"La sinistra rifletta sulla figura di Bettino Craxi"

31 dicembre 2009 | 17:44
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"La sinistra rifletta sulla figura di Bettino Craxi"

A pochi giorni dal decennale della scomparsa, il figlio Bobo racconta ad Affaritaliani.it la figura del leader del Psi, in relazione alla politica di oggi. “Ha rappresentato cosa dev’essere un uomo di Stato”. Riguardo al rapporto con Berlusconi: “Furono amici, ma nessuna eredità politica”. E poi: “Fosse ancora vivo, non starebbe mai a destra”. “Se la sinistra deve fare autocritica su Craxi? Una parola di pentimento la aiuterebbe a rinnovarsi”

Non vedo eredi di Bettino Craxi nella politica italiana, nemmeno fra i ministri ex socialisti dell’attuale governo Berlusconi”. Quando mancano poche settimane al decennale dalla scomparsa (il 19 gennaio 2000) del leader del Psi, suo figlio Bobo traccia per Affaritaliani.it un suo profilo politico. Tentando di confrontarlo con la realtà attuale. “Se fosse vivo oggi, sarebbe ancora in una sinistra riformista, pur tenendo ferma la sua polemica verso gli eredi dell’ex Pci”. Secondo il secondogenito del più resistente presidente del Consiglio della Prima Repubblica, lui stesso impegnato in politica nell’area socialista, non bisogna poi esagerare i collegamenti fra craxismo e berlusconismo: “Certo, erano amici, ma nessuna somiglianza politica”. Dovendo indicare qualcuno che gi abbia ricordato in questi anni suo padre, Bobo Craxi non ha dubbi: “Tony Blair”.

Che cosa resta del pensiero politico e dell’esperienza di Bettino craxi nell’attuale scenario italiano?
“Molto, se si considera che sono passati vent’anni dal decennio in cui è stato protagonista. Le sue innovazioni sul piano della comunicazione sociale, della politica… la modernizzazione del Paese. E poi il superamento delle incrostazioni ideologiche di una certa sinistra. Certo, rimane un capostipite. Oltre a questo, Craxi rappresenta oggi un’idea ben più compiuta di ciò che significa o dovrebbe significare “uomo di Stato”; una figura, cioè, capace di rappresentare non soltanto una parte, ma un’intera nazione nei frangenti più decisivi della sua storia”.

C’è un qualche protagonista della politica attuale che le sembra aver raccolto l’eredità di suo padre?
“Parliamo di un uomo che fu protagonista di una stagione non ripetibile. Dal punto di vista “ideologico”, nella sinistra europea Tony Blair ha rappresentato qualcosa di assai simile. Sul piano nazionale, mi riesce difficile individuare una personalità. Ci sono alcuni che possono aver preso qualche cosa. Ma è troppo poco per dire che ne siano gli eredi diretti o i continuatori”.

Fra i vari esponenti ex socialisti del governo Berlusconi c’è chi ha mantenuto qualcosa di quell’eredità?
“Beh, se si richiamano a una tradizione socialista e craxiana, evidentemente cercano almeno a parole di seguirne l’insegnamento. Dal punto di vista pratico, onestamente, non lo vedo. In nessuna delle politiche di questo governo riconosco lontanamente un afflato, uno spirito, dell’epoca craxiana. D’altronde è naturale: sono passati più di vent’anni”.

In tanti mettono in correlazione l’esperienza politica di Craxi con la fase che sarebbe di lì a poco cominciata: quella segnata da Silvio Berlusconi. Al di là dei rapporti che c’erano fra le due persone, c’è qualche altro collegamento?
“Una stagione nasce dall’altra. Il berlusconismo si impone alla fine della Prima Repubblica, quindi è inevitabile una relazione fra le due cose. Per quanto riguarda la pratica politica, il pensiero, il carattere delle due esperienze… beh, è difficile trovare delle analogie. Che poi vi fosse – come vi fu ed è noto – una sincera amicizia, non è sufficiente ad attribuirvi un carattere politico. Sono vicende totalmente diverse, per storia, cultura, tradizione. Che poi ci siano milioni di ex elettori del Psi che oggi votano Berlusconi lo reputo probabile. Ma è per altri motivi”.

Secondo lei, la sinistra dovrebbe fare autocritica per il modo in cui, durante e dopo “Mani Pulite”, ha affrontato la vicenda Craxi?
“Lo spirito dell’autocritica è proprio della cultura della sinistra italiana. E’ evidente che una parola di pentimento muoverebbe molti animi in favore di un rinnovamento della sinistra. Sarebbe un gesto che verrebbe visto in maniera positiva anche dai socialisti riformisti che oggi guardano in altre direzioni”.

E la destra? L’allora Msi (poi An) e la Lega presero delle posizioni molto dure. Hanno mostrato di aver cambiato idea?
“La destra fascista negli anni ’80 fu mossa da qualche suggestione positiva nei confronti del “Craxi che decideva” e del Craxi nazionalista. Successivamente fu attratta, insieme alla Lega, dal “Manipulitismo”. La culla, questo “Manipulitismo”, in cui loro stessi sono nati, se parliamo della Lega; o in cui si sono risolti, nel caso Msi. D’altronde Craxi non dovette mai affrontare una destra conservatrice così forte e in espansione. Erano minoranze che oggi sono diventate maggioranza”.

Nell’attuale panorama italiano, Bettino Craxi starebbe in uno schieramento di centrodestra o di centrosinistra?
“Non credo che mio padre avrebbe cambiato idea, rispetto al luogo e all’orientamento politico e culturale in cui si è collocato durante tutta la propria storia. Cioè, in una posizione di sinistra riformista che dialogava con il centro moderato cattolico. Partecipò a tutte le esperienze del centrosinistra. Addirittura il primo centrosinistra, che nacque a Milano nel 1960, lo vedeva tra i protagonisti. Successivamente, guidò un governo di centrosinistra negli anni’80. Le cose, certo, possono cambiare… Naturalmente avrebbe un atteggiamento molto severo, come ebbe fino alla fine dei suoi giorni, nei confronti di questo bipolarismo, ma non si sarebbe mai spostato su una posizione “di destra” nello schieramento politico italiano”.

Ancora oggi suo padre avrebbe una posizione polemica nei confronti degli eredi del Pci?
“E’ molto probabile, di fronte a un’incapacità di revisione politica: sia della storia passata, sia di quella più recente. Non avrebbe fatto sconti. Li avrebbe indotti a un secondo, sano, confronto politico. E di questo credo abbia ancora oggi bisogno la sinistra italiana: confrontarsi con l’esperienza del socialismo riformista”.

foto e testo tratto da affaritaliani.it            inserito da michele de lucia