Ricordo del poeta Salvatore Cerino nel centenario della nascita. ( Napoli, 01/01/1910)
Profondo fu il cordoglio di Napoli, quando nella Primavera del 1992 scomparve uno dei suoi cantori, il poeta Salvatore Cerino, che molti avevano amato per la sua lealtà, la sua trasparenza, la sua poesia.
Raffaele Viviani aveva scritto a Salvatore Cerino: “Siete il Cerino che non si spegne e fa luce in ogni ricorrenza”e tale espressione è stata sempre riconfermata dalla critica per i costanti successi e per la vena sempre più ricca e fresca del poeta, quasi a diventare un vessillo, per lui dal temperamento scoppiettante e vivace, coerente nella vita e nell’Arte.
La frase di Raffaele Viviani sta ancora a testimoniare il valore dell’opera di Cerino, l’incisività della sua arte, la foga del suo carattere, che in alcuni momenti era pensieroso e taciturno, in altri momenti guizzante e allegro, affascinante proprio come una fiamma che guizza, si abbassa, s’innalza, sfavilla, ma resta sempre viva, nonostante i venti contrari, perché alimentata da un Soffio superiore, quello dell’Arte che è emanazione del Sommo Spirito e come il Creato si rinnova e dura nei secoli, perché rientra anch’essa nel progetto d’Amore di Dio. La vita e l’opera di Salvatore Cerino sono state un elogio continuo a Dio e al Creato.
Nell’osservare la Natura, egli cercava la spiegazione della vita, del destino umano, della volontà di Dio. La sua religiosità gli faceva amare l’immensità e le cose più piccole del Creato: “’e sciure”, “’e ffronne”, “ ‘o viento”, “ na carezza d’aria ‘e mare”, “ ‘o mare arraggiato”, “ ‘o sole d’oro”, “ ‘a sinfunia d’’o mare”, “ ‘o scerocco”, “ ‘stu cielo limpido”, “ ‘o furaniello”. Egli scrisse “Tutt’’o Criato è n’armunia che canta, mentr’io ncantato, saglio ncielo e sento.” Tali versi sono incisi su di una targa che il Comune di Napoli fece apporre sulla facciata del palazzo dove Salvatore Cerino visse, in Piazzetta del Leone a Mergellina
Una vita raddolcita, sottolineata, sublimata dalla Poesia. “Fervida anima poetica napoletana – disse di lui Edoardo Nicolardi ed Ettore Garello sulla rivista – Melpomene – attraverso la cortina dei suoi versi scintillanti e precisi”.
Cerino espresse la ricchezza del suo cuore e la genialità della sua mente, in liriche, poesie, prose, commedie, con una scioltezza di linguaggio, un’esposizione limpida e robusta, senza forzature, senza “zeppe”, con una prodigiosa ricchezza di vocaboli. Giovanni Artieri in “Napoli scontraffatta” scrisse “C’è una tipica natura di fluviatile produttore di versi tanto copiosa e spontanea da fluire anche al di fuori della volontà e dell’ispirazione”.
Egli sarebbe stato capace di colloquiare in versi per ore, con un ritmo che gli veniva spontaneo ed una melodia innata. Elio Bruno sul “Roma” del 23 aprile 1992 così annota: “Non è solo il parlato quotidiano che assume cadenze, ritmi artistici, ma sono le allitterazioni, l’equilibrio delle assonanze, le accorte interazioni stilistiche e semantiche a costruire l’ordito di una polifonia di lunga durata.”
Salvatore Cerino a soli venti anni aveva dato alle stampe il poemetto in terza rima “ ‘E qquatto staggione” che dopo oltre settantotto anni dalla prima edizione, risulta ancora fresco ed entusiasma sempre di più, non solo per il contenuto, ma per la perfezione la liricità espressiva.
La presentazione alla seconda edizione è così sintetizzata dal poeta: “ E’ tutto nu Miracolo d’Ammore/ ‘e luce e d’Armunia / ch’allumma ‘o sentimento e schiara ‘o core / p’e tanta poesia”.
I poemetti inseriti nel titolo “’E qquatto staggione” sono un inno alla Natura, al Creato che si perpetua appunto, con il ritmo delle stagioni che sono le tappe della vita e si susseguono secondo un progetto divino a noi sconosciuti. Di una cosa, però, posiamo essere sicuri e il poeta ce lo conferma nella lirica “ ‘A Natura” – ‘A vita se rinnova cu l’Ammore, si ‘o tiempo ‘e ccose ‘e sciupe, ‘e secche, ‘e sfronna”-
L’uomo perfetto microcosmo, fa parte del progetto d’Amore di Dio, è egli stesso una scintilla di quest’immensa fiamma d’Amore, non gli è concesso di conoscere i fini misteriosi del suo Creatore, ma la sua sensibilità, il suo ardente amore per il prossimo e la Natura, l’avvicinano molto a Lui. Gli artisti, gli animi più sensibili, si elevano dalla materialità ed anelano più degli altri a conoscere il mistero della Creazione, ad osservare la presenza di Dio nell’Universo: “Na carezza d’aria ‘emare, nu suspiro ‘e Dio me pare.” disse Cerino e a comprendere il fine della nostra vita: “Ma si ‘aNatura eternamente è Mamma e a cchesta Mamma voglio tantu bene, pecché se more subito, int’aniente?” e altrove: “ ‘Ah! Ma pecché da quanno l’ommo è nnato campa luttanno e corre mbraccia ‘a morte?”.
Salvatore Cerino si era affidato a Dio nelle ultime ore del suo pellegrinaggio terreno, invocandolo spesso e declamando i suoi versi fino a quando potè esprimersi con la voce, poi i suoi occhi azzurri diventarono sempre più splendenti ed espressivi e i figli che l’attorniavano, ben ne recepivano i messaggi: quegli sguardi solerti parlavano della sua opera che lasciava e dell’eternità che l’attendeva!
Abbiamo già menzionato la prima opera del poeta, il poemetto in terza rima “ ‘E qquatto staggione” che fu pubblicato la prima volta nel 1931 e in seconda edizione nel 1976. Tra le altre opere edite ricordiamo: “Ombre” del 1964, “Nu poco ‘e fantasia del 1967. “Margellina” del 1967
“Armunia 1975, “Pulicenella ì’a Piererotta” del 1980, “Lassammo perdere”del 1981, Pausillipon” del 1984, “Armonie di Posillipo” del 1988. Sono state pubblicate postume “Napolieterna musa” nel 1994 e “Immenzità” nel 1997.
Salvatore Cerino ha pubblicato per oltre sessant’anni su riviste e periodici di grande prestigio. E’ stato promotore di iniziative culturali al “Centro Sudi Mergellina” e nel suo salotto letterario ha ospitato poeti, letterati ed artisti.
Ora non si può pensare che un’attività così intensa che comprendeva anche un’attività lavorativa e la dedizione alla famiglia, l’amore incondizionato per l’arte e un canto così sentito che nasce dal cuore e diventa “Luce ardente”per tutta l’umanità non abbiano lasciato una traccia immortale. E qui il poeta sembra interloquire: “Aneme ardente!…Luce ‘e tutta ‘a vita!../ Popolo e tutto ‘o munno sano sano/ Io te so’ figlio /E comme ‘a calamita/ resto attaccato a tté c’’o core mmano./ Chesto dicette. E pe’ l’emozione/ ca me cagnaie tutte ‘e sentimente/ e me nchiuvaie ncore ‘a passione/ io pure me sentette:Luce ardente!”:una piccola fiamma d’Amore del suo Creatore ma la sua luce risplenderà tra gli uomini, finchè il suo canto terreno susciterà emozioni, nobili sentimenti, gioia per la vita,amore per il Creato
Cerino ha lasciato un”messaggio d’amore, di libertà, di fratellanza per tutta l’Umanità” ha affermato Ettore Capuano. La sua poesia continuerà a vivere finché il mondo esisterà, per poi rifluire nei “cieli nuovi” e continuare ad essere ancora più rilucente nota alle meraviglie eterne di Colui che, un tempo, un altro impareggiabile cantore suo e delle sue creature così cantò: “Altissimo, Onipotente, bon Signore, Tue so le laude, la gloria e l’onore et onne benedictione…”(San Francesco d’Assisi, Cantico delle creature).
Grazia Cerino
Inserito da Alberto Del Grosso