Pirati somali-Savina Caylyn: ostaggi portati nel deserto. Piano di Sorrento preoccupata per Cesaro

21 maggio 2011 | 20:22
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Pirati somali-Savina Caylyn: ostaggi portati nel deserto. Piano di Sorrento preoccupata per Cesaro

Le condizioni sulla nave sono critiche e gravi

PIANO DI SORRENTO – Quello che avevano detto di attuare lo hanno messo in pratica in queste ore, di portare sulla terra ferma desertica tre nostri marinai connazionali: Bon , Guardascione e Cesaro,  perché non si è ottemperati alla loro richieste, ossia alla cifra del riscatto che era di 16milioni di dollari. Una cifra che la società armatrice napoletana, la Flli D’Amato difficilmente potrà pagare, ma che a dire in una telefonata giunta dagli altri due connazionali che sono rimasti a bordo, il comandante Giuseppe Lubrano Lavardera ed il direttore di macchina Antonio Varrecchia, potrebbe essere abbassata di 5milioni e quattrocentomila $, ossia di 10,6milioni. All’ultimatum telefonico che era arrivato nella giornata di giovedì, sia l’armatore della società napoletana che il Ministero degli Affari Esteri non hanno risposto ed ecco che loro hanno messo in pratica quello che avevano detto. Una angosciante telefonata è arrivata da bordo della petroliera che è sequestra da tre mesi e dieci giorni nel mare di nessuno, davanti alle coste del Puntland, la regione semiautonoma somala davanti alla quale ci sono decine di navi che aspettano il loro ritorno a casa. Per il quale ci vorranno tra i sette e gli otto mesi, come affermato dalla signora Varrecchia in un’intervista rilasciata su TMO di Gaeta e riportata anche su procida.blogolandia.it. Un’intervista nella quale si parla della telefonata angosciante del marito che chiede aiuto perché la situazione e le condizioni della nave al caldo somalo sono raccapriccianti. Ed infatti nella giornata di venerdì i pirati-sequestratori hanno posto in essere il loro dire, ed hanno portato con una delle loro barche sulla terra somala tre dei nostri marinai imbarcati. Il primo ufficiale di Trieste, Eugenio Bon, il terzo ufficiale di Procida, Enzo Guardascione e l’allievo di Piano di Sorrento, Gianmaria Cesaro, sono stati trasbordati sulla terra ferma e portati sulle alture desertiche del Putland. Chissà in quale porto li hanno fatti sbarcare (Boosaasoo, Qandala, Dhurbo, Caalula, Bargaal, Hudiyo,  Xaafuun, Bandar beyla ed Eil, per citare i principali) e poi li hanno portati in qualche zona attorno forse a questi porti, oppure li hanno fatti percorrere molti chilometri. Sta il fatto che nella telefonata arrivata dai due marittimi rimasti a bordo si dice che “non avendo ottemperato a quando chiesto dai pirati nell’ultimatum, questa mattina sono stati fatti sbarcare per portarli sulla terra ferma sulle alture del deserto, gli altri tre membri italiani dell’equipaggio. Non vi è stato alcun contatto tra le autorità italiane, l’armatore ed i pirati; per cui si è reso inasprire le condizioni di prigionia dei rapiti”. Come riporta liberoreporter.it. Un ultimatum nel quale si parlava di un riscatto da capogiro, sul “quale non ha detto niente e la società non parla”, così parla la moglie del direttore Antonio Varrecchia in un’intervista a TMO di Gaeta. Il marito “ha chiamato dopo una quindicina di giorni, poi c’è stata una pausa di un mese e mezzo e nella telefonata mi chiedeva aiuto perché non c’è la fanno più. E bisognava fare pressione su qualcuno: la Farnesina, la compagnia o che ci fosse qualsiasi appiglio”. Queste le parole del direttore di macchina alla moglie, la quale continua affermando che “siamo usciti demoralizzati perché ci vorrà tempo. Poiché un sequestro normale dura tra i sette e gli otto mesi. Il combustibile sta per finire ed è cambiato il capo dei pirati, e non si sa quando arriverà”. Ma il fatto eclatante e che “a bordo ci sono quaranta pirati su ventidue di equipaggio e sono guardati a vista, anche quando vanno in bagno. E quando telefonano i pirati dicono loro cosa devono dire”, ma la cosa sconvolgente e che “li hanno spogliati di tutto, anche dei vestiti e l’aria condizionata non funziona”.  Queste sono alcune delle parole della signora Verrecchia, di una situazione che mantiene in angoscia, ansia, apprensione e speranza le famiglie dei marittimi.    

           Pirati somali e le loro imbarcazioni                                 Mappa del Puntland

GIUSEPPE SPASIANO