Piano di Sorrento, penisola sorrentina. Dopo un anno di prigionia Piano di Sorrento saluta Gianmaria Cesaro. La festa gli era dovuta ed è stata fatta anche se solo all’interno della sala consiliare del comune carottese, a causa dell’inclemenza del tempo. Con il suo solito cappellino che sembrava non volesse togliere neanche quando si stava accomodando alla sinistra del sindaco Giovanni Ruggiero, con la sua ritrovata serenità Gianmaria è stato accolto da un caloroso applauso da tutti quei cittadini che hanno potuto entrare nella sala dove si svolgono mensilmente le sedute plenarie del consiglio comunale. Una festa che bisognava tributargli, non perché chissà cosa si dovesse festeggiare, ma perché il suo ritorno insieme a quei cinque altri italiani – due di Procida, uno di Gaeta ed uno di Trieste – significa cinque vite salve da un pericolo che ha preso piede all’inizio di questo secolo e che in qualche caso non lascia scampo a nessuno. Circa undici mesi nei quali i ‘novelli bucanieri del Corno d’Africa’, a causa delle loro condizioni politiche e strutturali sociali si sono inventati un altro modo di vivere per sopperire ad un loro stato di vita fatiscente ed hanno tenuto in ostaggio (nel più lungo sequestro, così possiamo scrivere, non solo della storia italiana ma anche della nostra marineria) ventidue uomini che altro non facevano che il loro lavoro. Ripercorrere quei momenti ci sembra doveroso in questo momento di festa, ma fino ad un certo punto perché sappiamo tutti come stavano le cose grazie anche a chi giornalisticamente ci ha dato dentro come Liberoreporter.it e ad altri mass-media, perché oggi nella sede municipale gli occhi erano tutti per quel ragazzo esile ma forte e coraggioso, che sicuramente oggi ha un pò di esperienze in più. Il sindaco Giovanni Ruggiero ha rotto il ghiaccio con le sue parole: “Questa è una serata speciale che non è mia ma per Gianmaria. Vedi, noi cercheremo di dire qualche parola su questo movimento che si è creato e che ha abbracciato tutti”. Un movimento che ha coinvolto e che ha attecchito in tutta la cittadina costiera che con il passare dei giorni si stringeva sempre di più attorno al padre Antonio ed alla madre di Gianmaria. Un movimento nato anche grazie agli amici di Procida, che erano presenti con una rappresentanza del ‘Coordinamento Subito Liberi’ capeggiato dalla grintosa Valeria Barone, che con quel loro forte sprono hanno messo in atto una forte voce che ha rotto il silenzio che stava avvolgendola vicenda da circa tre mesi. Un silenzio che anche molti mass-media avevano deciso di ottemperare per vari motivi, anche per non intaccare le trattative che erano in corso. “Quanti sono lunghi dieci mesi?”, questa la domanda figurativa del sindaco a Gianmaria. “Cosa fa l’orologio quando succedono cose come sono accadute a te?”. Domande alle quali nel nostro solito tran tran quotidiano vengono date risposte che passano dopo qualche secondo; nello stato in cui versavano quei poveri ventidue sfortunati, invece, quei secondi erano una eternità. La parola è poi passata ai due consiglieri del comitato che fu eletto nella seduta consiliare per seguire da vicino la vicenda non solo di Gianmaria Cesaro ma anche della Savina Caylyn. Antonio Russo (consigliere di maggioranza) si è soffermato dicendo che “è una serata più bella di quella di Roma ed anche emozionante. Come amministrazione più di stare vicino al padre di Gianmaria non abbiamo potuto fare. La nostra felicità l’abbiamo già espressa”. Per Giovanni Iaccarino (consigliere di opposizione): “La cosa che volevo condividere con voi è l’obiettivo che abbiamo potuto dare, un contribuito e la nostra vicinanza al dramma della famiglia Cesaro”. Ma tutti gli occhi e le orecchie erano rivolte a lui, Gianmaria Cesaro, aspettando che dicesse qualcosa. E davanti a molti consiglieri comunali ed accolto da un caloroso applauso ha ribadito di voler “fare un ringraziamento a tutto il paese che mi è stato vicino, perché a volte ho sentito dai pirati che c’erano manifestazioni e questo mi ha dato l’energia per andare avanti”. Anche qualche battuta ovviamente ha detto chi in prima linea è stato vicino alla sorte del figlio, parliamo del padre Antonio che con una certa commozione ha ribadito che “ci siete stati vicini, anzi vicinissimi, anche le istituzioni. Ringrazio anche a voi di Procida perché ci avete dato l’impulso di andare avanti”. Il finale ha riservato un regalo da parte dell’amministrazione comunale, per mano del sindaco Ruggiero, consistente in un cofanetto intarsiato realizzato da un artigiano locale contenente un diario in carta di Amalfi ed una pregiata penna, affinchè Gianmaria possa scrivere simbolicamente la sua storia da oggi in poi. Ed alla fine Ginamaria ha stappato la bottiglia di spumante ed ha tagliato la torta, decorata con una immagine della costa sorrentina e la scritta “Bentornato a casa”, chiudendo un tardo pomeriggio festoso che con ogni probabilità, quando Gianmaria lo vorrà, seguirà anche in piazza insieme agli amici procidani.
Alcune foto della serata
GIUSEPPE SPASIANO