Sperperi, costi elevati e servizi inutili: c’è un piano di rientro per la Sanità campana che in 96 pagine indica come rilanciare le Asl e le strutture ospedaliere. Provincia per provincia, città per città. Le parole d’ordine sono tre: risparmio, riorganizzazione e riconversione. Una manovra che consentirebbe un risparmio di 200 milioni di euro.
E’ la bozza del piano di rientro del disavanzo economico, quella che andrà in giunta lunedì o martedì prossimi, e sulla quale, il consiglio regionale avrà 30 giorni di tempo per discutere. La certezza è che sulle 96 pagine si scatenerà la battaglia dei territori, nonostante la premessa della bozza che ricorda l’incompatibilità dei piani presentati dai manager delle aziende sanitarie locali con la politica di austerity imposta dal governo e dalle congiunture economiche. Il documento che sarà portato in giunta propone la nuova configurazione della rete ospedaliera che comunque “recepisce, dove è possibile, le indicazioni fornite dai manager delle Asl”. Ci sono dieci punti sui quali non si discute: dalla riorganizzazione delle funzioni, alla valutazione dei livelli di produttività, dal ripensamento della rete di emergenza costituita dai presidi degli ambiti territoriali, alla disattivazione dei punti di nascita nel casi in cui non si raggiunga il livello di 400 parti all’anno. Ma ci sono numeri e indicazioni anche più precise. Per esempio quelle che riguardano i posti letto, che dovranno diminuire in quelle unità operative con un tasso di occupazione inferiore al 75%, fatta eccezione per terapie intensive, rianimazioni, malattie infettive, attività di trapianto e unità operative presenti in presidi allocati nelle isole. Nelle stesse unità operative bisognerà procedere all’accorpamento tra due o più unità operative della stessa disciplina presenti o nello stesso dipartimento o nel territorio della stessa Asl. I posti letto in eccesso saranno riconvertiti e utilizzati in discipline carenti verso le quali è aumentata la domanda. Inoltre, funzioni di alta specialità nella rete di emergenza saranno allocate in un unico plesso ospedaliero. Nella bozza ritorna spesso il capitolo “posti letto”, che gradualmente dovranno essere ridotti in totale di 763 unità, arrivando a 20.690 in tutta la Regione, ovvero 3,57 per ogni mille abitanti (3,06 il numero di posti per pazienti acuti, 0,51 per lungodegenza e riabilitazione). In generale, sia la rete pubblica che quella privata dovranno ridurre l’offerta del 3%.
Capitolo ospedali: è impensabile, si legge nella bozza, che ogni ospedale sia sede di “Pronto Soccorso”. Soprattutto perché alcuni non ne hanno i requisiti, sia tecnici che pratici. E allora, il futuro si articolerà su tre fasce: quelli di primo livello assicureranno il primo soccorso e una diagnostica di base; quelli di secondo livello attiveranno i pronto soccorso, la cardiologia, la terapia intensiva; quelli di terzo livello assicureranno invece funzioni di più alta qualificazione legate all’emergenza tra cui la cardiochirurgia, la neurochirurgia, la terapia intensiva neonatale, le unità per grandi ustionati e i trauma center.
La rivoluzione taglierebbe fuori dalla rete dell’emergenza ben 7 ospedali (Sant’Angelo dei Lombardi, San Felice Cancello, Cto di Napoli, Incurabili, Mercato San Serino, Roccadaspide e Agropoli) per un totale di 778 posti letto.
Inoltre trasformerebbe 11 presidi ospedalieri da “Sede Psa” (pronto soccorso attivo) a strutture di “Primo livello” con una riduzione di posti letto pari a 231 unità. Gli ospedali che saranno declassati in nome della politica del contenimento della spesa sarebbero quelli di Solofra, Marcianise, Sessa Aurunca, Torre del Greco, Vico Equense, Cava dei Tirreni, Sarno, Scafati, Sapri, Oliveto Citra e San Gennaro di Napoli. Gli ospedali d’eccellenza che faranno parte della fascia di terzo livello saranno l’Ospedale del Mare dell’Asl Napoli 1 (in via di realizzazione), quello di Nocera Inferiore dell’Asl Salerno 1, e quello di Vallo della Lucania della Salerno 3. A questi si aggiungeranno le 4 aziende ospedaliere provinciali e l’azienda ospedaliera Cardarelli di Napoli.
Ma dove ci sarano gli scontri maggiori sulla bozza sarà al capitolo della dismissione e riconversione. Ovvero sull’accorpamento di alcune strutture. Il progetto, infatti, punta senza mezze misure a cancellare alcuni piccoli ospedali, per razionalizzare servizi e ricoveri. E il sacrificio riguarderà soprattutto quelli che non sono dotati dei requisiti richiesti. Contemporaneamente il progetto rivoluzionario riguarderà quelle strutture chiamate ad “accogliere” i servizi di quelle da dismettere. In particolare, nella zona napoletana, saranno accorpate tre strutture. Nell’Ospedale del Mare, entro il 2011, confluirannio il Loreto Mare, l’Annunziata e l’Ascalesi; nel nuovo Ospedale di Afragola confluiranno il San Giovanni di Dio e Frattamaggiore; nel Nuovo Ospedale di Pomigliano, quello di Pollena Trocchia e il Cavaliere. Tre accorpamenti anche nell’area salernitana. Entro il 2009 il presiodio ospedaliero di Pagani confluirà in quello di Nocera Inferiore, e nell’Ospedale della Valle del Sele saranno accorpati l’Addolorata di Eboli e la Speranza di Battipaglia.
Raffaele Schettino
FONTE:METROPOLISWEB.IT
Michele De Lucia