suscitare orgoglio e dignità di una parte del corpo docente, specialmente i ricercatori, precari e no, pionieri della precarietà ed eterne vittime del divide et impera caratteristico dei meccanismi accademici di affiliazione verticale. Questi “fannulloni”, su cui si regge una parte sostanziale della didattica (di cui, in teoria, non sarebbero tenuti a occuparsi), minacciano una sorta di sciopero bianco, cioè di “rinunciare” all’assegnazione degli insegnamenti. Questa forma di protesta rischia da sola di portare irrimediabile scompiglio nelle attività accademiche, rivelando la strutturale emergenza in cui si svolge l’apparentemente normale gestione ordinaria. La buona notizia è che finora il nascente movimento ha resistito alle provocazioni e alla strumentalizzazione politica che vorrebbe dividerlo. Quella cattiva è l’afasia del rettore Trombetti, e dei suoi colleghi della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) di fronte alla protesta degli studenti e, soprattutto, di fronte all’appello a bloccare l’anno accademico scritto da Piero Bevilacqua, al quale hanno già aderito circa duemila tra professori e presidi. Nel frattempo, tra gli applausi di Bassolino, Il Magnifico ha incassato la promessa berlusconiana di realizzare un politecnico napoletano intitolato a Gioacchino Murat.
VISITA IL MIO BLOG              Michele De Lucia