È da mesi che il premier e la Confindustria parlano la stessa lingua. Così quando, sempre ieri a Napoli, il premier in un piglio di entusiasmo si è spinto a offrire al presidente degli industriali di Napoli, Giovanni Lettieri, la candidatura per le prossime elezioni della Regione Campania, nessuno si è stupito più di tanto. Tra il governo e Confindustria la sintonia si è andata consolidando nei mesi. La diplomazia di entrambe le parti ha lavorato alacremente per portare a casa i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Confindustria è riuscita a far inserire nella Finanziaria la detassazione degli straordinari e dei premi aziendali, poi a coinvolgere il governo nella partita sulla riforma dei contratti, a spingere Berlusconi a avere una posizione battagliera contro le nuove norme sul clima e infine a far aprire un tavolo tecnico per mettere a punto misure contro la crisi, non ultima l’ipotesi di una rottamazione per i settori più provati.
Da parte sua Berlusconi è divenuto per gli industriali un interlocutore credibile e affidabile. Via le diffidenze e gli snobistici pregiudizi dei salotti buoni dell’imprenditoria del Nord. Il premier ha strappato al centrosinistra il monopolio del dialogo con la grande industria e, con l’operazione di salvataggio dell’Alitalia, ha cooptato anche alcuni nomi di rango da sempre «in quota» alla sinistra. Non solo. L’asse con Confindustria ha partorito anche un rapporto privilegiato con la Cisl mettendo nell’angolo la Cgil. Nella partita sulla riforma dei contratti talvolta la Cisl si è mostrata più decisa della Confindustria per una soluzione separata dell’accordo tagliando fuori Epifani.
La triangolazione, governo-Confindustria e sindacati (esclusa la Cgil) sta spiazzando il centrosinistra che progresivamente sta perdendo una sponda sia sul sistema produttivo che sul fronte sindacale.
Lo stesso linguaggio emerge anche nelle strategie di politica economica. Così per gli aiuti di Stato se la Marcegaglia sottolinea che devono essere limitati all’emergenza della crisi, Berlusconi ribadisce l’importanza del libero mercato anche se il momento difficile richiede un intervento pubblico. Se il premier parla di aiuti a settori in crisi, il presidente della Confindustria rilancia sulle agevolazioni fiscali per tutti i settori, non limitati dunque ad auto ed elettrodomestici.
Stessa sintonia su termini quali «merito», lotta ai «fannulloni», «salari legati alla produttività».
Insomma la crisi sembra aver cementato i rapporti tra il governo e le forze sociali e produttive con un centrosinistra sempre più isolato.
FONTE:ILTEMPO.IT
Michele De Lucia