Vico Equense, a Le Axidie “La Strada Dritta”

26 giugno 2011 | 20:26
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Vico Equense, a Le Axidie “La Strada Dritta”

Il libro di Pinto che parla della avventurosa  storia dell’autostrada del sole

VICO EQUENSE – Ricordando quei giorni nei quali il coraggio di pochi uomini che intrapresero la costruzione di un’imponente opera, senza saper come si doveva incominciare, si sono aperte a Le Axidie, le serate dedicate a “Libri sotto le Stelle”. La kermesse estiva giunta alla sesta edizione, nata da un’idea di Alberto Ciaravolo, con la collaborazione del Resort Le Axidie e la sponsorizzazione della pasticceria Mennella, ha preso il via la sera di sabato 25 giugno con la presentazione del libro dell’ex direttore di RAI 3, Francesco Pinto, oggi direttore del Centro Produzione RAI di Napoli. “La strada dritta” è un volume nato “quattro anni fa, in tempi bui in un paese rassegnato. Guardando questa storia questo è stato un paese che ha avuto forza e coraggio”, dice Pinto riferendosi al momento che sta vivendo l’Italia. Una nazione che dopo una sanguinosa, dolorosa e derelitta seconda guerra mondiale, ebbe la grande capacità, senza ne saper leggere e scrivere, perché ricordiamo c’erano molti analfabeti, di rimboccarsi le maniche e di ritornare e diventare quella nazione forte e coraggiosa che i suoi avi avevano costruito. Con degli intervalli nei quali sono stati letti dei vari brani dall’attrice Rosaria De Cicco, e le canzoni dell’epoca cantate da Teodora Ferro, sulla splendida terrazza con una mirabile vista del golfo di Napoli, si è parlato con un’introduzione che ricordava qualche ricordo e qualche aneddoto di quegli anni del giornalista Geo Nocchetti, di una storia tutta italiana. Fatta e voluta soprattutto da noi italiani, che bisognava anche unire con una lunga strada che andasse da Milano a Napoli. Ed ecco che nel lontano 19 maggio del 1956 viene messa in opera senza un progetto definitivo, senza le tecnologie, le competenze professionali ed i soldi necessari, un qualcosa che il coraggio di pochi uomini è riuscito a “costruire”. Si proprio questa è la parola da usare perché in appena circa otto anni, per la precisione sette anni e dieci mesi, decine e decine di uomini che non sapevano neanche impastare il cemento, neanche segare o inchiodare, misero il loro suggello ad un opera che tutt’oggi può essere definito il fiore all’occhiello dell’ingegno italiano. Quello che forse oggi manca per un verso, perché continua Pinto “possiamo tornare ad essere un paese dalle sfide impossibili. Infatti sì quella fu una sfida impossibile; nel fango, negli inverni lunghi e freddi, nelle estati torride e calde e nel buio delle gallerie, l’amministratore delegato della Società Autostrade, Fedele Cova, ed un operaio emigrato la Nord, Gaetano De Angelis, fanno un giuramento: di finire insieme quell’abbozzo di strada. Ed in un  capitolo del libro “si parla del dialogo tra Fedele Cova ed Aldo Fascetti (presidente Dell’IRI). Cova esita sull’accettare l’impegno e Fascetti dice che può chiamare gli americani, ma Cova gli risponde che <non lo farò mai perchè  dev’essere costruita dagli italiani>”. Sotto la conduzione della presentatrice Marina Ciaravolo, l’ex direttore della Rai 3 senza molta nostalgia, dice che “in quegli anni nel nostro cuore avevamo la leggerezza ed una straordinaria forza”. Un libro scritto vedendo le foto, leggendo quei documenti dell’epoca che narrano il doloroso e laborioso lavoro di quegli uomini, perché “la prima cosa che ho fatto prima di scrivere questo libro è stata quella di vedere quelle foto in bianco e nero di allora”. Perché quella costruzione “è stata una battaglia. Quando gi operai arrivarono sul Po, esso li accoglie con una piena e li che l’operaio decide di sfidarlo”. E qui che si vede la forza di un uomo, dell’italiano, che anche davanti a qualcosa più grande di lui, non si perde di animo e va avanti perché l’idea è solo quella: realizzare quella strada che unisca il paese da Nord a Sud. E mentre Domenico Modugno canta “Volare” e Berruti è l’uomo più veloce al mondo, quelle centinaia di uomini con 74 morti sulle spalle, e con senza smontare le imponenti impalcature, sull’Appennino centrale, tra Toscana ed Emilia, con dei pastori trasformati in operai e carpentieri, vanno avanti senza ami fermarsi, anche nel giorno del Signore. Perché “il paese in quegli anni non si voleva fermare, e diventava sempre più forte. Quello che siamo stati e che lo potremo essere oggi”.

  Francesco Pinto     Geo Nocchetti    Rosaria De Cicco     Ceravolo e Sommese

GIUSEPPE SPASIANO