Napoli. Teatro Acacia. Sunshine.

30 novembre 2008 | 00:00
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Napoli. Teatro Acacia. Sunshine.

In scena al Teatro Acacia, da mercoledì 26 a domenica 30 novembre, “Sunshine”, testo di William Mastrosimone tradotto, adattato e diretto da Giorgio Albertazzi.

Gli interpreti sono Sebastiano Somma e Benedicta Boccoli, ed altro attore, di cui, però, e ce ne scusiamo, non ricordiamo il nome, che nemmeno un’intensa ricerca su internet ci ha permesso di “pescare”.

Lo spettacolo è prodotto da Sabrina Ferilli, chiamata in scena alla fine della prima serata napoletana ed applaudita quanto gli interpreti.

Belle presenze in scena, quindi.

“Sunshine” è un racconto postmoderno, che narra di un incontro tra un principe azzurro, agrodolce, e una giovane donna da salvare e redimere.

Sullo sfondo Genova, città di porto, città di arrivi e partenze, con la sua anima mesta e restia. Armando è un uomo forte, duro, ma anche dolcissimo, che non si stacca dal senso della vita.

Non vuole scivolare nel mondo di Sunshine, borderline.

Spietate crudeltà ed intime tenerezze convivono nella messa in scena in cui le opportunità comiche fanno da contrappunto a una partitura dolorosa ed aspra, grazie alla rilettura del masetro Giorgio Albertazzi, che è ripartito dal testo originale per ricercare sfumature più capillari e rendere sostenibile il magico e pericoloso gioco della seduzione.

Sunshine è un testo senz’altro trasgressivo, ma anche delicato.

Con queste pagine William Mastrosimone ha calibrato una favola postmoderna e fa centro.

I due personaggi tra provocazioni e insulti, promesse e paure s’inseguono e nasce un rapporto dopo una conoscenza per caso tra un uomo e una donna.

Si scopre la fragilità di un uomo dallo sguardo di lupo, un moderno Ulisse, che ha voglia di riconquistare soltanto la sua tana e lo sguardo intimorito, ma abile, di Sunshine lo scruta con un candore nettamente irresistibile.

Si colpiscono a vicenda e senza pietà.

L’arte sottile della seduzione ispira una sapiente regia.

Questo testo vive nel gioco sottile e prezioso delle parti e nell’osservare un uomo e una donna guardarsi, amarsi, temersi, rincorrersi, ferirsi, cercarsi.

E’ la vita stessa a guidarci: gli occhi di un uomo che guardano una donna che si tratti di una ballerina del desiderio o della persona sedutaci accanto su un autobus.

Due anime in zona-amore che giocano all’eros.

Le scene sono di Alessandro Chiti, che ha trovato un modo nuovo per illustrare i luoghi del racconto, sue sono state, infatti, anche le scene della bella versione del 1992 con la D’Abbraccio e De Rossi a Spoleto, per la regia di Mattolini.

La commedia dal testo brillante ed ironico non ha strappato applausi al pubblico durante l’intero spettacolo,.

Il pubblico ha applaudito solo alla fine, caldamente.

La recitazione resta “televisiva”; giusta, perfettamente calata nel ruolo, la vivace e briosa Benedicta Boccoli, che è affiancata da un esperto e troppo solido Sebastiano Somma, magnifico esemplare umano, dalla caldissima voce-movie.

I due attori si muovono all’interno di una scene essenziali, ma accoglienti.
Questa spaccato di “fiction” teatrale è stato ben accolto, comunque; come ben accolta è stata la produttrice Sabrina Ferilli, in forma tonica e smagliante.

Da vedere.

Maurizio Vitiello