I funerali di Alessandro Di Lisio si sono appena conclusi nella cattedrale di Campobasso. Il feretro è stato portato fuori dalla chiesa a spalla dai commilitoni del parà e all’esterno un lungo applauso ha accolto la bara. Un gruppo di ex paracadutisti fuori la chiesa ha salutato il feretro al grido di ‘Folgore’. Si è conclusa dopo due ore la cerimonia funebre per Alessandro Di Lisio, scandita negli ultimi minuti dalla lettura dalla «preghiera del paracadutista» e dalle parole pronunciate da alcuni commilitoni del giovane. Le ultime battute del rito religioso sono state di mons.Bregantini, sovrastate a tratti dalle note del «Silenzio». Preceduto dalla corona del Presidente della Repubblica, è poi uscito il feretro, sempre avvolto nel tricolore, che è poi stato ripiegato dai compagni del caporal maggiore e consegnato ai genitori. La folla ha poi abbandonato la cattedrale, dove per tutta la durata della cerimonia ha ricevuto assistenza da volontari della Protezione Civile del Molise, che hanno distribuito acqua a tutti i presenti. Sono stati necessari almeno dieci minuti per far allontanare tutti coloro che hanno voluto seguire il rito religioso fino alla fine. Tra questi il ministro La Russa che si è congedato dai familiari e poi, in una breve sosta nella vicina Prefettura, ha salutato il Presidente della Regione Molise, Michele Iorio.
Il feretro, accompagnato da un altro applauso, era entrato nella cattedrale avvolto da una bandiera tricolore sulla quale sono stati poggiati alcuni semplici fiori. Ma sono tantissime le attestazioni di affetto per Alessandro Di Lisio e la sua famiglia, tanto che la Cattedrale di Campobasso non è riuscita a contenere tutte le corone di fiori arrivate da amici, conoscenti, enti pubblici e comuni cittadini. Al seguito del feretro del caporalmaggiore Alessandro di Lisio, nei 400 metri che dividono il Comando militare regionale esercito dalla cattedrale, anche i diversi commilitoni del parà, molti dei quali in lacrime. Con loro c’erano i sindaci di Campobasso, Oratino e Castellino del Biferno (Campobasso).
L’OMELIA: «UN DOLORE PER TUTTA L’ITALIA» «Un dolore che attraversa l’intera nazione» così monsignor Vincenzo Pelvi, Ordinario militare per l’Italia, ha definito la tragedia che ha colpito la famiglia del militare morto in Afghanistan. «Pregare è un impegno serio – ha detto nel corso dell’omelia – neppure io lo so fare». Nella cattedrale gremita il cappellano militare ha ricordato che «prima di partire per questa missione Alessandro aveva detto al cappellano: ‘Voglio una preghiera per mè». Avvicinandosi al sentimento dei presenti – alcune migliaia che seguivano la cerimonia all’esterno grazie ad altoparlanti – monsignor Vincenzo Pelvi ha definito la morte del giovane militare «un evento terribile che mette in crisi la fede». Nell’omelia monsignor Pelvi ha fatto cenno anche al terrorismo e all’importanza delle missioni di pace. «Alessandro è stato operatore di pace – ha detto -, era un ragazzo solare, meraviglioso, intelligente». Riferendosi al ruolo delle missioni di pace ha aggiunto: «La nostra agricoltura dovrà sostituire la coltura dell’oppio che finanzia i terroristi».
FOLLA E APPLAUSI ALLA CAMERA ARDENTE Una grande folla di autorità, amici, parenti e tanta tanta gente comune, ha reso omaggio, fino alle 23.30 di ieri, ad Alessandro Di Lisio, il parà molisano caduto in Afghanistan. Una folla commossa e discreta ha sfilato davanti alla bara del giovane avvolta dal tricolore e vegliata da due corazzieri. Distrutti dal dolore i familiari del ragazzo. La camera ardente è stata riaperta alle ore 9 di questa mattina per consentire ai numerosissimi concittadini, che nella serata di ieri non sono riusciti a dare l’ultimo saluto al ragazzo, di rendergli omaggio. La chiusura al pubblico della camera ardente è prevista alle ore 14. Alle ore 16.30 è invece previsto il rito funebre, che sarà celebrato in forma solenne dall’ordinario militare, mons. Vincenzo Pelvi, all’interno della cattedrale del capoluogo molisano. Giunto a Campobasso, sua città natale, dopo le 21.30 di ieri, il feretro del caporal maggiore Di Lisio è stato sistemato nella camera ardente allestita all’interno del Comando militare regionale dell’Esercito della caserma ‘Pepè. Al suo arrivo la gran folla, assiepata alle porte della caserma è esplosa in un fortissimo applauso che ha toccato momenti di grande commozione quando la bara, portata a spalla dai commilitoni del ragazzo, ha ricevuto gli onori delle armi da parte del picchetto d’onore, formato dai parà dell’ottavo reggimento genio guastatori di Legnago, schierato nel piazzale della caserma.
Inserita da Alberto Del Grosso