Dire che è “soltanto” sesto, significa negargli il merito per l’avvio-sprint in campionato. Cambia un po’ la prospettiva, invece, se ci si accorge che dista due punti appena dalla vetta e che, tranne l’Inter, si è lasciato dietro tutte le grandi della serie A. In sintesi: il Napoli è a pieno titolo una realtà di questa stagione calcistica. Sei giornate sono state sufficienti per costruirsi una posizione di primo livello e poco ha inciso, sulla graduatoria e i consensi, l’immeritata sconfitta di Genova.
Non va, poi, trascurato il particolare che la squadra di Reja sia stata l’ultima ad essere sconfitta nella massima serie, insieme alla Juventus che, però, è caduta in casa (con il Palermo) rispetto agli azzurri che hanno perso contro un’avversaria che non perdona nessuno tra le mura amiche. Tre vittorie (due al San Paolo, contro Fiorentina e Palermo, una in trasferta, al Dall’Ara con il Bologna), due pareggi (a Roma e Udine), oltre al ko del Ferraris, ed ecco che il Napoli supera brillantemente l’inizio di campionato considerato da brividi, visto il calendario proibitivo per una squadra al secondo anno di serie A. Tutto merito della società, che sta portando avanti con coerenza il progetto di crescita; dell’allenatore, abile ad adattarsi alla nuova realtà professionale; ma soprattutto dei calciatori, cresciuti con la maglia azzurra addosso e il cui valore è aumentato un bel po’. Sì. nel Napoli oggi ci sono dieci uomini d’oro. Dieci ragazzi che hanno permesso alla squadra di diventare tra le più competitive in A e al club di accrescere il patrimonio-giocatori. Dai da 45,5 milioni a 115 milioni di euro, l’incremento è notevole, pazzesco, impensabile per ognuna delle società, anche
più ricche della massima serie. In genere i conti sono sempre in rosso, ora andatelo a spiegare voi a quelli che investono tanto, il perché di questo miracolo economico targato Napoli. Dai 45,5 milioni di euro spesi per comprare, nel giro di tredici mesi, i vari Santacroce, Contini, Maggio, Vitale, Gargano, Blasi, Hamsik, Bogliacino, Lavezzi e Denis. Risultato contabile a parte, è una bella soddisfazione sapere che gli investimenti fatti hanno reso tanto in un periodo di crisi finanziaria mondiale. Gli incrementi più clamorosi sono stati relativi ai cartellini di Marek Hamsik ed Ezequiel Lavezzi. Lo slovacco è stato preso dal Brescia a costi di liquidazione: 5,5 milioni si spendono per un discreto calciatore di serie B. Forse il club del presidente Corioni non aveva capito che stava cedendo al Napoli un campione, di quelli che se non disperdono il loro talento nei rivoli dell’insicurezza giovanile, possono pure pensare di aggiudicarsi il Pallone d’Oro nel giro di un triennio. Hamsik ha 21 anni e ha già segnato 12 gol nelle sue 42 apparizioni con la maglia azzurra nella massima serie: non è da tutti. Tre li ha realizzati quest’anno, in altrettante presenze con il Napoli. Poi, un leggero calo che è emerso in maniera evidente nel match di domenica a Genova. Incidenti di percorso, difetti di crescita che verranno superati quando Marekiaro avrà la piena consapevolezza dei suoi mezzi e si abituerà alle marcature serrate degli avversari, così come agli assalti impetuosi dei grandi club. Non è un mistero che Hamsik sia appetito dalle due milanesi, Inter e Milan, ma soprattutto da quattro big della Premier League: Chelsea, Arsenal, Manchester United e City. «Non lo cederemo per nessuna cifra», è stata la risposta di De Laurentiis e Marino. Replica che vale anche per Lavezzi. Il Napoli lo ha preso un anno fa dal San Lorenzo de Almagro, fresco vincitore dello scudetto argentino, per una cifra prossima ai 6 milioni di euro. Oggi, dopo 9 gol in 38 presenze con il Napoli in serie A, è diventato anche lui uno dei più richiesti in Europa. Il Chelsea c’ha provato di recente, proponendo 13 milioni di euro per il suo cartellino. Una cifra irrisoria e risibile. I gioielli azzurri sono le basi sulle quali poggiare le ambizioni che i tifosi aspettano da quasi venti, lunghissimi anni.
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Michele de Lucia