GAZA – Secondo un’anticipazione del quotidiano britannico «Times», nel sito on line, comincerà stanotte l’offensiva di terra israeliana nella Striscia di Gaza, . Il giornale non cita la fonte delle sue informazioni, ma specifica che il via all’attacco è stato dato dopo lo sgombero degli stranieri dal territorio in mano a Hamas. Gli israeliani – scrive il Times – hanno approntato «centinaia di soldati e carri armati» per l’invasione della Striscia, in una operazione destinata a «schiacciare l’ala militare di Hamas». Finora gli attacchi aerei, che hanno provocato oltre quattrocento vittime, almeno cento della quali civili (fonte Onu), non sono riusciti a bloccare il lancio di razzi palestinesi verso Israele.
LA SITUAZIONE – Intanto si allunga la tragica lista dei morti nella Striscia di Gaza. Venerdì tre bambini palestinesi sono rimasti uccisi in un bombardamento dell’aviazione israeliana: i tre fratelli, tra i 7 e 10 anni, stavano giocando per strada nella zona di Al Qarara, a Khan Yunes, forse vicino a una postazione di lancio di razzi. Un altro civile è morto e cinque sono rimasti feriti nel bombardamento di una casa. Anche nel campo profughi di Jabalya un palestinese è rimasto ucciso. Continua dunque a pieno ritmo l’operazione «Piombo fuso» e nel settimo giorno di offensiva Israele ha continuato a bombardare fin dalle prime ore del mattino, mentre dalla Striscia sono stati sparati nuovi razzi, una trentina, in particolare verso Sderot e Ashqelon (dove risultano quattro feriti non gravi). L’attacco ha fatto, secondo l’ultimo bilancio, oltre 420 morti e 2.180 feriti. Secondo l’Onu sono almeno 100 i civili uccisi in sette giorni di operazioni militari, ovvero un quarto delle vittime complessive. Lo ha detto il coordinatore per le attività umanitarie nei territori palestinesi, Maxwell Gaylard, aggiungendo che, nonostante la consegna degli aiuti umanitari, Gaza non dispone ancora di cibo e medicinali sufficienti.
PAM: SITUAZIONE ALIMENTARE SPAVENTOSA – Anche il Pam, Programma alimentare mondiale, denuncia una situazione alimentare «spaventosa». «Molti prodotti alimentari di prima necessità non sono più disponibili» ha detto Christine Van Nieuwenhuyse, rappresentante nei Territori palestinesi. Secondo la funzionaria dell’agenzia Onu, circa 9 milioni di dollari (6,4 milioni di euro) sono necessari «per soddisfare la necessità di prodotti alimentari venuti meno a causa dell’aumento dell’intensità dei combattimenti». Il Pam ha avviato un programma di distribuzione urgente di pane a Beit Hanoun per 3mila famiglie.
LA VENDETTA – Hamas intanto giura vendetta contro Israele, durante i funerali del leader Nizar Rayan e nel cosiddetto «Giorno della collera». «Non riposeremo finché non distruggeremo l’entità sionista» ha dichiarato un capo del movimento, Fathi Hammad, citato dalla Bbc. «In seguito a questo crimine, tutte le opzioni sono aperte, incluse le operazioni di martirio per contrastare l’aggressione e colpire gli interessi sionisti ovunque» ha incalzato un portavoce. Il capo di Hamas in esilio a Damasco, Khaled Meshaal, ha affermato, parlando all’emittente araba Al Jazeera, che il suo movimento «non si arrenderà mai» di fronte alle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza. Meshaal ha inoltre aggiunto di essere pronto a ogni tipo di “confronto”.
VIA GLI STRANIERI – E mentre lungo il confine con il Territorio palestinese sono ammassati soldati e carri armati per la probabile offensiva terrestre, l’esercito ha autorizzato l’evacuazione degli stranieri residenti a Gaza. I palestinesi con passaporto straniero hanno dunque lasciato l’area. Sono in totale 367 persone: 168 russi, 85 ucraini, 28 moldavi, 25 kazaki, 15 bielorussi, 33 americani, 7 turchi e 6 norvegesi, secondo cifre fornite dal ministero degli Esteri israeliano. I passaggi sono stati concordati con le ambasciate interessate, che prendono in carico le persone al valico di Eretz nel nord della Striscia per poi condurle ad Allenby, al confine con la Giordania. Il valico era stato chiuso sabato dopo l’inizio delle operazioni israeliane, salvo permettere il passaggio di un numero limitato di feriti tra i civili palestinesi perché potessero raggiungere ospedali israeliani. La Corte suprema israeliana ha poi ordinato che i giornalisti stranieri siano riammessi nella Striscia di Gaza dando ragione all’Associazione della stampa estera per Israele e i Territori palestinesi, che aveva presentato ricorso contro la decisione dell’esercito di sigillare Gaza e di impedire l’accesso ai media dopo l’inizio dell’offensiva. Nonostante questo le autorità militari israeliane continuano ad impedire l’ingresso nella Striscia ai reporter stranieri.
UN ITALIANO RESTA – Vittorio Arrigoni, l’unico italiano rimasto a Gaza, e altri sette volontari stranieri dell’International solidarity movement (Ism) hanno deciso invece di non abbandonare il Territorio palestinese. «Da qua non ci schiodiamo, invece di aprire i varchi per farci uscire perché non fanno entrare i medici internazionali? – ha detto al telefono Arrigoni -. Se restiamo qui almeno possiamo testimoniare cosa accade e forse sarà un deterrente per l’esercito israeliano che da giorni assedia quest’area». I volontari dell’Ism scriveranno una lettera alle autorità israeliane per chiedere l’apertura immediata dei valichi per tutti i residenti della Striscia e scorteranno le ambulanze per evitare che vengano colpite durante i bombardamenti. Oltre ai beni di prima necessità e all’elettricità nella zona comincia a mancare l’acqua. «Alcune bombe hanno distrutto gli impianti idrici – ha spiegato Arrigoni -. Noi potremmo benissimo andarcene, ma pensiamo ai palestinesi che non avranno mai questa possibilità».
MISSIONE UE – Sul fronte diplomatico si muove l’Unione europea e il segretario di Stato Condoleezza Rice ha detto che gli Stati Uniti stanno lavorando per raggiungere un cessate il fuoco «duraturo e sostenibile». Il portavoce della Casa Bianca, Gordon Johndroe, ha aggiunto che Israele ha il diritto di difendersi ma evitando di fare vittime tra i civili e assicurando cibo e medicinali alla popolazione di Gaza. Da Strasburgo il Consiglio d’Europa ha criticato Israele per la «reazione eccessiva» a Gaza. Domenica parte la missione della Ue: il ministro degli Esteri della Repubblica ceca Karel Schwarzenberg sarà a capo della delegazione che andrà in Medio Oriente con l’obiettivo di ottenere «un immediato cessate il fuoco che metta fine subito alla perdita di vite umane». Con lui ci saranno Javier Solana, alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza della Ue, Benita Ferrero-Waldner, commissario per le Relazioni esterne, e i ministri degli Esteri di Francia e Svezia, Bernard Kouchner e Carl Bildt, che rappresentano rispettivamente la prossima e la passata presidenza di turno dell’Unione. Anche il governo italiano è impegnato per una possibile soluzione della crisi: venerdì mattina il premier Silvio Berlusconi, dopo l’assunzione della presidenza del G8, ha parlato telefonicamente con il primo ministro israeliano Ehud Olmert, che gli ha fornito un aggiornamento della situazione.
PROTESTE – La giornata di preghiera dell’Islam è stata funestata da rabbiose proteste a Ramallah, Hebron e Gerusalemme, dove ci sono stati scontri tra i fedeli e la polizia israeliana. Sfidando i raid, centinaia di persone hanno partecipato a Jabaliyah ai funerali di Rayan. I sostenitori di Hamas hanno inneggiato slogan contro Israele, promettendo vendetta. Il 51enne professore di diritto islamico era noto per aver partecipato personalmente a scontri armati con le forze israeliane e per aver inviato uno dei propri figli in una missione suicida che nel 2001 aveva causato la morte di due israeliani. Al Jazira ha mostrato inoltre un’imponente folla di palestinesi a Ramallah, in Cisgiordania, roccaforte di Fatah e del presidente dell’Anp Abu Mazen. Un gruppo di giovani ha dato fuoco alla bandiera israeliana. La protesta è degenerata in violenze quando sostenitori di Hamas sono arrivati allo scontro fisico con membri di Fatah, accusati di collaborare con Israele. A Gerusalemme si è formato un imponente corteo davanti alla Spianata delle Moschee e ci sono stati scontri fuori dalla città vecchia, dove era vietato l’accesso agli arabi maschi di più di 50 anni e a chiunque non avesse la cittadinanza israeliana o un permesso di residenza in Israele.
VOLANTINI – La guerra si combatte anche sul fronte psicologico e gli aerei israeliani hanno lanciato su Gaza un’enorme quantità di volantini in cui viene chiesto l’aiuto della popolazione per identificare le località da dove i miliziani palestinesi sparano razzi, allo scopo di neutralizzarli per tempo. «Cara popolazione della striscia di Gaza, sii responsabile del tuo destino – si legge nei volantini, secondo la traduzione dell’agenzia di stampa palestinese Maan -. I lanciatori di razzi e i terroristi rappresentano una minaccia per voi. Se volete aiutare la vostra gente chiamate il numero segnato in basso e forniteci le informazioni necessarie. I futuri spargimenti di sangue sono nelle vostre mani. Non esitate! Saremo lieti di ricevere ogni informazione che avete, non dovete identificarvi. Il tutto resterà segreto». Il testo si conclude con un numero telefonico della zona di Gerusalemme e con un indirizzo mail a cui i palestinesi di Gaza possono rivolgersi. Infine, le conseguenze dello scontro si sentono anche sulla vita quotidiana: la polizia israeliana ha ordinato la cancellazione di tutte le partire di calcio tra squadre palestinesi e israeliane in programma nel fine settimana.
MANIFESTAZIONI – Continuano in diverse parti del mondo le manifestazioni di solidarietà alla popolazione di Gaza. A Kabul, in Afghanistan, alcune migliaia di persone si sono radunate sotto uno striscione che mostra le immagini dei leader di Hamas per chiedere la fine dell’embargo su Gaza e dei raid israeliani. Alla manifestazione hanno partecipato anche deputati islamici e filo-governativi ma sono stati lanciati slogan in favore del Jihad e degli attacchi kamikaze contro Israele. Manifestazioni analoghe si sono svolte nei centri minori dell’Afghanistan e in Pakistan. La più importante a Islamabad, dove nella moschea principale, in occasione della celebrazione del venerdì, è stata recitata una preghiera speciale per le vittime di Gaza. Violenti scontri ad Amman, in Giordania, tra la polizia e un gruppo di manifestanti pro-palestinesi. Al grido di «Via l’ambasciata israeliana da Amman!» e «Via Hosni Mubarak» in riferimento al presidente egiziano accusato di esser complice della politica di Israele, migliaia di manifestanti hanno scagliato pietre in direzione del compound fortificato dell’ambasciata israeliana, protetta da barriere di filo spinato e da un doppio cordone di forze dell’ordine.
SCONTRI IN EGITTO – Al Cairo e ad Alessandria d’Egitto le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato almeno 40 esponenti dei Fratelli Musulmani e hanno fermato centinaia di persone che si stavano radunando per un sit-in di protesta davanti alla moschea Al Fath. Ci sono stati scontri e una decina di feriti, compreso un ufficiale di polizia. Violente proteste anche a Karim abu Salem, al confine tra Egitto e Israele. Dopo aver bruciato pneumatici sulla strada e aver dato fuoco ad alcune case del villaggio di El Mahmd, decine di egiziani hanno assalito un veicolo della polizia che ha investito (secondo loro volutamente) un esponente del partito di opposizione Tagammu che era tra i dimostranti, ferendolo leggermente. È cominciato un fitto lancio di pietre contro il blindato della polizia e gli agenti hanno risposto a colpi di manganello. Cinquemila manifestanti sono scesi in piazza anche a Istanbul, in Turchia. In Marocco uno studente ferito nei giorni scorsi in scontri con la polizia durante una manifestazione di sostegno ai palestinesi è morto a Marrakech. La polizia ha aperto un’inchiesta.
IN ITALIA – Sabato 3 gennaio sono in programma proteste anche in Italia, con lo slogan «Basta con il massacro dei palestinesi», a Roma, Milano, Vicenza, Pisa e altre città. L’iniziativa è del Forum Palestina. Nella capitale un corteo parte alle 16.30 da piazza della Repubblica per concludersi in piazza Barberini. Quattro le richieste dei promotori: «Fermare i bombardamenti su Gaza; mettere fine all’impunità per il terrorismo di stato israeliano; rompere le complicità sul piano politico, militare ed economico tra lo stato italiano e Israele; denunciare l’informazione manipolata sui massa media che uccide le coscienze così come le bombe uccidono le persone». Aderiscono, oltre a molte associazioni, il partito dei Comunisti italiani. Rifondazione comunista, il partito Comunista dei Lavoratori, la Rete dei Comunisti, la Sinistra Critica e i Cobas.
TEL AVIV – Sempre sabato ci sarà una manifestazione di protesta a Tel Aviv organizzata dalla sinistra radicale israeliana contro l’operazione «Piombo fuso». Gli organizzatori chiedono la fine immediata dei combattimenti, la fine del blocco di Gaza e uno scambio di prigionieri. La Corte suprema di Gerusalemme ha ammesso – contrariamente al volere della polizia – che singoli dimostranti possano sventolare bandiere nazionali palestinesi. In programma anche una contro-manifestazione organizzata da un gruppo di civili israeliani in risposta alla dimostrazione dei pacifisti.
dal corriere.it
inserito da Michele De Lucia
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