MILANO- Borse mondiali a precipizio. I mercati si lasciano alle spalle anche l’ultima euforia per le elezioni americane e ripiombano nell’incubo recessione. A nulla serve la nuova ondata di tagli ai tassi di interesse varata con decisione dalla Banca d’Inghilterra e, con più parsimonia, dalla Bce. I nuovi drammatici dati su disoccupazione e produttività negli Usa innescano una giornata da panico sui listini di mezzo mondo, comunque già pronti a vendere, mentre anche le quotazioni del petrolio si vaporizzano da un giorno all’altro. Il Fondo monetario internazionale del resto non lascia spazio alle speranze arrivando a stimare per il 2009 la prima recessione dal secondo dopoguerra, con un Pil Usa visto in frenata dello 0,7% (-0,6% quello atteso per l’Italia).
I crolli iniziano sin dal mattino a Tokyo e Hong Kong, scese rispettivamente del 6,53% e del 7,08%, per contagiare presto anche il Vecchio Continente, che manda in fumo altri 300 miliardi di capitalizzazione con perdite nell’ordine del 6,22% (indice Dj Stoxx 50). Dopo le chiusure in Europa Wall Street prosegue la danza dei ribassi. Attorno alle 19.30 il Dow Jones segnava perdite del 4,14%, lo S&P 500 del 4,34%, e il Nasdaq il 3,58%. In Europa e negli Usa il malumore dei mercati è stato fortemente influenzato anche da una nuova mareggiata sul fronte degli utili societari, in molti casi deludenti. Ma il segnale più deprimente è quello sulla produttività non agricola dell’economia americana, scesa nel terzo trimestre all’1,1%: certo non mancavano attese anche di un crollo più ampio, ma risulta comunque un bel tonfo rispetto al precedente dato del 3,6% (rivisto dal precedente 4,3%). Quanto all’andamento del mercato del lavoro Usa, le richieste settimanali di sussidio di disoccupazione sono scese di quattromila unità a quota 481mila, e meno di quanto sperato. Nel tentativo di rianimare un mercato creditizio asfittico la Banca d’Inghilterra ha tagliato i tassi al 3%, con una riduzione ben sopra le attese e dell’1,5%. Non altrettanto coraggiosa è stata la Banca centrale europea, che perfettamente in linea alle attese ha ridotto il costo del denaro di mezzo punto
Nel lungo elenco dei risultati societari deludenti annunciati, Adidas ha perso il 9,6% e Axa il 9,2%. Dopo il tonfo del 7% segnato ieri, i future sul greggio hanno perso oggi un nuovo 7,9% affossando a 60,16 dollari le quotazioni del barile a New York. Shell ha segnato così un tonfo del 7,4%, mentre Total lascia sul parterre il 6,4%. Il crollo del rame sulla scia delle scorte superiori al previsto innesca invece le vendite sui titoli minerari, con Bhp e Anglo American in frenata entrambe del 15%. La lettera naturalmente non risparmia i bancari, con Deutsche Bank in calo del 12,82%, mentre Ing e Unicredit lasciano l’8,4%. Oltreoceano i mercati salutano la vittoria di Barack Obama con una perdita dell’8% in due giorni, con il mercato ormai certo che la situazione economica precipiterà e che i recenti rimbalzi hanno il fiato corto. Del resto l’indicazione sui sussidi settimanali getta ombre sul dato della disoccupazione atteso domani. E sempre domani sarà tolto il velo sui conti delle maggiori case automobilistiche da cui si temono perdite da lacrime e sangue. Tra i grandi nomi, spicca il tonfo segnato oggi dalla News Corporation Rupert Murdoch (-16%), dopo un allarme-utili per il 2009. Ma va giù anche Cisco Systems (-56 cents a 16,84 dollari) che inizia a stimare il calo delle vendite causato dalla crisi. E seguono anche Apple, Intel e HP, in flessione di oltre il 4%.
I crolli iniziano sin dal mattino a Tokyo e Hong Kong, scese rispettivamente del 6,53% e del 7,08%, per contagiare presto anche il Vecchio Continente, che manda in fumo altri 300 miliardi di capitalizzazione con perdite nell’ordine del 6,22% (indice Dj Stoxx 50). Dopo le chiusure in Europa Wall Street prosegue la danza dei ribassi. Attorno alle 19.30 il Dow Jones segnava perdite del 4,14%, lo S&P 500 del 4,34%, e il Nasdaq il 3,58%. In Europa e negli Usa il malumore dei mercati è stato fortemente influenzato anche da una nuova mareggiata sul fronte degli utili societari, in molti casi deludenti. Ma il segnale più deprimente è quello sulla produttività non agricola dell’economia americana, scesa nel terzo trimestre all’1,1%: certo non mancavano attese anche di un crollo più ampio, ma risulta comunque un bel tonfo rispetto al precedente dato del 3,6% (rivisto dal precedente 4,3%). Quanto all’andamento del mercato del lavoro Usa, le richieste settimanali di sussidio di disoccupazione sono scese di quattromila unità a quota 481mila, e meno di quanto sperato. Nel tentativo di rianimare un mercato creditizio asfittico la Banca d’Inghilterra ha tagliato i tassi al 3%, con una riduzione ben sopra le attese e dell’1,5%. Non altrettanto coraggiosa è stata la Banca centrale europea, che perfettamente in linea alle attese ha ridotto il costo del denaro di mezzo punto
Nel lungo elenco dei risultati societari deludenti annunciati, Adidas ha perso il 9,6% e Axa il 9,2%. Dopo il tonfo del 7% segnato ieri, i future sul greggio hanno perso oggi un nuovo 7,9% affossando a 60,16 dollari le quotazioni del barile a New York. Shell ha segnato così un tonfo del 7,4%, mentre Total lascia sul parterre il 6,4%. Il crollo del rame sulla scia delle scorte superiori al previsto innesca invece le vendite sui titoli minerari, con Bhp e Anglo American in frenata entrambe del 15%. La lettera naturalmente non risparmia i bancari, con Deutsche Bank in calo del 12,82%, mentre Ing e Unicredit lasciano l’8,4%. Oltreoceano i mercati salutano la vittoria di Barack Obama con una perdita dell’8% in due giorni, con il mercato ormai certo che la situazione economica precipiterà e che i recenti rimbalzi hanno il fiato corto. Del resto l’indicazione sui sussidi settimanali getta ombre sul dato della disoccupazione atteso domani. E sempre domani sarà tolto il velo sui conti delle maggiori case automobilistiche da cui si temono perdite da lacrime e sangue. Tra i grandi nomi, spicca il tonfo segnato oggi dalla News Corporation Rupert Murdoch (-16%), dopo un allarme-utili per il 2009. Ma va giù anche Cisco Systems (-56 cents a 16,84 dollari) che inizia a stimare il calo delle vendite causato dalla crisi. E seguono anche Apple, Intel e HP, in flessione di oltre il 4%.
FMI: SITUAZIONE ECONOMIA PEGGIORA, SERVE AZIONE GLOBALE
”Le prospettive per la crescita mondiale sono deteriorate nell’ultimo mese. Serve un’azione globale per supportare i mercati finanziari e servono stimoli fiscali e monetari per aiutare a contenere il calo della crescita mondiale”. Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale in un aggiornamento straordinario del World Economic Outlook diffuso oggi. Secondo il Fmi, ”la crisi finanziaria resta virulenta”.
Rivista al ribasso la crescita mondiale: nel 2008 la crescita sara’ pari al 3,7% mentre nel 2009 si attestera’ al 2,2%, in ribasso quindi rispettivamente dello 0,2% e dello 0,8% rispetto alle previsioni di ottobre.
Si aggrava l’impatto della crisi economica globale e il Fondo taglia le stime di crescita italiane sia per il 2008 sia per il 2009. Il Fmi prevede per l’Italia una contrazione dell’economia dello 0,2% quest’anno e dello 0,6% del 2009, che erano rispettivamente -0,1% e -0,2%.
Tagliate le stime di crescita di Eurolandia: nel 2008 l’area euro registrera’ un pil in crescita dell’1,2% (-0,1% rispetto alla stima di ottobre), mentre nel 2009 l’economia si contrarra’ dello 0,5% (-0,7%).
Il Fondo rivede al ribasso anche la crescita degli Usa sotto l’impatto della crisi finanziaria. Nel 2008 l’economia statunitense si espandera’ dell’1,4% (-0,1% rispetto alla stima di ottobre), mentre nel 2009 l’economia si contrarra’ dello 0,7% (-0,8% rispetto a stima ottobre).
BCE: TRICHET, NON ESCLUDO NUOVI TAGLI TASSI
Le prospettive stabilita’ prezzi sono migliorate ulteriormente e le aspettative inflazionistiche continueranno a scendere. Lo ha detto il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet.
Il consiglio direttivo della Bce oggi ha anche discusso un taglio dei tassi da tre quarti di punto, decidendo poi per mezzo putno percentuale.
”Non escludo che potremo tagliare di nuovo i tassi” ha detto il presidente della Bce.
BANCA SVIZZERA TAGLIA MEZZO PUNTO TASSO RIFERIMENTO
La Banca nazionale svizzera ha annunciato oggi a Zurigo una riduzione di 50 punti del margine di fluttuazione del Libor a tre mesi, il tasso di riferimento, che passa a 1,5%-2,5%. Le prospettive congiunturali internazionali si sono deteriorate piu’ del previsto e questo si ripercuotera’ sulla crescita in Svizzera nel corso dei prossimi trimestri, afferma la Banca centrale elvetica. Quest’ultima potrebbe anche diventare negativa nel 2009, aggiunge.
ALLARME UTILI IN ASIA,SPROFONDA TOYOTA (-10%) A TOKYO La chiusura pesante della borsa Usa ha scatenato una nuova ondata di vendite in Asia, con Tokyo in calo del 6,53% dopo il rialzo di pari intensità della vigilia, quando i riflettori erano ancora puntati sul voto americano. Tra gli investitori è scattato infatti l’allarme sui risultati aziendali, dopo che il colosso automobilistico Toyota ha annunciato le previsioni più nere da 18 anni a questa parte per il risultato di fine anno, che sarà più che dimezzato rispetto alle previsioni, scendendo da 1.250 a 550 miliardi di yen.
Risultato: il secondo costruttore mondiale di auto ha lasciato sul campo il 10,35%, mentre hanno sofferto ancora di più su titoli come Isuzu (-20,69%), maglia nera del listino nipponico, e Suzuki (-10,92%), per restare in campo motoristico. Le vendite hanno poi colpito gli altri grandi esportatori del Sol Levante, da Canon (-12,59%) a Olympus (-11,81%), da Sanyo (-11,3%) a Sony (-11,05%), frenati dal vento di recessione negli Usa, principale mercato di riferimento. Forti realizzi anche a Hong Kong, a seduta ancora aperta, dove Cathay Pacific lascia sul campo il 16,12% e Bank of China il 9,36%, mentre a Seul hanno segnato il passo il colosso finanziario Woori (-14,88%), i cantieri navali Daewoo Shipbuilding (-14,77%) e gli automobilistici Kia (-11,86%) e Hyundai (-10,58%). Sotto pressione a Sidney Australia & New Zealand Banking Group (-10,79%), Rio Tinto (-8,73%) e Bhp Billiton (-7,59%), in luce invece Mirvac (+31%), che ha chiuso con successo il proprio aumento di capitale da 282 milioni di dollari.
Risultato: il secondo costruttore mondiale di auto ha lasciato sul campo il 10,35%, mentre hanno sofferto ancora di più su titoli come Isuzu (-20,69%), maglia nera del listino nipponico, e Suzuki (-10,92%), per restare in campo motoristico. Le vendite hanno poi colpito gli altri grandi esportatori del Sol Levante, da Canon (-12,59%) a Olympus (-11,81%), da Sanyo (-11,3%) a Sony (-11,05%), frenati dal vento di recessione negli Usa, principale mercato di riferimento. Forti realizzi anche a Hong Kong, a seduta ancora aperta, dove Cathay Pacific lascia sul campo il 16,12% e Bank of China il 9,36%, mentre a Seul hanno segnato il passo il colosso finanziario Woori (-14,88%), i cantieri navali Daewoo Shipbuilding (-14,77%) e gli automobilistici Kia (-11,86%) e Hyundai (-10,58%). Sotto pressione a Sidney Australia & New Zealand Banking Group (-10,79%), Rio Tinto (-8,73%) e Bhp Billiton (-7,59%), in luce invece Mirvac (+31%), che ha chiuso con successo il proprio aumento di capitale da 282 milioni di dollari.
inserito Da Michele De Lucia
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