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Al via la attesissima deposizione di Gaspare Spatuzza, pentito di mafia che accusa il senatore Marcello Dell’Utri e il premier Silvio Berlusconi di contiguità con Cosa Nostra.
L’accesso al seminterrato del Palazzo di giustizia di Torino è superblindato, in attesa dell’arrivo del neo pentito di mafia Gaspare Spatuzza, che questa mattina debutta in aula al processo d’appello a carico del senatore Marcello Dell’Utri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. In un’intervista al Corriere della Sera assicura di non aver mai incontrato i boss. “Sono tutti pazzi – afferma il senatore del Pdl – Berlusconi? Lo sento ogni giorno, lui teme di più la controversia con la moglie”.
DELL’UTRI IN AULA – La mafia ha tutto l’interesse a buttare giù un governo che sta lottando contro Cosa Nostra come nessun altro aveva mai fatto prima. Gaspare Spatuzza non è un pentito dell’antimafia ma un pentito della mafia”. Lo ha detto il sentarore del Pdl Marcello Dell’Utri dopo la sospensione dell’udienza, in corso a Torino nel processo che lo vede imputato di concorso in associazione mafiosa. Non appena i giudici sono usciti dall’aula per decidere su alcune eccezioni formulate dalla difesa, l’imputato è stato letteralmente sommerso da cronisti, fotografi e operatori televisivi. “Cosa volete che vi dica? Io sono sereno, ma qui mi sento a teatro. C’e’ un protagonista e ogni tanto mi dico Marcello svegliati”. “Rendiamo pubbliche le dichiarazioni – ha aggiunto uno dei difensori di Dell’Utri, l’avvocato Nino Mormino -. Sono affermazioni inattendibili. Viene tirato in ballo non solo Dell’Utri ma anche Berlusconi, che non si può difendere”. Nel concludere il proprio intervento in aula, Mormino aveva detto: “Fuori da quest’aula si parla di bomba atomica, dimostreremo che è solo un petardo”.
BERLUSCONI – “Nessuno ci crede, sono cose che mi fanno soltanto ridere…”. Silvio Berlusconi in Consiglio dei Ministri ha spiegato di non essere affatto preoccupato dalle accuse che pentiti quali, Gaspare e Spatuzza, rivolgono nei suoi confronti. “Sono accuse che si commentano da sole – ha riferito ai ministri durante la riunione nella sede del Governo – ma in Italia non c’è nessuno disposto a credere a queste assurdità. Io capo della mafia? Meglio riderci sopra…”, ha scherzato il Cavaliere.
LE DICHIARAZIONI DI SPATUZZA– “Graviano mi fece il nome di Berlusconi e mi disse che grazie a lui e al compaesano nostro ci eravamo messi il paese tra le mani. Graviano mi disse che avevamo ottenuto tutto quello e questo grazie alla serietà di quelle persone che avevano portato avanti questa storia, che non erano come quei quattro ‘crasti’ socialisti che avevano preso i voti dell’88 e ’89 e poi ci avevano fatto la guerra”. “Nell’87 Giuseppe Graviano mi disse che dovevamo sostenere i candidati socialisti alle elezioni. All’epoca il capolista era Claudio Martelli. A Brancaccio facemmo di tutto per farli eleggere e i risultati si videro: facemmo bingo” dice Spatuzza.
È un incontro avvenuto nel ’94 al bar Doney di Via Veneto, a Roma, prima del fallito attentato all’Olimpico, l’episodio centrale della deposizione. Spatuzza si incontra, in quella occasione, con Giuseppe Graviano, che “aveva un atteggiamento gioioso, come chi ha vinto all’enalotto o ha avuto un figlio. “Ci siamo seduti – dice Spatuzza – e disse che avevamo chiuso tutto e ottenuto quello che cercavamo e questo grazie alla serietà di quelle persone che avevano portato avanti questa storia, che non erano come quei quattro ‘crastì socialisti che avevano preso i voti dell’88 e ’89 e poi ci avevano fatto la guerra. Mi vengono fatti i nomi di due soggetti: di Berlusconi…, Graviano mi disse che era quello del Canale 5, aggiungendo che di mezzo c’è un nostro compaesano, Dell’Utri. Grazie alla serietà di queste persone – prosegue Spatuzza, citando Graviano – ci avevano messo praticamente il Paese nelle mani”.
E sul fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma “doveva essere il colpo di grazia” nella strategia terroristica di Cosa Nostra degli anni ’90. Aveva l’obiettivo di fare una strage di carabinieri in servizio di ordine pubblico. Non a caso sarebbero stati impiegati secondo, il ricordo di Spatuzza, “50 chilogrammi di tondini di ferro” tagliati in pezzi di pochi centrimetri che con l’esplosione si sarebbero trasformati in migliaia di proiettili. Fortunatamente “il telecomando non funzionò” secondo le parole di Spatuzza che parlando di “colpo di grazia” riporta le parole del suo boss Giuseppe Graviano. “Il mio sentito dire non è al mercato ortofrutticolo…”.
Nel 2000 mi sono dissociato da Cosa Nostra e dai fratelli Graviano e ho iniziato un bellissmo percorso di istruzione e isolamento”. Gaspare Spatuzza racconta cosi’ la sua decisione di pentirsi di fronte ai giudici nel processo d’appello contro Dell’Utri. Lo fa ricordando “il cappellano del carcere di Ascoli Piceno, padre Pietro Capoccia” come l’incontro chiave della sua svolta e che gli trasmise “l’amore per le sacre scritture”. “Mi trovai di fronte al bivio di essere o uomo di Dio o mammone ho deciso di amare Dio” afferma Spatuzza che poi indica nel procuratore antimafia Pietro Grasso la persona che ha dato un contributo fondamentale alla sua decisione definitiva di collaborare con la giustizia “nel marzo 2006” ma aggiunge “non sono qui per barattare le mie parole, sarei un vigliacco lo Sato sa cosa deve fare della mia persona” “Se io ho messo la mia vita nelle mani del male, perche’ non la devo perdere per il bene?”. Davanti ai giudici della corte d’appello, il collaboratore Gaspare Spatuzza parla del suo pentimento e della sua volonta’ di “chiedere perdono”.
Spatuzza racconta che prima degli attentati del ’93 (a Roma nella Chiesa di San Giovanni in Laterano, al Verano e a Milano ai giardini di via Palestro) imbucò cinque lettere, alcune delle quali indirizzate a testate giornalistiche. “Queste lettere – prosegue – provenivano dal boss Giuseppe Graviano. Il fatto che prima di fare un attentato mi dicessero di informare qualcuno con delle lettere è un’anomalia che mi ha fatto capire che c’era qualcosa sul versante politico”. Nell’incontro di fine ’93 a Campo Felice di Roccella con Graviano, Spatuzza – stando al suo racconto – riceve l’ordine di compiere un attentato “in cui moriranno un bel po’ di carabinieri». Il fallito attentato allo stadio Olimpico «doveva essere il colpo di grazia” afferma Spatuzza. E poi: “Dissi a Graviano che ci stavamo portando un po’ di morti che non ci appartenevano, ma lui mi disse che era bene che ci portassimo dietro questi morti, così ‘chi si deve muovere si dà una mossa”.
Spatuzza spiega: “Vigliaccatamente (così nella deposizione, ndr) Cosa Nostra ha gioito per Capaci e via D’Amelio. Perché erano i principali nemici nostri. Capaci ci appartiene, via D’Amelio ci appartiene – afferma – ma tutto il resto non ci appartiene”. Come fallì l’attentato all’Olimpico? “Io e Benigno (altro mafioso, ndr) eravamo a Monte Mario. Benigno dà l’impulso al telecomando ma non funziona e l’attentato non avviene. Poi quando i carabinieri si erano già distanziati io gli dissi di fermarsi, di non dare più l’impulso. Scendiamo con la moto, ma l’attentato in sostanza era fallito”.
STRAGI DI CAPACI E VIA D’AMELIO- “Per Capaci e via d’Amelio abbiamo vigliaccamente gioito. Quelle sono stragi che ci appartengono, l’attentato di Firenze non ci appartiene”. Lo afferma Gaspare Spatuzza nella sua deposizione al processo d’appello in corso a Torino.
CHI E’ SPATUZZA – Spatuzza, tra gli assassini del piccolo Giuseppe Di Matteo e del parroco antimafia Pino Puglisi, verrà interrogato dal sostituto procuratore generale Antonino Gatto, che rappresenta l’accusa nel dibattimento che si svolge davanti alla Corte d’Appello di Palermo presieduta da Claudio Dall’Acqua, giudici a latere Salvatore Barresi e Sergio La Commare. L’aula in cui verra’ interrogato Spatuzza, che sara’ coperto da un paravento per non essere inquadrato, e’ rivestita di legno chiaro. E’ la stessa in cui si celebra il processo della Thyssen. Dovrebbe ospitare i quasi duecento giornalisti, provenienti da tutta Europa, che si sono accreditati per potere assistere al processo.
ANCHE LA BBC, 200 I GIORNALISTI – La lista degli organi di informazione contiene nomi non solo italiani. Sono indicati giornali francesi, olandesi, spagnoli. Ci saranno le telecamere della Bbc, e un inviato del Wall Street Journal, centinaia di giornalisti italiani. I livelli di sicurezza per l’arrivo del pentito Spatuzza sono molto alti. Sarà bloccata la corsia sud di via Cavalli, cioe’ la strada che costeggia le aule sotterranee del Palazzo di giustizia di Torino.
Negli interrogatori resi davanti ai magistrati delle Procure antimafia di Palermo, Firenze, Caltanissetta e Milano, il pentito Gaspare Spatuzza, parla della strategia stragista di Cosa nostra, come nacque l’idea delle stragi e del presunto accordo politico stipulato con alcuni politici. Il 18 giugno del 2009, Spatuzza parla, ad esempio, del fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma: “Giuseppe Graviano (boss di Brancaccio ndr) -dice il pentito- mi ha detto che ‘tutto si e’ chiuso bene, abbiamo ottenuto quello che cercavamo. Le persone che hanno portato avanti la cosa non sono come quei quattro crasti (cornuti ndr) dei socialisti che prima ci hanno chiesto i voti e poi ci hanno venduti. Si tratta di persone affidabili’. A quel punto mi fa il nome di Berlusconi e mi conferma, a mia domanda, che si tratta di quello di Canale 5. Poi mi dice che c’e’ anche un ‘paesano’ nostro e mi fa il nome di Dell’Utri”. E’ sempre il pentito Spatuzza a raccontare che ”Giuseppe Graviano mi dice che comunque bisogna fare l’attentato all’Olimpico perche’ serve a dare il colpo di grazia e dice ‘Abbiamo il paese nelle mani'”.
Ma non è solo Spatuzza a parlare di politici. C’è un altro pentito, le cui dichiarazioni sono state depositate al processo Dell’Utri. Sono quelle di Pietro Romeo, che il 30 settembre scorso, quindi appena due mesi fa dice ai pm: ”La motivazione stragista di Cosa nostra era quella di fare togliere il 41 bis. Non ho mai saputo quali motivazioni ci fossero nella parte politica”. E poi un altro pentito, l’assassino di don Pino Puglisi, Salvatore Grigoli, che il 5 novembre dice: ”Dalle informazioni che mi sono state date…le stragi erano fatte per costringere lo Stato a patti…”.
Il pentito Gaspare Spatuzza, nei mesi, è stato messo dai magistrati a confronto con due boss mafiosi: Filippo Graviano e Cosimo Lo Nigro. E’ il 10 settembre scorso e Spatuzza, guardando dritto negli occhi Lo Nigro, ripercorre i preparativi per l’attacco allo stadio Olimpico. Lo Nigro non ribatte, lo guarda e solo alla fine gli dice: ”Rispetto le tue scelte, ma ancora ti chiedo: sei sicuro di ciò che dici e delle tue scelte?”.
Nell’altro confronto, quello con Filippo Graviano, del 20 agosto 2009, i magistrati vogliono capire se davvero Graviano abbia detto la frase ‘se non arriva niente da dove deve arrivare è bene che anche noi cominciamo a parlare con i magistrati’. Secondo l’accusa era un messaggio per indicare che se la trattativa tra lo Stato e Cosa nostra non avesse avuto un esito positivo, il boss mafioso avrebbe potuto prendere in considerazione l’ipotesi di dissociarsi da Cosa nostra, un percorso che molti mafiosi, come si diceva nelle carceri, avevano intrapreso.
Graviano, davanti a Spatuzza dice: “Io non ho mai parlato con ostilità nei tuoi riguardi“. E ancora: “Mi dispiace contraddire Spatuzza, ma devo dire che non mi aspetto niente adesso e nemmeno nel passato”.
foto e testo tratto da affaritaliani.it
Oggi Spatuzza nel bunker di Torino. Dell’Utri: «Mai incontrato i boss
TORINO – Ore nove: è questa l’ora prevista per l’inizio dell’attesa deposizione di Gaspare Spatuzza, pentito di mafia che accusa il senatore Marcello Dell’Utri e il premier Silvio Berlusconi di contiguità con Cosa Nostra. Lo scenario sarà quello della maxi aula uno del palazzo di giustizia di Torino, quella del processo Thyssen e la stessa che ospiterà tra pochi giorni il processo Eternit. La testimonianza di Spatuzza, le cui rivelazioni sono state raccolte da tre diverse procure, entra nel processo d’appello a Dell’Utri, condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, che si sta celebrando a Palermo e che sembrava prossimo alla conclusione. La seconda sezione della corte d’Appello di Palermo presieduta da Claudio Dall’Acqua ha deciso di trasferirsi per motivi di sicurezza, ma di sentire il testimone a porte aperte.
MEDIA – L’aula torinese è stata attrezzata con impianti di registrazione e ripresa, monitor, schermi e telecamere di sicurezza. La capienza massima è di 250 posti, ma le richieste di accredito giunte presso la procura generale crescono di ora in ora e molto probabilmente sarà utilizzata anche l’aula adiacente, la maxiaula 2, collegata con impianti audio e con uno schermo. La lista degli organi di informazione contiene già circa 200 nomi, non solo italiani. Sono indicati giornali francesi, olandesi, spagnoli. Ci saranno le telecamere della Bbc, e un inviato del Wall Street Journal, oltre a centinaia di giornalisti italiani. Accanto a palazzo di giustizia sarà chiuso al traffico il controviale di via Cavalli, mentre saranno transitabili regolarmente sia via Falcone e Borsellino che corso Vittorio Emanuele.
LA DEPOSIZIONE – Gaspare Spatuzza, per il quale la procura di Firenze ha chiesto il programma di protezione, parlerà al microfono protetto da un paravento. Il collaboratore, che è stato anche sottoposto a confronto con i suoi ex capimandamento di Brancaccio , Filippo e Giuseppe Graviano, ha riempito un migliaio di pagine di verbali, da tempo a disposizione dei magistrati di Palermo, ricostruendo la storia delle stragi di mafia del ’90 e gli intrecci tra cosa nostra e la politica, sollevando pesanti accuse nei confronti del Presidente del Consiglio.
DELL’UTRI – Marcello Dell’Utri, che sarà in aula, però, respinge ogni accusa. E in un’intervista al Corriere della Sera assicura di non aver mai incontrato i boss. «Sono tutti pazzi – afferma il senatore del Pdl – Berlusconi? Lo sento ogni giorno, lui teme di più la controversia con la moglie».
corriere.it inserito da michele de lucia