L´Oriente fantastico di Georges Bizet

16 maggio 2012 | 09:46
L´Oriente fantastico di Georges Bizet


Questa sera, alle ore 21, il sipario del teatro Verdi si leverà su “Les Pecheurs de perles”con la coppia protagonista formata da Desirèe Mancatore e Celso Albelo, in una produzione firmata da Daniel Oren e Riccardo Canessa

Di Olga Chieffi

Grande attesa stasera, per la prima della seconda opera in cartellone, “Les pecheurs de perles” di Georges Bizet, un’opera che anticipa Carmen, capolavoro da cui verrà per condannato per sempre all’ombra. E’ questo un titolo che aleggiava da quasi un decennio nell’entourage del teatro Verdi e finalmente, questa stagione, lo vedrà realizzato grazie alla coppia formata da Daniel Oren, che come d’abitudine, torna nel suo teatro a maggio, come le rose, alla guida dell’Orchestra Filarmonica Salernitana e del coro preparato da Luigi Petrozziello, e dal regista Riccardo Canessa, napoletano doc, con il mare negli occhi. La trama, alquanto esile, poggia sulle vicende di quattro soli personaggi. Leila, sacerdotessa votata al dio Brahma, a cui darà voce la splendida Desirèe Rancatore,  giunge sull’isola di Ceylon per invocare protezione per i pescatori. Leila bambina, aveva salvato un fuggiasco  da un mortale agguato, venendo ricompensata da lui con una collana di perle. Intanto,  i pescatori e il sacerdote Nourabad, interpretato dal basso Alastair Miles,  acclamano Zurga , il baritono Luca Grassi, quale loro capo, proprio quando Nadir, il cui ruolo è stato affidato a Celso Albelo, fa ritorno dopo avventure e traversie. I due uomini rimembra passate vicende, le emozioni e i turbamenti, alla vista di una bellissima fanciulla di cui entrambi erano innamorati, ma della quale si erano vicendevolmente giurati di dimenticarla, per non venir meno alla loro legame di amicizia. Nadir invece non aveva tenuto fede alla promessa, e di nascosto aveva incontrato più volte la giovane. Sull’isola, nuovamente e fatalmente, le strade di Nadir e Leila si incrociano, ed incuranti dei giuramenti agli amici e agli Dei, nei due si riaccende la passione. Nourabad li scopre, e con una tempesta minacciosa, Brahma irato per il sacrilegio della sua sacerdotessa, terrorizza il popolo dell’isola. Il sacerdote nel decretare la morte della coppia, strappa il velo della giovane donna.. Zurga riconosce, così Leila, che anche lui amava, e, se prima avrebbe voluto risparmiare  l’amico d’infanzia, ora non desidera che la morte per entrambi i traditori. A Zurga, con  l’animo esacerbato dal tradimento dell’antica amicizia, Leila chiede la salvezza di Nadir, ottenendo solo di far divampare ancor di più la sua gelosia  Confermata la condanna, Lelia consegnava a un pescatore la collana di perle, perché venga consegnata a sua madre. Zurga si impossessa del monile,nel quale riconosceva il dono fatto alla fanciulla che lo aveva salvato.  Leila e Nadir sono pronti a morire, quando Zurga  annuncia al popolo che il villaggio brucia. E’ lo stesso Zurga ad aver appiccato il fuoco per permettere agli amanti di fuggire. Leila lo aveva salvato da morte e lui le restituisce la libertà  e l’amore da condividere con il suo Nadir. Gounod continua ad essere il modello principale nei Pecheurs, un modello che funziona perfettamente dal punto di vista melodico, visto che alcune pagine dell’opera quali l’aria di Nadir “Je crois entendre ancore” o la cavatina di Léila “Comme autrefois”, di un lirismo così intenso e profondo sono ancora nel sentire di tutti noi. Ma c’è, d’altra parte, il rovescio della medaglia del modello goudoniano, ovvero la sua incertezza ritmica che viene fuori nei cori “Voilà notre domaine”, “Sois la bienvenue”, “Brahma, divin Brahma” e “Ah! Chante, chante encore”. L’Oriente di Bizet, è un Oriente creato dalla fantasia del compositore, un Oriente che si pone come qualcosa di “diverso” rispetto all’Occidente classico. La lontananza nello spazio si traduce anche in lontananza nel tempo e lo porta a recuperare antichi modi greci al fine di rompere la rigida cristallizzazione bimodale subita dalla musica europea, dopo l’adozione del temperamento equabile. Procedendo in tal modo Bizet anticipa uno dei mezzi principali che in alternativa alla disgregazione cromatica, contribuiranno alla fine dell’Ottocento e nei primi decenni del nostro secolo, al rinnovamento del linguaggio musicale. Bizet schizza così, un quadro certamente più vivo di quanto non appaia credibile a chi legga l’ostico libretto, coi suoi ritmi incisivi, le sue audaci modulazioni e le sue pennellate cromatiche che Riccardo Canessa ha pensato di racchiudere in tre grandi macchie di colore, speziate delle iridescenze orientali.