AREZZO – Il tennista Federico Luzzi è morto per una leucemia fulminante. Aveva 28 anni. Ex membro della squadra azzurra di Coppa Davis, Luzzi, nativo di Arezzo, in carriera era arrivato ad occupare la 92.ma posizione nel ranking Atp durante la stagione 2002. Ha partecipato a cinque tornei dello Slam: migliore risultato il secondo turno degli Australian Open 2006.
QUATTRO VOLTE IN CAMPO PER LA DAVIS – Quattro le presenze in Coppa Davis, tutte in singolare, con un bilancio di due vittorie e due sconfitte. Nel febbraio di quest’anno aveva subito una squalifica di 200 giorni e una multa di 50.000 dollari per aver scommesso 273 volte tra il maggio 2004 e l’aprile 2007 su incontri di tennis. Nell’ultima graduatoria internazionale Luzzi occupava la 469.ma posizione.
DOMENICA SCORSA ERA IN CAMPO A OLBIA – Solo domenica scorsa a Olbia era sceso in campo, nonostante un mal di testa insistente, per regalare un punto buono alla sua squadra, quella del Tc Parioli. Ricoverato in ospedale, gli era stata diagnosticata in un primo tempo una polmonite: giovedì però controlli più approfonditi avevano dato un responso più grave. Prime cure, poi il coma, da cui Luzzi non si è più svegliato.
LA CARRIERA – Nato ad Arezzo il 3 gennaio 1980, aveva iniziato a giocare a 3 anni, e a 10 comincia la carriera juniores. È stato campione del mondo under 14 ed europeo under 16, ma ha collezionato anche diversi titoli italiani. Passa al professionismo nel ’99 e nel 2000 ottiene il suo primo risultato di rilievo nel torneo Atp di Kitzbuhel, qualificandosi agli ottavi battendo Guillermo Coria e Fernando Vicente, allora 34/o al mondo. L’occasione della sua vita tennistica arriva l’anno dopo quando, grazie a una vittoria e una finale nei tornei Challenger di Mumbai e Singapore, e complice lo sciopero dei big azzurri, il neo capitano Corrado Barazzutti decide di puntare sul giovane aretino che esordisce in Coppa Davis contro la Finlandia a Helsinki, vincendo per 14-12 al quinto set (match più lungo di un giocatore italiano in Davis, in 4h35′). È il boom del giovane Luzzi, che sull’onda dell’entusiasmo conquista gli ottavi nel Master Series di Roma, quando batte Arnaud Clement e Hicham Arazi, rispettivamente n. 7 e 19 del mondo. Sempre nel 2001 si qualifica al Roland Garros. Nel prosieguo della stagione batte giocatori come Hrbaty, 18 Atp, Calleri e Sanguinetti; gioca lo spareggio di Davis al Foro Italico di Roma contro la Croazia di Ivanisevic e Ljubicic, per finire l’anno al n. 96 dell’Atp e 3/o d’Italia. Nel 2002 comincia con la migliore classifica Atp di sempre, n. 92, ma a febbraio subisce un grave infortunio alla spalla che da quel momento lo condizionerà negativamente. Il periodo che segue è tanto difficile da farlo sprofondare alle soglie del n. 500 del mondo. Poi la risalita, che lo porta a qualificarsi agli Australian Open 2005 e alla fine del 2006, inanellata una serie di ottimi risultati, torna tra i primi 150 giocatori del mondo e n. 9 d’Italia. Nel 2007 Luzzi raggiunge la 137/a posizione del Ranking Atp e dopo sei anni torna a vestire la maglia della Nazionale, vincendo un incontro di singolare in Davis.
LA SQUALIFICA PER LE SCOMMESSE – Poi la macchia del “tenniscommesse”: colpito dal “programma anticorruzione” dell’Atp, secondo cui aveva scommesso ben 273 volte fra il 2004 e il 2007, puntando una volta anche su se stesso, viene sanzionato con una squalifica a 200 giorni e una multa di 50 mila dollari. Meno di una settimana fa era in campo in Sardegna nonostante le condizioni di salute avessero già dato segnali preoccupanti: eppure Luzzi, che era sceso in campo nonostante un fortissimo mal di testa, aveva detto ai compagni che se ci fosse stato bisogno avrebbe stretto i denti dando una mano nel doppio. E solo martedì aveva mandato al capitano della squadra del Parioli una foto di lui a letto con la flebo, ma con un messaggio confortante: “sto guarendo e se ce la faccio torno in campo presto” aveva scritto. La leucemia invece non gli ha dato scampo, e dopo due giorni di coma l’ex azzurro se n’è andato. Ora il tennis lo piange: domenica non si giocherà, campionato fermo, per ricordare quel giovane di Arezzo nato con la racchetta in mano