ROMA – Giornata di passione per la maggioranza alla Camera. A causa delle assenze nei banchi del centrodestra, il governo viene battuto per quattro voti su un emendamento al disegno di legge collegato alla manovra economica di luglio.
La presenza massiccia dei ‘pianisti’ non evita che una proposta del Pd in materia di giustizia civile (preclude il ricorso in Cassazione contro una sentenza di appello che confermi quella di primo grado) passi per un soffio (239 si’, 235 no) malgrado il no del governo. Su 90 deputati del Pdl che non erano in Aula, solo 44 risultano in missione: 46 sono quindi assenti ingiustificati. Il centrosinistra esulta per l’inciampo dell’esecutivo.
”E’ stata punita la protervia del governo che voleva mettere sotto i piedi la dignita’ del Parlamento”, sostiene il ministro ombra del Pd, Lanfranco Tenaglia. C’e’ poi euforia nei banchi dell’Idv: Antonio Di Pietro in particolare tiene interventi a raffica per contrastare i contenuti del ddl. Che la giornata fosse a rischio per la maggioranza si capisce fin dall’inizio, quando Roberto Giachetti (Pd) denuncia l’attivismo dei pianisti. Prima dell’emendamento passato contro il parere del governo, l’Aula ne aveva respinti alcuni (presentati e ritirati da Manlio Contento del Pdl ma fatti propri dal gruppo dell’Idv), con una maggioranza di soli quattro-cinque voti: troppo pochi rispetto a quella teorica di ottanta deputati su cui il centrodestra puo’ contare a Montecitorio.
E proprio sui pianisti in Aula si sfiora la rissa – sotto gli occhi di una scolaresca che assiste alla seduta dalle tribune – tra Matteo Brigandi’ (Lega) e Antonio Borghesi dell’Idv. Il dipietrista Domenico Scilipoti stigmatizza la ”quotidiana scorrettezza” dei deputati che non votano soltanto per se’ quando Matteo Brigandi’, il leghista nato a Messina avvocato di Umberto Bossi, dice che ”se i deputati di maggioranza votano per due possono farlo per ragioni politiche, quelli di opposizione che attuano questa pratica lo fanno solo per intascare la diaria. E questo si chiama truffa”.
Immediata la reazione di Antonio Borghesi dell’Idv: ”Chi ha appena parlato ha passato qualche mese nelle patrie galere”. Troppo per Brigandi’ (per la sua vicenda giudiziaria e’ stato assolto) che scatta dal banco e fila dritto come un treno verso il collega dell’Idv; bloccato a stento da un gruppo di commessi, gli urla improperi irripetibili. Il presidente Fini sospende la seduta, richiamando tutti a ”rispetto, serieta’ di comportamento e decoro, che devono essere prerogativa di tutti i deputati, nessuno escluso”.
Alla fine, Borghesi si scusa tra i fischi dai banchi della maggioranza. E, a sorpresa, si scusa pure Di Pietro. La vicenda la chiude Fini, sottolineando che, a proposito dei ‘pianisti’, ”ci sara’ ragionevole motivo di pensare che quanto piu’ volte denunciato in quest’Aula da piu’ parti non avra’ piu’ modo di verificarsi” quando sara’ installato il nuovo sistema di votazione con le impronte digitali: l’appuntamento e’ presumibilmente dopo Natale.
La presenza massiccia dei ‘pianisti’ non evita che una proposta del Pd in materia di giustizia civile (preclude il ricorso in Cassazione contro una sentenza di appello che confermi quella di primo grado) passi per un soffio (239 si’, 235 no) malgrado il no del governo. Su 90 deputati del Pdl che non erano in Aula, solo 44 risultano in missione: 46 sono quindi assenti ingiustificati. Il centrosinistra esulta per l’inciampo dell’esecutivo.
”E’ stata punita la protervia del governo che voleva mettere sotto i piedi la dignita’ del Parlamento”, sostiene il ministro ombra del Pd, Lanfranco Tenaglia. C’e’ poi euforia nei banchi dell’Idv: Antonio Di Pietro in particolare tiene interventi a raffica per contrastare i contenuti del ddl. Che la giornata fosse a rischio per la maggioranza si capisce fin dall’inizio, quando Roberto Giachetti (Pd) denuncia l’attivismo dei pianisti. Prima dell’emendamento passato contro il parere del governo, l’Aula ne aveva respinti alcuni (presentati e ritirati da Manlio Contento del Pdl ma fatti propri dal gruppo dell’Idv), con una maggioranza di soli quattro-cinque voti: troppo pochi rispetto a quella teorica di ottanta deputati su cui il centrodestra puo’ contare a Montecitorio.
E proprio sui pianisti in Aula si sfiora la rissa – sotto gli occhi di una scolaresca che assiste alla seduta dalle tribune – tra Matteo Brigandi’ (Lega) e Antonio Borghesi dell’Idv. Il dipietrista Domenico Scilipoti stigmatizza la ”quotidiana scorrettezza” dei deputati che non votano soltanto per se’ quando Matteo Brigandi’, il leghista nato a Messina avvocato di Umberto Bossi, dice che ”se i deputati di maggioranza votano per due possono farlo per ragioni politiche, quelli di opposizione che attuano questa pratica lo fanno solo per intascare la diaria. E questo si chiama truffa”.
Immediata la reazione di Antonio Borghesi dell’Idv: ”Chi ha appena parlato ha passato qualche mese nelle patrie galere”. Troppo per Brigandi’ (per la sua vicenda giudiziaria e’ stato assolto) che scatta dal banco e fila dritto come un treno verso il collega dell’Idv; bloccato a stento da un gruppo di commessi, gli urla improperi irripetibili. Il presidente Fini sospende la seduta, richiamando tutti a ”rispetto, serieta’ di comportamento e decoro, che devono essere prerogativa di tutti i deputati, nessuno escluso”.
Alla fine, Borghesi si scusa tra i fischi dai banchi della maggioranza. E, a sorpresa, si scusa pure Di Pietro. La vicenda la chiude Fini, sottolineando che, a proposito dei ‘pianisti’, ”ci sara’ ragionevole motivo di pensare che quanto piu’ volte denunciato in quest’Aula da piu’ parti non avra’ piu’ modo di verificarsi” quando sara’ installato il nuovo sistema di votazione con le impronte digitali: l’appuntamento e’ presumibilmente dopo Natale.
Michele de Lucia