





Ho ricevuto, tra le tante corrispondenze, inoltrate via e-mail, e letto con sorpresa, un mio scritto del settembre 1980 dedicato a Simone Ricciardiello, che, volentieri, ripropongo anche per salutare un artista napoletano, trasferitosi, all’inzio degli anni Ottanta, a Vicenza e, tuttora, attivo al Nord, e per augurargli, così, un Buon Natale e Serene Festività 2008/2009, che estendo, con piacere, a tutti gli artisti ed a tutte le artiste che mi inviano auguri e saluti in questo periodo prenatalizio, in cui mi divido tra Napoli, Roma, Capri e Cantalupo nel Sannio, in provincia di Isernia, in Molise:
LA MEMORIA (musicale) DI RICCIARDIELLO
Costruzioni pittoriche, elaborate con precisione, con un lavoro paziente e meditato, traggono vita dalle mani di Simone Ricciardiello.
Dalle mani di Ricciardiello vengono fuori mediazioni, o meglio si determinano supporti culturali basilari, per impostare un discorso volto a centraree a sintonizzarsi sul rapporto esistente tra musica/lità e pittura.
Meno interessato a cogliere la musicalità del colore Ricciardiello si pone, però, a precisare le strutture di uno strumento musicale e le proiezioni, in linee e segmenti, delle proprie, “intime”, elaborazioni musicali.
Ricciardiello intende non perdere i contatti con la musica, a cui è legato psicologicamente, tracciando di strumenti familiari il disegno, non lasciando, così, cadere il legame che lo unisce al “suono” e nel contempo con rigorosi tratti astratti riesce a sviluppare il suo estro, a non rinunciare ad un immaginario di taglio personale.
“Nel suo fondo di memorie” l’operatore partenopeo serba un indimenticabile amore per la musica, ed ora portato alla pittura, alla grafica, al design, si riavvicina ad essa tracciando uno spaccato segnico che si sostanzia di richiami musicali e che vive una sua dimensione “di ritorno” nettamente ludica.
Le “composizioni”tendono a sostenere due passioni: la linea musicale e la linfa prestigiosa di un nuovo astrattismo.
Mi sembra indispensabile (dopo aver focalizzato il centro della ricerca di Ricciardiello che parte dall’irrinunciabilità del mondo musicale e che, d’altronde, si mutua nel non meno affascinante “plafond” astratto) ricordare che un equilibrio di necessità emotive e di curate ragioni è stato guadagnato.
Le opere di Ricciardiello possono offrire più vesti di lettura. Quella musicale con caratteri onirici, quella astratta con punti di aggancio nella purezza della geometria.
Una terza, e più completa, lettura si matura e si riflette, per qualche attimo in più. Musica e subconscio “toccano” la razionale predisposizione dell’artista a cogliere con precisione aspetti del reale. Musica e subconscio tramutano la loro attesa in ricca sorgente di stimoli. Questi, poi, sono incanalati e omogeneizzati dalla volontà di Ricciardiello su di un piano di chiave neo-astratta.
….. O credete che ci possano essere altre letture? L’arte, in fondo, vive per la sua non univocità …..
Maurizio Vitiello, settembre 1980