Piano di Sorrento a Villa Fondi Il gatto in mostra sotto varie forme
A Villa Fondi in documenti d’epoca
PIANO DI SORRENTO – Il prezioso felino amico dell’uomo è in mostra in molte locandine storiche sotto le sue variate forme che lo contemplano in ogni sua posizione ed atteggiamento. Entrando nel Museo ‘George Vallet’ si possono ammirare molte locandine, cartoline e manifesti provenienti dal Museo Parigino di Roma, che lo raffigurano nei suoi più strani atteggiamenti. Quando gioca con il gomitolo di lana, quando accarezza i suoi piccoli, quando cattura un uccello, con la pipa in bocca, nelle locandine della pubblicità che parlano di famose ditte di aperitivi e cioccolata, in manifesti cinematografici di film e così via. Ma quello che forse da un lato lascia meravigliati è quando gli occhi puntano un pentagramma musicale, sul quale sono scritte delle canzoni dedicategli. Un animale che era molto venerato presso gli antichi egizi che ne hanno divinizzato i tratti nella dea protettrice Bastet, simbolo di fecondità e dell’amore materno. Il suo culto si situava principalmente nella città di Bubasti. Gli archeologi hanno scoperto numerose mummie di gatto che mostrano la venerazione degli egiziani per questo felino. Anche la sorella di Bastet, Sekhmet, era un felino (anche se una leonessa) e lei aveva come animale sacro il gatto.
Le prime scoperte paleontologiche situavano i primi siti della domesticazione del gatto in Egitto, verso il 2000 a.C., ma la scoperta nel 2004 di resti di gatto vicino a quelli di uomini in una sepoltura a Cipro porta l’inizio di questa relazione tra i 7500 e i 7000 anni prima di Cristo. Il gatto scoperto presenta una morfologia molto simile a quella del gatto selvatico africano, senza le modifiche dello scheletro dovute alla domesticazione: si tratta di un gatto addomesticato piuttosto che domestico. La coabitazione dei gatti con gli uomini è probabilmente cominciata con l’inizio dell’agricoltura: l’immagazzinamento del grano ha attirato i topi e i ratti, che a loro volta hanno attirato i gatti, loro predatori naturali. Lo studio condotto da Carlos Driscoll su 979 gatti ha permesso di definire la probabile origine del gatto domestico nella regione della mezzaluna fertile in Mesopotamia.
Su questo fantomatico animale della famiglia di felini, autonomo, libero ed indipendente, in questi giorni nella mostra ‘Sua Maestà il Gatto’che rientra nella ‘Settimana della Cultura’ promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si sono cimentati vari esperti ed autorità in diversi dibattiti che ne hanno raccontato la sua storia, il suo modo di agire, i racconti che ne parlano, i luoghi dove dimorano e tutto quello che lo circonda. In collaborazione con l’associazione culturale Cypraea di Cecilia Coppola, che ha organizzato l’evento, e con il patrocinio del comune carottese, sono stati anche proiettati dei film e delle diapositive. Ma c’è stato anche il connubio con il Museo ‘George Vallet’, perché questa mostra ha offerto l’occasione ai visitatori ed ai turisti di visitare le testimonianze dei reperti archeologici presenti. Un evento che il curatore Cesare Nissirio ha definito “una mostra culturale, perché non è un fatto estetizzante. Il gatto è il pretesto come l’arte; il collezionismo, il cinema e la stampa si sono dedicati ad esso. Questa è una mostra di alta cultura, tanto che la dottoressa Budetta ha pensato di affiancare la sezione dei reperti”. Molti sono stati i visitatori entusiasti ed incuriositi che l’hanno visitato in questa settimana nella quale ci sono stati anche questi dibattiti, tra le quali molte scolaresche. Il plauso del curatore dell’esposizione va alla “professoressa Cecilia Coppola che ha organizzato l’evento con il coinvolgimento delle scuole. Ha portato – dice entusiasta – molti ragazzi di vari istituti”. Ma quello che lui ci svela è che “è venuto il sindaco di Grenoble, la dottoressa Marie-Claire Nepi e vorrebbe portare la mostra nella sua città. Questa mostra nel mese di luglio sarà a Roma e Tarquinia, lì perché gli etruschi amavano i gatti”.
Infine “sono grato al comune di Piano per avermi dato ospitalità perché è consapevole della importanza dell’avvenimento”. La mostra resterà visitabile fino al 20 maggio.
GIUSEPPE SPASIANO