Walter Veltroni? Non rispondo. Lui mi insulta, io non lo imito. In ogni caso, la piazza non mi spaventa. D’altronde, il governo va avanti compatto con la sua maggioranza. Anche se – ma questa è un’altra storia – su questioni urgenti e importanti bisogna spingere di più sui decreti legge. Va da sé, d’intesa con il capo dello Stato. Silvio Berlusconi si presenta di nuovo ai piedi del Vesuvio, per la nona volta da quando è tornato a palazzo Chigi. Con l’intento di «fare il punto» sul fronte rifiuti e per annunciare il quinto termovalorizzatore campano. Ma poi il discorso si allarga.
E così, al mattino partecipa a una riunione tecnica, a pranzo incontra i prefetti campani. Nel primo pomeriggio, invece, il premier lascia la prefettura, attraversa piazza del Plebiscito in auto (alle sue spalle una decina di maestre precarie gli urlano «buffone, buffone») e raggiunge palazzo Salerno, dove lo attendono i giornalisti. Oltre un’ora di conferenza stampa, in cui il Cavaliere ribadisce pure l’impegno dell’esecutivo nel vigilare contro eventuali speculazioni finanziarie. Ma non solo.
Inevitabile il riferimento ai recenti attacchi di Veltroni. Berlusconi non si scalda subito, «non rispondo, non faccio commenti», poi però si scioglie. «Io non ho mai insultato nessuno», ricorda. Ma in ogni caso, osserva, «gli insulti che ricevo non mi fanno né caldo né freddo». Certo, «dare al presidente del Consiglio dell’imbroglione e del buffone», come ha fatto il segretario del Pd, «equivale a offendere una istituzione dello Stato e fa male alla democrazia».
Comunque sia, «noi andiamo avanti» e «i cittadini sapranno essere buoni giudici». Intanto, «il nostro gradimento è al di sopra del 68%, un record». Detto questo, Berlusconi precisa di non aver mai definito «inesistente» l’ex sindaco di Roma. «Se i giornali si inventano cose non è colpa mia», sottolinea, ricostruendo la sua versione dei fatti: «Non ho mai detto che lui è inesistente. Ho detto invece che il Partito democratico, in quanto a collaborazione con la maggioranza, era inesistente». Comunque sia, l’opposizione si appresta a scendere in piazza contro il governo. Il Cavaliere non si compone: «Non si avrà alcun effetto». Il centrosinistra, prosegue, «ha iniziato la campagna elettorale di primavera», ma «noi ci sentiamo di andare avanti da soli con la maggioranza che ci hanno dato gli italiani» e che «ci confermeranno alle prossime elezioni».
Si passa ai poteri del premier. Oggi, fa notare Berlusconi, il primo ministro può «solo estendere l’ordine del giorno del Cdm, intervenendo magari con la sua autorevolezza personale e la sua capacità operativa». Oppure, «utilizzando gli strumenti di cui dispone, come la fiducia e i decreti legge». Ecco perché, nel caso di «interventi decisivi e immediati», palazzo Chigi, annuncia, «ricorrerà il più possibile ai decreti». Da «imporre» quasi al Parlamento, per evitare che i disegni di legge, seppur importanti, cadano nel dimenticatoio. In ogni caso, rimarca, «lo chiederemo, ma tutto dipende dall’accordo con il capo dello Stato. È lui che giudica se vi è la necessità e l’urgenza
Il premier, inoltre, commenta con soddisfazione la recente operazione delle forze dell’ordine portata a termine nel Casertano – «insieme alla magistratura» – con cui «si è dato un colpo definitivo ai Casalesi». «Non daremo tregua alla criminalità organizzata», assicura. E «andremo avanti finché non avremo sgominato le organizzazioni presenti in Campania, Calabria e Sicilia».