L’INDIA
L’ambizioso piano solare indiano, il cui “draft” era stato preparato nell’aprile scorso, è ormai pronto per essere avviato. Il piano, battezzato “National Solar Mission” verrà presentato ufficialmente a settembre: una buona carta da giocare in vista dei negoziati di Copenhagen. Con 20mila MW di energia solare al 2020 che diventeranno 100mila MW al 2030 e 200mila MW al 2050, sta sorgendo una nuova potenza mondiale delle rinnovabili.
Delhi ha deciso di muoversi per diventare una nuova superpotenza delle rinnovabili: partendo dal livello attuale, prossimo allo zero (3MW), mira, con un investimento di circa 20 miliardi di dollari, ad ottenere dal Sole entro il 2020, oltre 6000 volte di più dei livelli attuali, da quintuplicare, poi, entro il 2030 e raggiungere infine quota 200mila MW al 2050. Per avere un idea di cosa significano questi numeri basti pensare che 20mila MW sono la metà della potenza necessaria per i consumi complessivi elettrici dell’Italia.
Si punterà soprattutto su grandi impianti di solare “a concentrazione” (la tecnologia sviluppata in Italia dall’ENEA sotto la guida del premio nobel, prof. C. Rubbia), ma anche sulla generazione distribuita e le reti intelligenti di energia, note come smart grids (tecnologia che si sta sviluppando anche in Europa).
Inoltre, sarà utilizzata largamente anche la tecnologia del solare fotovoltaico. Il progetto, infatti, prevede di avere un milione di tetti fotovoltaici connessi in rete e premiati con una tariffa feed in (come il nostro conto energia). Oltre a questo si porterà l’elettricità con il Sole a 3 milioni di case che al momento non ce l’hanno. I pannelli fotovoltaici saranno resi obbligatori per tutti i nuovi edifici pubblici.
Una spinta in avanti quella dell’India sul solare per capire le dimensioni della quale basta rapportarle ai dati dell’International Energy Agency. Le previsioni IEA al 2020 parlano di 27mila MW di capacità installata per il fotovoltaico dell’intero pianeta mentre, alla stessa data, il piano indiano prevede per il paese da solo una capacità di 20mila MW: più di tre quarti di quella mondiale prevista dall’IEA.
L’India insomma sembra intenzionata a seguire la strada dell’altro gigante, la Cina: crearsi una green economy forte, ponendo così le basi per un ulteriore sviluppo economico più sostenibile e nel contempo potendo dimostrare sul piano dei negoziati internazionali di stare agendo contro il cambiamento climatico, pur senza accettare limiti sulla CO2.
L’India infatti, anche se l’anno scorso si è data un programma d’azione contro il cambiamento climatico, ha sempre rifiutato limiti alle emissioni. Il paese, quarto emettitore mondiale, ma ventesimo per emissioni procapite, con 1,166 miliardi di abitanti di cui il 25% sotto la soglia di povertà, ha sempre visto le pressioni dell’occidente a ridurre le emissioni come una sorta di intrusione coloniale che mette a rischio la crescita del paese. Lo sviluppo delle rinnovabili invece è una buona strada per contribuire alla lotta al global warming creando ricchezza e soddisfacendo la crescente fame di energia del paese, che attualmente conta sul carbone per il 68% del fabbisogno elettrico e mira a costruire anche nuove centrali sporche da qui al 2012.
Ecco dunque il piano trentennale per il solare, che, secondo i calcoli di Delhi dovrebbe comportare una riduzione delle emissioni pari a 42 miliardi di tonnellate di CO2. Non basterà da solo a fermare le emissioni del gigante che secondo i dati della Banca Mondiale crescono del 5% annuo e ammontano a 1402 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente, ma sicuramente farà emergere una nuova potenza della green economy e indirizzerà il gigante verso uno sviluppo più sostenibile. Oltre a dare all’India un’ottima carta da giocare al tavolo dei negoziati sul clima di Copenhagen, dimostrando buona volontà nella lotta la global warming e ottenendo, probabilmente, in cambio che parte del fondo contro i cambiamenti climatici per i paesi poveri vada a finanziare anche il solare indiano.
Inserita da Alberto Del Grosso