“Ciao mama sei il nostro simbolo” si legge in un biglietto legato ad un fascio di fiori che un giovane africano depone dinanzi alla sala mortuaria della clinica. E ancora, “addio da tutti noi immigrati di Castelvolturno”. Non solo tanti immigrati, con loro anche numerosi pazienti e medici della struttura sanitaria del litorale domizio. C’é chi lascia fiori e chi biglietti di cordoglio. Tuttavia pochi possono avvicinarsi alla salma. Un rigoroso cordone di protezione tiene lontani estranei e curiosi: una disposizione – rendono noto gli amici – necessaria per esaudire il desiderio della cantante di non volersi far vedere da nessuno da morta, tanto meno lasciarsi fotografare.
Poi è il momento delle istituzioni, a cominciare da quelle religiose. Il primo ad arrivare è l’arcivescovo di Capua, mons. Bruno Schettino: “Resterà un simbolo del riscatto di questa terra”, dice. Quindi è la volta del sindaco di Castelvolturno, Francesco Nuzzo, che già durante la notte si era recato in clinica: “Castel Volturno onorerà Miriam Makeba – assicura – da ieri appartiene alla nostra comunità come tutte le persone impegnate nella lotta alla camorra”. Più tardi arriva il governatore campano Antonio Bassolino che la ricorda come grande voce dei deboli sottolineandone l’impegno contro il razzismo e la camorra. Motivi per cui “malgrado l’età aveva voluto essere a tutti i costi a Castelvolturno”. In rappresentanza del governo sudafricano giunge a Castelvolturno l’ambasciatore in Italia, Lenin Shope: il diplomatico si trattiene a colloquio con il nipote della cantante Nelson che l’aveva accompagnata in Italia per il concerto di ieri sera.
Ma a Castelvolturno c’é anche Qedani Dorothy Mahlang, ministro della provincia di Gauteng, Johannesburg. La sua presenza era già prevista per una riunione della Consulta degli immigrati in programma oggi. Sul corpo della cantante, nonostente il primo positivo orientamento della procura, non sarà effettuata autopsia: la morte, è stato accertato dopo un primo esame esterno, è avvenuta per morte naturale. La salma raggiungerà il Sudafrica domani con un volo in partenza da Napoli con scalo previsto a Parigi.
Mama Africa, Miriam Makeba, se n’e’ andata uscendo di scena con un finale ad effetto. Aveva speso tutta la sua vita per l’impegno civile ed e’ morta ‘sul campo’, a Castel Volturno, un luogo-simbolo della lotta alla criminalita’ ed alla sopraffazione, dove aveva voluto partecipare a tutti i costi, nonostante le non brillanti condizioni di salute, al concerto anticamorra a sostegno dello scrittore Roberto Saviano.
L’artista di colore, 76 anni, era divenuta famosa in tutto il mondo per essersi battuta vigorosamente contro il regime dell’apartheid che aveva dilaniato il suo Paese, il Sudafrica. Non a caso era diventata delegato delle Nazioni Unite. E non a caso il suo impegno contro la segregazione razziale, ingigantito dalla fama di cantante nota in tutto il mondo, aveva causato la reazione del governo sudafricano che, nel 1963 – in pieno regime di apartheid – l’aveva costretta all’esilio ed aveva messo al bando tutti i suoi dischi. Da alcuni anni, per motivi professionali, la Makeba si era gia’ trasferita in Europa, anche se continuava a frequentare di tanto in tanto il suo Paese d’origine. Dopo che le fu imposto l’esilio, per tornare in Sudafrica, Miriam Makeba dovette attendere quasi 30 anni: soltanto nel 1990, infatti, Nelson Mandela riusci’ a convincerla a tornare nella terra dove era nata – sua madre era di etnia swazi e suo padre, morto quando lei aveva sei anni, era uno Xhosa – e che era stata costretta ad abbandonare.
Trasferitasi prima in Europa e poi negli Stati Uniti, proprio in quella lunga fase della sua vita, espresse il meglio di se’ nel campo artistico. In America Miriam Makeba incise le sue canzoni piu’ conosciute: Pata Pata, The Click Song e Malaika. Nel 1968 si sposo’ con Stokely Carmichael, un attivista per i diritti civili. Il matrimonio scateno’ grandi polemiche negli Stati Uniti e la sua carriera ne subi’ un notevole rallentamento. Si separo’ dal marito – con il quale si era trasferita in Guinea – nel 1973. Nel 1985, dopo la morte della sua unica figlia, Bongi, torno’ a vivere in Europa. Nel 2005 decise di dare il suo addio alle scene e lo fece con un memorabile tour, che tocco’ tutti i Paesi del mondo nei quali si era esibita. Ma il destino, per l’addio definitivo, le aveva riservato un altro appuntamento. Quello che ieri sera l’ha condotta sul palco di Baia Verde, a Castel Volturno, dove un pubblico accorso per una grande testimonianza di impegno civile, le ha riservato l’ultimo, indimenticabile applauso.
CAMORRA: CHIESTO IL PIZZO AGLI OPERAI CHE MONTAVANO IL PALCO PER IL CONCERTO
“Alcuni sconosciuti hanno chiesto il pizzo agli operai che stavano montando il palco per il concerto dedicato a Saviano”. Lo ha reso noto l’assessore alla Formazione della Regione Campania, Corrado Gabriele promotore degli Stati generali per la scuola nel Mezzogiorno, che si chiudono questa sera a Castel Volturno (Caserta) proprio con il concerto di Miriam Keba e Maria Nazionale dedicato a Saviano. Il fatto, secondo quanto riferisce Gabriele, è avvenuto nella serata di ieri. L’assessore ha informato dell’accaduto i carabinieri.
“Appena mi hanno riferito l’accaduto – ha detto ancora l’assessore – ho chiamato il comandante provinciale dei carabinieri di Napoli ed è stato informato anche il coordinatore della direzione distrettuale antimafia di Napoli, Franco Roberti”. “Gli operai hanno detto agli sconosciuti di non essere in grado di dare loro risposte e di tornare di oggi”, ha raccontato ancora Gabriele. “Domani formalizzeremo una denuncia contro ignoti – ha concluso Gabriele – ma quanto è avvenuto è di una gravità inaudita. Posso dire però che il concerto si svolgerà regolarmente, grazie alla presenza delle forze dell’ordine, nel posto che avevamo previsto: il luogo dove fu ammazzato l’imprenditore coraggioso Domenico Noviello”.
www.ansa.it inserito da Michele De Lucia
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