A volerci scherzare su, potremmo dire che andando di questo passo presto la Campania sarà una regione di detenuti. Ma il decreto è palesemente incostituzionale.
Dopo i sei arresti di sabato scorso, scattano nuovamente le manette per tre persone per l’abbandono di rifiuti ingombranti.
Ad intervenire nel pomeriggio sono stati i carabinieri di Boscoreale che hanno arresto tre uomini, tutti residenti e già noti alle forze dell’ordine. I tre sono stati sorpresi nel rione popolare “Piano Napoli” mentre abbandonavano lungo la strada rifiuti pericolosi ed ingombranti, quali: carcasse di lavatrici, termosifoni, televisori, frigoriferi.
Non v’è dubbio che i risultati finora ottenuti dall’applicazione del decreto del governo sono positivi, chi non ne direbbe bene? Il discorso, però va spostato su un altro piano e precisamente su quello dell’efficacia del controllo del territorio da parte di carabinieri e polizia.
È forte il sospetto che questi arresti avvengano (e avverranno) perché le forze dell’ordine che scandagliano il territorio (e che amano obbedir tacendo), sono pressate dai superiori e dalle forze politiche al governo per rendere credibile il decreto “ammazza sversatori”.
Ma francamente, permangono le perplessità rispetto alla tempistica; dubitiamo che le nove persone finora arrestate fossero al loro primo “abbandono” di materiale pericoloso e ingombrante; anche perché non stiamo parlando di mammolette ma di tipi ben noti alle forze dell’ordine.
Eppure, le volte passate, quelle della crisi acuta, quelle pre-crisi e quelle pre-decreto, costoro – che di sicuro qualche cosa avranno abbandonato per strada- non sono mai stati fermati, né multati, né “indiziati”.
E che è? Sono diventati matti all’improvviso? Stanno sfidando i rigori della legge divertendosi a farsi acchiappare mentre seminano la ferraglia lungo i bordi stradali?
No. Il pensiero maligno che ci viene alla mente interpreta questi arresti (corretti sul piano formale), alla stregua di un’eco di un provvedimento muscolare, costruito a misura della regione Campania e sui suoi residenti. Insomma, ci pare che questi arresti servano a dare legittimità al provvedimento del governo, a giustificare il taglio territoriale tipico, quasi fosse un marchio DOC, per la regione in cui camorra e imprese del Nord, Nord-est (patria di Maroni, ministro di polizia), hanno importato e sotterrato senza vergogna rifiuti tossici di tutti i tipi, e non certo i pannolini sporchi dei bambini e le lattine di birra.
I ogni caso, con tutta la sfacciataggine di cui siamo capaci, non esitiamo a sottolineare che quel decreto rappresenta un’anomalia, è razzista e pure preoccupante. La sua finalità è preoccupante, perché è troppo caratterizzato militarmente. Da tempo ci stanno dicendo che ormai l’emergenza rifiuti è finita. Bene, prendiamola per buona. Se è così, perché se si abbandona una vecchia stufa a Napoli (o a Boscoreale, o a Sant’Anastasia), si viene arrestati e a Roma (o a Perugia, o a Catania) no? Non è razzismo questo?
Naturalmente, lungi da noi difendere quei “cittadini” che abbandonano le masserizie per strada. È ovvio che il nostro ragionamento punta a difendere l’identità di chi abita la Campania, ma soprattutto a rivendicare il carattere unitario, impersonale e perciò generale del Diritto, il quale non può essere diseguale ma deve garantire tutti, qualunque sia l’area geografica di residenza.
Poi, se invece siamo arrivati ad un sistema commissariale di fatto, ad un semi-stato di polizia, a provvedimenti etnico-regionali, alla creazione di un’enclave, allora ce lo dicano, così ci mettiamo l’animo in pace.