LA COSTA DI AMALFI: CITTA´ – TERRITORIO

Ad urne aperte e risultati acquisiti, la Costiera amalfitana è riuscita a strappare, in extremis, una sua rappresentanza in Consiglio Provinciale con l’affermazione di Matteo Bottone di Amalfi. Da Vietri a Positano ha soffiato impetuoso il vento di destra, nonostante buona parte dei comuni siano amministrati dal centrosinistra. Ma nonostante l’elezione di Bottone, a cui vanno le mie più affettuose congratulazioni anche in ricordo di una comune militanza socialista, il territorio resta sempre più coliandorizzato con l’aggravante della lacerazione di una campagna elettorale dai toni aspri e, spesso, grevi, che ancora bruciano di ferite fresche sulle carni di candidati ed elettori. Urge, però, riconquistare la perduta serenità, con una analisi spietata sulle colpe e responsabilità di una sconfitta del centrosinistra, che ha la dimensione di una disfatta,e riprendere il cammino con proposte ed obiettivi che volino alto e fecondino presente e futuro di schegge di utopia.
Partiamo da una considerazione di carattere storico. Dalla fine della Repubblica Marinara, che accese interesse ed ammirazione per l’intero territorio in tutto il Mediterraneo ed oltre la Costiera non ha potuto più contare su di una città, che, con le sue funzioni burocratiche-amministrative, con le conseguenti attività economiche e con le istituzioni culturali, costituisse polo di attrazione e propulsione economica e civile; anzi, nel corso dei secoli, si è andato accentuando, soprattutto nell’ultimo cinquantennio, un processo di parcellizzazione di micro-poteri locali e di polverizzazione di centri decisionali di indirizzo politico ed economico all’insegna dell’individualismo esasperato, nella logica asfittica del campanile con l’aggravante del narcisismo dei vanesi, sciocchi manco a dirlo, ma, spesso, anche supponenti ed arroganti: una specie dura a morire. Conseguenza inevitabile la caduta verticale di forza di incidenza sulla programmazione provinciale, regionale e nazionale e, comunque, mai adeguata alle enormi potenzialità che storia, cultura, arte, paesaggio e tradizioni le assegnano come una delle più belle e prestigiose cartoline dell’Italia Turistica nel mondo.
Di qui la necessità di invertire da tendenza fin da subito, prima, comunque, di un ulteriore sprofondamento, che la releghi al poco esaltante ruolo di “isola sulla terraferma”, lontana dalle grandi rotte dello sviluppo sia di mare che di terra. E qui urge uno scatto di orgoglio e di creatività della Politica.
Come?
Puntiamo alla creazione di una città-territorio o città-comprensorio che dir si voglia come necessaria premessa per migliorare la qualità della vita dei residenti nei paesi, per stimolare il loro spirito di iniziativa e la loro produttività, per rompere definitivamente il loro isolamento e, qualche volta soprattutto d’inverno, la marginalità fisica ed assicurare un crescente livello di servizi di qualità urbana.
Una città-comprensorio, che, ovviamente, non faccia perdere l’identità e la specificità ai tanti villaggi a corona di colline, a guardia di vallate e ad ornamento di rade e promontori, ma che, nello stesso tempo, ne soddisfi le attese di vivibilità secondo accettabili standard di confort moderni, impone un discorso di servizi comprensoriali,appunto, ed una capacità progettuale tanto ambiziosa quanto in linea con le esigenze dello sviluppo da spendere con profitto sui mercati turistici nazionali ed internazionali con una offerta di qualità.
Una tale visione di ampio respiro implica la rinunzia all’asfittica logica del campanile e la delega in parte o in toto dei poteri dei singoli municipi ad un organismo sovra comunale e, conseguentemente, la necessità di impostare discorsi di ampio respiro, primi fra tutti:
1° la rivendicazione dei finanziamenti pubblici di alcune opere di importanza vitale per l’intero territorio e per il suo futuro a breve e a lungo termine per facilitarne l’accessibilità, assicurando la definitiva rottura dell’isolamento e della marginalità fisica (adeguamento della statale 163 con interventi delicati, anche in galleria ove possibile, che consentano di bypassare i centri abitati, potenziamento delle vie del mare anche d’inverno con una diffusa ed efficiente rete di servizi (porti/attracchi, ma non solo);
2° la realizzazione sul territorio di un “sistema di servizi” di qualità urbana fino ad oggi carenti e che investano i settori della cultura, dello spettacolo, dello sport ed, ovviamente, della sanità in una logica di diffusione stellare che tocchi tutti i paesi e ne consenta una facile e comoda fruizione lungo tutto l’arco dell’anno a residenti e turisti;
3° La realizzazione di un Palazzo del Turismo, costruito ex novo o, meglio ancora, riattando prestigiosi contenitori inutilizzati, situati in postazioni strategiche (penso al Convento S.Domenico di Maiori o all’ex Seminario di Amalfi, tanto per fare qualche esempio), dove insediare una ConsultaPermanente delle Attività Economiche e che possa diventare Laboratorio di idee e diprogetti, che, partendo dal turismo, investano agricoltura, ambiente, enogastronomia, Beni Culturali, ambiente, artigianato e chi più ne ha più ne metta.
4° proporsi come Modello di Comprensorio Turistico, moderno ed efficiente, cogestito, in feconda e virtuosa sinergia, da istituzioni pubbliche, imprenditoria privata e rappresentanti autorevoli e credibili della più vasta società civile, nella consapevolezza che il turismo agisce da volano per tutte le altre attività ed è e resta il settore trainante dell’economia.
L’obiettivo è ambizioso e di non facile realizzazione. Ne sono consapevole. Ma sono consapevole altresì che non ci sono altre strade per stare da protagonisti sui mercati. E la Politica deve misurarsi con una progettualità di largo respiro, tumulando per sempre beghe e risse da quartiere di strapaese.
L’obiettivo lo si realizzerà con l’impegno generoso e coraggioso di amministratori intelligenti e lungimiranti, di operatori che sappiano spogliarsi dell’egoismo e del protagonismo in solitudine e di intellettuali che non rinunzino ad esercitare il loro ruolo di coscienza critica in positivo.
Più che esercitarmi in una facile geremiade sul passato e sulle analisi delle conseguenze disastrose della recente campagna elettorale, mi piace spendermi su proposte che investano il futuro.
La provocazione è lanciata. Questo giornale, che è una straordinaria tribuna libera del territorio, dia voce alla proposta, provochi e registri consensi e dissensi motivati di quanti, per un verso o per l’altro, hanno capacità di incidenza sul futuro del territorio (amministratori locali, rappresentanti delle istituzioni a tutti i livelli, operatori economici, uomini di cultura, ospiti illustri abituali,ecc.).
Un vivace confronto/dibattito nella vasta agorà mediatica produrrà di sicuro i suoi effetti. Almeno me lo auguro.
Giuseppe Liuccio
Email:g.liuccio@alice.it