La situazione con col passare dei giorni si sta facendo drammatica nel caldo e torrido Corno d’Africa e nella telefonata di qualche giorno fa – con la quale Liberoreporter.it ha cercato di parlare con il comandante ed il direttore di macchina – è stato risposto che quando si pagherà si parlerà. Questo in sintesi quello che ha detto, da come si ascolta nell’audio, il pirata che parla italiano con il giornalista che ha chiamato a bordo il 26 agosto dopo vari giorni di vani tentativi telefonici. Dall’altro capo del caldo telefono africano risponde quasi con una certa calma e compostezza il somalo, che parla quasi correttamente italiano: “Non c’è notizia, il direttore Verrecchia sta male e non può parlare e non so cosa ha”. Si fa il tentativo di colloquiare con il comandante Lavadera ma la risposta è: “non ha il permesso di parlare”. Si cerca di sapere qualcosa sul resto dell’equipaggio: “ho detto che stanno male, qualcuno sta male”. Si passa a come stanno le fasi della trattativa e qui con decisione taglia corto perchè “tu puoi parlare solo quando la compagnia paga”. E con questo la telefonata si interrompe e le ansie, le attese e le speranze si fanno sempre più frenetiche. Finalmente dopo tanti tentativi ecco che la questione Savina Caylyn va nelle mani direttamente del ministero e precisamente al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta. Questa notizia è stata comunicata alla moglie del comandante Lubrano Lavadera, Nunzia Nappo, nella giornata di giovedì 25 agosto, dai responsabili della Farnesina. Così questo spinoso caso – che vede coinvolto anche il marittimo di Piano di Sorrento, Gianmaria Cesaro di 26 anni – passa nella mani del governo, che in una nota dei giorni scorsi ha ribadito che “la Farnesina ha assicurato che nell’ambito delle proprie competenze continuerà ad adoperarsi senza soluzione di continuità per il rilascio della nave ‘Savina Caylin’. Nel corso dei mesi che hanno caratterizzato il sequestro della nave Savina Caylin, catturata l’8 febbraio 2011 nell’Oceano Indiano, il Mae, attraverso l’Unità di Crisi, ha mantenuto stretti contatti con i familiari dei marittimi sequestrati e con la Società Armatrice di proprietà del Cav. Luigi D’Amato, tenendo entrambi informati dell’intensa e articolata azione diplomatica attivata per la soluzione del caso e liberazione dell’equipaggio”. Questo si legge in primis e poi parla anche della ‘Rosalia D’Amato’ e dell’azione che è stata svolta in quei luoghi, sia da Margherita Boniver che da Alfredo Mantica, ma ribadisce che “il Governo italiano, tenuto anche conto dell’esplicita richiesta dei familiari degli ostaggi, ha finora espressamente evitato qualsiasi azione di tipo militare che possa mettere in pericolo la sicurezza ed incolumità degli ostaggi stessi. A fronte di tale azioni volte alla soluzione del caso, il Governo italiano non può contemplare la possibilità di una trattativa diretta con i pirati e tanto meno di pagare riscatti per la liberazione degli ostaggi, come espressamente vietato dalla normativa – a cominciare da quella riflessa nelle Risoluzioni Onu, che esclude qualsiasi forma di favoreggiamento delle attività di pirateria da parte degli Stati. La Farnesina, che ben comprende l’angoscia dei familiari, assicura che, nell’ambito delle proprie competenze, continuerà ad adoperarsi senza soluzione di continuità per il rilascio della nave ‘Savina Caylin’ e sottolinea l’importanza di mantenere il massimo riserbo da parte dei vari attori della vicenda. Come dimostrato dalla positiva soluzione di tutti i precedenti casi di sequestro, la riservatezza si è infatti rivelata un elemento fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi”. Ma intanto non solo nell’isola di Procida c’è una mobilitazione generale, ma il fermento sta prendendo anche Piano di Sorrento (con la foto di Gianmaria in tutti i negozi). Durante un consiglio comunale speciale, il sindaco Giovanni Ruggiero ha ribadito la sua vicinanza ai familiari di Gianmaria e l’impegno a fare tutto quel che si può per dare un’accelerata per risolvere questa torrida e tragica vicenda. E nelle parole del sindaco Ruggiero, che sta seguendo la vicenda dall’inizio, si può capire tutta l’amarezza, ma allo stesso tempo l’impotenza, sulla questione del sequestro di questa petroliera. “Qualsiasi cosa diciamo – dice Ruggiero – è superflua, io per lo meno avverto la mia impotenza e fino a quando diremo varie parole nascerà dell’amaro fin quando Gianmaria non tornerà a casa. La verità è che è passato molto tempo ed i giorni che passano ci lasciano interdetti”. Il sindaco Ruggiero ha, inoltre, assicurato che ci saà un incontro con i sindaci delle altre città coinvolte: Procida, Trieste e Gaeta. Ruggiero ha affermato di aver avuto telefonicamente un colloquio con il sindaco procidano, Vincenzo Capezzuto: “ho parlato con lui e per il 5 settembre, con gli altri due comuni, cercheremo di concordare il da farsi”. “Quello che noi possiamo fare – conclude il primo cittadino carottese – è sostenere e sensibilizzare per trovare un ponte di comunicazione”. La stessa linea è stata espressa dall’intesa assise della cittadina costiera che ha deliberato di comune unione con il comune di Procida le iniziative da fare; di fornire alla famiglia Cesaro tutto il supporto possibile, anche presso gli enti preposti, e di costituire una commissione di cui fanno parte il sindaco, Antonio Russo (consigliere di maggioranza), Giovanni Iaccarino (leader del’opposizione), un rappresentante dell’Istituto Nautico, un esponente delle associazioni marittime ed uno della famiglia Cesaro. Ed intanto c’è anche chi si sta prodigando per attuare la sera del 5 settembre una fiaccolata per il centro cittadino in sostegno sia di Gianmaria che della famiglia, con in testa il padre, il comandante Antonio Cesaro, supportato anche dal fratello Vincenzo. Antonio Cesaro non sente il figlio telefonicamente da molto tempo: “Sono tre mesi che non sento mio figlio. Ho parlato con vari parlamentari ma fino ad oggi niente. A Gianmaria piaceva navigare (ricorda con una certa amarezza) e dopo il primo imbarco di sei mesi ha voluto continuare. Perciò Gianmaria ti aspettiamo a casa”. E questo è l’appello che racchiude un po’ tutti quelli che i familiari fanno in questo tragico momento. E bisogna solo sperare che la vicenda si concluda al più presto dopo vari silenzi.
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GIUSEPPE SPASIANO