SVASTICA IN COSTIERA AMALFITANA, IL PROFESSOR TALAMO RISPONDE. NON FA PARTE DELLA NOSTRA CULTURA
Ho letto l’articolo della giornalista australiana a proposito delle svastica che qualche cretino ha ritenuto opportuno disegnare sul muro di Maiori Atrani in costiera amalfitana , chissà con quale spirito, ammesso che chi si onora di disegnare quel simbolo ne abbia uno! Innanzitutto vorrei, da cittadino della costiera, tranquillizzare la giornalista: nella costiera non mi risulta che albergano e proliferano estremismi di alcun genere, tanto meno quelli nazisti. A tal proposito, voglio ricordare che dopo lo sbarco di Salerno, alcuni reparti tedeschi, in ritirata, scelsero la strada costiera. Al loro passaggio per Positano in costa d’ Amalfi, precisamente alla Chiesa Nuova, furono fischiati sonoramente dai cittadini positanesi che incontrarono. Nessuno dei soldati osò reagire, eroicamente, sapevano che dovevano far poi i conti con le difficoltà della strada costiera!
La svastica non è mai stato un simbolo che ci ha affascinati. E’ sempre stato ritenuto un simbolo sinistro di distruzione, di odio, di morte, di barbarie, di vigliaccheria e quanto altro di peggio abbia potuto affliggere l’umanità. Mi associo pienamente allo sdegno della giornalista per la visione sinistra di quel simbolo che deturpa un paesaggio che ne è esattamente l’opposto. Il fatto poi che non si sia provveduto tempestivamente a cancellarlo non va interpretato come un atto di simpatia o tolleranza, ma piuttosto come un atto di indifferenza e di noncuranza che per noi è il peggior disprezzo. Non a caso usiamo l’espressione: non ti vedo proprio, per disprezzare al massimo una persona. Nel nostro caso: una cretinata che non vale nemmeno la pennellata di calce per cancellarla, anche se sarebbe più opportuno farla sparire per evitare equivoci.
Non credo, però, che sia esatto interpretare quel graffito come un simbolo antiebreo o contro Israele, lo ritengo, anzi, un errore. Quel simbolo è stato la negazione della civiltà occidentale e, come già detto, di quanto di più negativo abbia mai afflitto l’umanità. Tutti i paesi occidentali hanno combattuto questo flagello che ha tentato di distruggerci. Non ha risparmiato nemmeno coloro che lo avevano generato, né la terra stessa dove è nato. Dire oggi che è un simbolo contro Israele significa ridimensionare la sua potenza distruttrice da tutta l’umanità a una sola nazione.
Non mi sento di essere così generoso.
Comprendo e rispetto al massimo i sentimenti della Giornalista che fa parte di un popolo che ha pagato un prezzo altissimo in questo flagello, ma in quella tragedia immane che è stata la seconda guerra mondiale non credo che chi ha vissuto quel periodo ne sia rimasto indenne.
All’epoca ero un ragazzo di dodici anni e ho passato una notte chiuso in uno scantinato con tutta la mia famiglia ed altre persone rastrellate, eravamo in tutto venticinque, dovevamo essere fucilati l’indomani. Ci salvammo per miracolo, non sto a raccontare come e perchè, grazie ad un ufficiale inglese ed un soldato austriaco. Anche se vivessi mille anni quella notte non la dimenticherò mai. Sono stato diverse volte a Roma al sacrario delle Fosse Ardeatine. Lì si percepisce forte il senso della tragedia immane e della vigliaccheria criminale che quella svastica rappresenta. Fra le tante tombe allineate mi colpirono quelle di tre soldati tedeschi. Mi domandai come mai fossero lì. Un custode, ultimamente, mi spiegò che erano di tre soldati tedeschi che furono trucidati con gli altri perché si rifiutarono di partecipare al massacro! Erano tre poveri giovani di venti anni, morti pur di non essere dei criminali.
Mi spiace perché pochi o nessuno li ha ricordati, mi sono ripromesso di ritornarci per prenderne i nomi, ma non mi è stato possibile fin’ora tornarci.
Oggi quel simbolo non fa più paura a nessuno. Lo guardo con indifferenza e mi suscita un sentimento di pietà per coloro che lo hanno generato. Una nemesi che ha accomunato carnefici e vittime in uno stesso destino. Ho sempre pensato che se esiste il demonio, come genio del male assoluto, non potrebbe scegliersi un distintivo migliore della svastica.
Francesco Talamo *
*Professore di matematica, albergatore e storico di Positano
Link all’ articolo della giornalista Australiana