LIBRERIA TREVES-NAPOLI, PRESENTATO IL ROMANZO “NEL CUORE E NELL’ANIMA DI POMPEI “ DI SEBASTIANO PATANE’.

29 agosto 2009 | 20:57
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LIBRERIA TREVES-NAPOLI, PRESENTATO IL ROMANZO “NEL CUORE E NELL’ANIMA DI POMPEI “ DI SEBASTIANO PATANE’.
LIBRERIA TREVES-NAPOLI, PRESENTATO IL ROMANZO “NEL CUORE E NELL’ANIMA DI POMPEI “ DI SEBASTIANO PATANE’.
LIBRERIA TREVES-NAPOLI, PRESENTATO IL ROMANZO “NEL CUORE E NELL’ANIMA DI POMPEI “ DI SEBASTIANO PATANE’.
LIBRERIA TREVES-NAPOLI, PRESENTATO IL ROMANZO “NEL CUORE E NELL’ANIMA DI POMPEI “ DI SEBASTIANO PATANE’.
LIBRERIA TREVES-NAPOLI, PRESENTATO IL ROMANZO “NEL CUORE E NELL’ANIMA DI POMPEI “ DI SEBASTIANO PATANE’.
LIBRERIA TREVES-NAPOLI, PRESENTATO IL ROMANZO “NEL CUORE E NELL’ANIMA DI POMPEI “ DI SEBASTIANO PATANE’.

Il seguente scritto non è una recensione all’opera “Nel cuore e nell’anima di Pompei”, che lasciamo ad esperti professionisti critici, ma soltanto la cronaca della cerimonia di presentazione con delle nostre opinioni.

Presso la libreria Treves- Napoli, Sebastiano Patanè ha presentato il suo romanzo “Nel cuore e nell’anima di Pompei”- Kairòs edizioni. All’incontro voluto ed organizzato con cura da Monica Florio, moderato da Maurizio Vitiello, sono intervenuti con l’autore, Ernesto Filoso e Maria Rosaria Riccio.
Considerando che  il 10 Luglio è già periodo di vacanze, la serata ha registrato un buon numero di presenze. L’opera che contiene una presentazione a pag. 5 di Mario Sirpettino, è stata introdotta con una sintesi da Maurizio Vitiello, ripresa  poi, con un lungo intervento da Ernesto Filoso, intervallato da letture di Maria Rosaria Riccio. La parola è passata poi all’autore. Patanè, ha illustrato l’ opera  da lui scritta in una  convinzione di realtà assoluta, sugli episodi di vita di quella Pompei che precedette la catastrofe.
L’autore, additando l’opera, ha detto che la vera vita di Pompei, è quella descritta nel suo romanzo; (n.d.r. ci perdoni Patanè, ma ciò  ci è apparso un tantino immodesto).
Registrati alcuni interventi di pubblico, che ha dialogato con Patanè, Vitiello e Filoso.
La serata si è conclusa con buoni consensi.

Scrivere su argomenti importanti, tra questi,  quello della vita di Pompei, sono campi vasti e delicati ove spaziano archeologi e agiologi, storici e antropologi, psicanalisti, teologi e scrittori molto seri; per cui è sempre molto impegnativo.

Nella sua opera, Sebastiano Patanè si è calato nel personaggio  del pedagogo  Giulio Eleno, facendo rivivere anche altri protagonisti in una storia, parte ideata e parte storiografica, attraverso luoghi, dialoghi, osservazioni, incontri ed opinioni, tra studi e fantasia, che egli ritiene fu la vera vita di Pompei, prima del triste evento. L’autore, nel romanzo,  introduce il lettore in luoghi e vita di vari personaggi tra i quali: Victor e Africanus, Lupanare-Accetto ed Euodia- Pherusa, taverniera-  Claudio, Numisio Giocondo- Aulo Umbricio Scauro, garum- Modesto, panettiere- Lucio Acasto , scrivano- Blesia Prima, nobildonna,  e la vita privata  e pubblica dei gladiatori, soffermandosi particolarmente su Pherusa, Taverniera, Victor e Africanus, Lupanare, proprietario di postriboli, sull’olezzante garum, sulla vita dei gladiatori e sul combattimento del bello ed amato giovane gladiatore Crescens.
Patanè, chiude la sua opera con la descrizione della tragedia Pompeiana e quindi con la morte anche di Giulio Eleno, personaggio di cui si è servito quale strumento, per scrivere il suo romanzo tra realtà e fantasia.  

L’opera, segue lungo tutto il percorso, una fraseologia facile, “casalinga” accessibile a varie fasce di cultura; di ciò ne va merito all’autore perché allarga la tipologia dei lettori.

In alcuni capitoli, ci sembra che Patanè, sotto la pulsione dei suoi buoni sentimenti e della passione storiografica,  spinga nel suo romanzo, la Storia di Pompei in una catarsi. Un esempio è  la volontà di Crescens nel voler salvare la vita del gladiatore perdente e, quando questi viene graziato, lo aiuta ad alzarsi e sorreggendolo, lo accompagna fuori  dall’arena.  Forse, proprio in virtù dei suoi buoni sentimenti, l’autore, pone i pompeiani in un uno stato di “purificazione”, evitando di descrivere alcuni lati scabrosi, costumi e vizi che furono anche essi fatti di vita pompeiana.

Patanè, attraverso sentimenti, fantasia e realtà storiografica, ha il merito di saper condurre il lettore a sentirsi testimone (ndr. e ben vi riesce), in quei luoghi di dialoghi, di fatti e misfatti che caratterizzarono la vita e la morte di quella Pompei che ci è stata tramandata in diverse interpretazioni, attraverso vari testi, firmati da penne di ogni calibro.

L’opera di Patanè, resta comunque un romanzo che si differenzia dalla massa, trascinante, di forte impegno etico ed emblematico come una parabola. Ne suggeriamo la lettura.

(ndr. Erano le ore 13 del 24 Agosto 79 “Una nube stava sorgendo e non era chiaro all’osservatore da quale monte si innalzasse, il cui aspetto fra gli alberi s’assimilava al pino. Essa infatti, levatasi verticalmente come un altissimo tronco, s’allargava in alto”. Così Plinio il Giovane descrisse a Tacito, attraverso alcune lettere, l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei e raccontò la morte di Plinio il Vecchio che, via mare, tentò di avvicinarsi all’area vesuviana ma fu intossicato dai gas).

Ci congratuliamo con Sebastiano Patanè per aver devoluto i diritti d’autore della sua opera all’Associazione “Granello di Senape”, che si occupa dell’assistenza ai bambini africani.

Alberto Del Grosso

Giornalista Fotoreporter

Accademico di Alta Cultura Europa 2000

Grafica di Salvatore Scotti