La rinascita di Salemi con Vittorio Sgarbi sindaco.





La rinascita di Salemi con Vittorio Sgarbi sindaco.
Moratti è sceso ed ha provveduto.
I ruderi di Salemi si salveranno?
Le case distrutte dal terremoto del Belice che Vittorio Sgarbi, novello sindaco, e Oliviero Toscani, riuscito assessore alla Creatività, vogliono salvare e riportare all’antico splendore riusciranno ad essere ripristinate, riattate, riabitate?
Molti aspetti del progetto, soprattutto burocratici, sono stati messi a punto, e la “gioiosa macchina” da ricostruzione è partita.
Toscani, papà dell’idea, considera che: “Migliaia di case abbandonate da 40 anni sono una spina nel cuore. Oltre ad essere pericolanti e pericolose, queste strutture rappresentano un patrimonio che si sta dissipando.”
Sgarbi, che intanto sta lavorando per garantire una legge speciale per Salemi, ha sottolineato che: “È stata la prima capitale d’Italia e nel 2010 partono le celebrazioni per il centocinquantenario, è stato luogo d’incontro per le religioni ed è una città d’arte. Abbiamo pensato a persone che potrebbero avere la sensibilità e le possibilità economiche per affrontare quest’avventura. A loro offriamo, in cambio del simbolico pagamento di 1 euro, una di queste case e chiediamo che si impegnino a restaurarla nel giro di due anni, rispettando le caratteristiche originali.”
L’occasione è propizia per richiamare mecenati e la prospettiva è quella di portare nuove energie, dare nuove chances di lavoro, riavvicinare residenti o villeggianti illustri.
L’assessore all’Ambiente, Peter Glidewell, ha riferito: “Intendiamo ritrovare per quanto possibile la Salemi originaria, che oggi è di fatto abbandonata. Sappiamo che queste case sono perfettamente recuperabili, adattandole alle esigenze del mondo moderno, mantenendo però i colori, le forme, le impostazioni di allora.”
Toscani ha segnalato: “La nostra speranza è che molti si possano fare avanti dimostrando un sincero interessamento a venire a vivere a Salemi o comunque anche solo a dare un contributo per ricostruire un impianto urbanistico e architettonico che stiamo perdendo.”
Ed oltre alle case da far rivivere ecco le mostre.
Migliaia i visitatori per “L’adorazione dei pastori”, il celebre dipinto di Pieter Paul Rubens esposto a Salemi.
La tela rimarrà esposta al pubblico fino al 15 Gennaio 2009 su iniziativa del sindaco Vittorio Sgarbi.
Dal 24 gennaio al 10 marzo 2009 sarà, invece, a Messina, al Museo Regionale, per un confronto con “L’adorazione dei pastori” di Caravaggio.
Sgarbi spiega: “Quello tra Rubens e Caravaggio è il primo di una serie di ‘confronti-sfide’ che proporremo nel 2009.”
Il sindaco di Messina, on. Giuseppe Buzzanca e l’assessore alle politiche culturali, on. Giovanni Ardizzone, con il sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi, hanno presentato alla Chiesa di Santa Maria Alemanna, la mostra su Caravaggio e Rubens, che si terrà al Museo Regionale a fine gennaio.
La mostra, che resterà aperta per due mesi, esporrà i dipinti, entrambi realizzati quattrocento anni fa, nel 1608, “L’adorazione dei pastori” di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, che si trova al Museo Regionale di Messina e “L’adorazione dei pastori” realizzata da Pieter Paul Rubens, e custodita al Museo di Fermo, provincia di Ascoli Piceno.
Alla conferenza è intervenuto l’esperto per le politiche culturali, on. Luciano Ordile e l’assessore alla cultura del comune di Salemi, Peter Glidewell. Nel corso dell’incontro Sgarbi ha anche parlato del suo nuovo libro “Clausura a Milano e non solo, da Suor Letizia a Salemi”.
“L’adorazione dei pastori” di Pieter Paul Rubens, capolavoro scoperto a Fermo dal grande storico dell’arte Roberto Longhi, fu commissionato a Roma nel 1608 da padre Flamiano Ricci, su richiesta dei padri Filippini di Fermo.
Inviando un dipinto “a scatola chiusa”, senza discutere con i committenti e senza conoscere il luogo cui era destinato, Rubens sceglie un’ambientazione notturna, come nella Natività dipinta da Caravaggio a Messina lo stesso anno e si immedesima a tal punto in Caravaggio da anticiparlo, ma non lo ha visto, non lo ha incontrato, ma lo sta interpretando, incredibilmente.
Rubens illumina il volto della Vergine, e poi, con diverse gradazioni, quello degli abbagliati, dei pastori.
Il crocchio degli angeli, sospesi nell’aria, richiama gli angeli in discesa de “Le sette opere di misericordia” di Caravaggio a Napoli.
A Rubens doveva essergli arrivata l’eco di invenzioni innovative, elibero da vincoli cavalvò immaginazione chiedendo al suo cervello pittorico una via immaginativa che lo portasse a rivaleggiare, formalmente, ed in maniera educata con chi osservava grande coerenza organizzativa, che apre lo spazio al barocco.
Quest’esordio italiano di Rubens avviene con Caravaggio in vita e mentre Caravaggio viene rifiutato dai committenti nella “Morte della Vergine”, per avere descritto “con poco decoro la madonna gonfia e con le gambe scoperte”, ma interpretando le ragioni più autentiche del Cristianesimo, Rubens lo avverte e ne condivide i passaggi luministici, d’insieme e di realtà vissuta.
A quattrocento anni di distanza, attraverso le opere nelle quali vive lo spirito degli artisti, Caravaggio e Rubens si incontreranno a Messina, cent’anni dopo il terremoto che, all’alba del 28 dicembre 1908, sconvolse la città, che minacciò di cancellare l’opera di Caravaggio che Rubens avrebbe voluto vedere. “L’Adorazione dei pastori”, dipinta per l’altare maggiore di Santa Maria la Concezione, in contrada della Verza.
Rubens, quindi, incontra Caravaggio, ma, quando crede di averne rubato l’anima, Caravaggio è già più lontano, perché ripensa il Vangelo e rinuncia ad artifizi, con semplici impostazioni, mentre Rubens esibisce una mostruosa bravura trionfante, e, forse, qui il grandissimo Caravaggio anticipa la “sensibilità” dei “vinti” di Malavoglia, redazione siciliana dell’esistenza patita.
Da vedere, assolutamente, i due dipinti assieme, ovviamente, per comprendere analogie, stacchi, distacchi, parallelismi, convergenze e corrispondenze.
Maurizio Vitiello