
Dai regolamenti più o meno ufficiali dell´esercito americano, Obama ha fatto cancellare pochi mesi fa la regola odiosa del don´t ask, don´t tell (tu non puoi dire che sei gay, in cambio noi non te lo chiediamo), che univa la forza del pregiudizio alla vergogna dell´ipocrisia, col cemento della convenienza reciproca. Qualcosa del genere è accaduto, domenica, in San Petronio, o almeno si contava che accadesse.
Capiamoci bene. Nessuno al mondo deve sentirsi, o peggio essere obbligato a dichiarare urbi et orbi con chi condivide la vita, gli affetti ed anche le lenzuola. Ho sempre ritenuto l´outing forzato (non il coming out, che è una libera e coraggiosa scelta personale) una strategia violenta del movimento omosessuale, che trova qualche ragione d´essere solo quando viene esercitata contro chi, pur vivendo relazioni omosessuali, ostenta disprezzo o sostiene la discriminazione verso i diritti dei gay.
Dunque nessuno, proprio nessuno aveva il diritto di pretendere da Lucio Dalla, dal suo compagno o da chicchessia una dichiarazione pubblica di legame affettivo che si sarebbe immediatamente convertita in un´autocertificazione plateale di orientamento sessuale. Chi per questo diritto alla riservatezza personale ha lanciato accuse di ipocrisia all´uno o all´altro dei coinvolti, ha sbagliato.