





Luigi Malice l’abbiamo incontrato qualche giorno fa a Napoli. E’ ritornato in città. Abbiamo conversato a lungo.
Luigi Malicesi è formato a Napoli alla fine degli anni cinquanta. I suoi esordi si collocano nel solco di una pittura d’impianto figurativo in parte debitrice della lezione della corrente “Novecento” non estranea alle sperimentazioni iconiche “fauves” post-cezanniane e post-picassiane non infrequenti nella pittura italiana degli anni ’40/’50. Rilevante in questo periodo fu l’ascendente esercitato da pittori come Striccoli, Chiancone, Brancaccio e, soprattutto, Emilio Notte, di cui è stato allievo alla Scuola di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Dai primi anni ‘60 accosta all’informale, con una chiara predilezione per il versante materico, guardando con interesse agli esiti creativi di Domenico Spinosa. Poi, si trasferisce a Reggio Calabria. Sposta il suo campo d’azione dallo spazio bidimensionale della pitturaa quello tridimensionale. Gli effetti determinati dalla modulazione dell’ombra sulla superficie, tramite il sapiente utilizzo di telai centinati in multistrato sagomato, plasticamente ricoperti dalla tela cirée estroflessa (per lo più bianca), sono alla base di tutta l’esperienza che prende il nome di Top Art. La Top Art di Malice, che è il risultato di una personale riflessione sulle contemporanee ricerche fotocineticovisuali europee, da un lato guardava alla realizzazione degli “shaped canvases” di tipo “minimalista” di ambito milanese (Castellani, Bonalumi, Simeti) e dall’altro alle originali creazioni di Pino Pascali, in cui l’artista pugliese univa all’intento mimetico quello ludico. Nelle tele estroflesse di Malice appare evidente la contaminazione e la sintesi tra forme primarie (cerchi, sinusoidi, etc.) e silhouettes, per lo più antropomorfe, che danno origine a quello stile peculiare che lo accompagnerà per quasi venti anni, dal ’68, quando espone al Colyseum di New York, alla metà degli anni ottanta. Dopo questo importante capitolo l’artista si riaccosta alla pittura dando avvio alla stagione del neo-informale tuttora in corso. Tra le sue più significative recenti personali sono da ricordare quella svoltasi a Palazzo Reale di Napoli nel dicembre 1992 e l’antologica “Luigi Malice. Percorsi della Memoria. 1959-1999″, a Reggio Calabria. Nel 2001 un’opera del periodo TOP ART, è stata scelta dal Direttore Artistico Giorgio Di Genova per la raccolta permanente del Museo delle Generazioni Italiane “G. Bargellini” di Pieve di Cento (BO). Nel 2002 due opere pittoriche, “Icaro” e “Essere non essere” sono entrate a far parte delle collezioni di istituzioni museali calabresi, rispettivamente il Museo Civico di Altomonte e il Museo d’Arte Moderna del Comune di Crotone (collezione Luigi Tallarico, Bastione Toledo). Dal giugno 2004 il dipinto “Annunciazione” (1981) è esposto al MAON (Museo Permanente dell’Otto e del Novecento) di Rende (CS). Nell’estate 2004 l’artista ha partecipato, fra l’altro, a due eventi espositivi di rilevanza internazionale: il dipinto del 1960, “Faro e porto a Capomiseno”, è stato esposto al Museo di Atene; l’opera “Metamorfosi” (1979) è stata presentata al “MAGI ‘900” di Pieve di Cento nell’ambito della mostra curata da Giorgio Di Genova “Luce vero sole dell’arte” (nella sezione “Monocromi e collateralità”). Nel 2005 l’opera “Annunciazione” è stata esposta al MAON in occasione della manifestazione “ARTE IN CALABRIA 1960-2000” per il progetto “Sensi contemporanei in Calabria” della 50° Biennale di Venezia. Nel luglio 2006 è stata acquisita dal CASORIA CONTEMPORARY ART MUSEUMl’opera della fase Top Art “Profili della scacchiera”, del 1970. Luigi Malice riesce a dare sostanza ai suoi attuali motivi informali e riesce a cogliere confini e termini. Il suo intendimento supera il limite, che non ravvede come soglia di preclusione. Tutto lo spinge a colmare, a saturare la tela bianca, perché la sua coscienza d’artista si corrobora anche sulla disamina di ciò che sedimenta. Il “focus” della sua pregevole azione pittorica prende spunto da vene intimistiche, che “cala” su chiavi linguistiche vicine all’astrazione.
Luigi Malice è un artista informale di tutto rispetto.
Maurizio Vitiello