IL DUOMO DI RAVELLO "CHIESA SENZ’ANIMA"

25 luglio 2012 | 09:00
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IL DUOMO DI RAVELLO "CHIESA SENZ’ANIMA"

Grazie a Don Giuseppe Imperato che  ci ha regalato due giornate di intensa cultura. Il convegno Il settecento a Ravello tra romanico e barocco, seguito per voi da Positanonews, precede e accompagna la festività di San Pantaleone, invitando importanti studiosi a raccontare e spiegare le motivazioni di un culto e le vicissitudini storiche e architettoniche del Duomo.

Questa buona abitudine è nata già otto anni fa, tanti sono gli incontri svolti sino ad oggi, dedicati di volta in volta ai vari santi presenti nel duomo e nel paese: oltre Pantaleone, San Nicola di Myra,san Giorgio ed Eustachio, Trifone e Barbara, Cosma e Damiano, tutti rigorosamente corredati dagli atti pubblicati.

Chiesa senza anima è il grido appassionato del prof Antonio Milone, che nel parlare degli arredi interni e delle loro vicende, ha illustrato come  vescovi particolarmente attivi , abbiano apportato modifiche architettoniche con riutilizzi ed espolii:

-LEONE ROGADEO (1220 -+ 1229) è il secondo Vescovo di Ravello. Figlio di Mauro, patrizio ravellese, fu consacrato vescovo da Urbano Il nel 1094 e dal Papa Pasquale II ottenne la conferma del singolare privilegio della Chiesa Ravellese. Fece costruire il primo piccolo ambone come si legge sulla parete del retro:”Sic Constantinus monet et te Pastor ovinus – Istud opus carum qui fecit marmore clarum”.( Così Costantino Pastore del gregge ammonisce anche te.

Quest’opera splendente di marmi lo rese più caro). Si deve a lui anche la costruzione del magnifico altare al centro del presbiterio.Una lapide ricordava .” Praeclaram constructam cernitis aram quam Constantinus construxit, libetis Dominum, seu corde Rogatis, sitis memoria voc…” (Ammirate questo meraviglioso altare costruito da Costantino.Offrite sacrifici al Signore,e con cuore pregatelo ma state costanti nel ricordarlo…) Dopo aver” retto la Sede episcopale di Ravello per trentasei anni, gli Amalfitani, in un momento particolarmente burrascoso, elessero per loro Arcivescovo Costantino, insigne per bontà e rettitudine, per riportare l’unione e la concordia fra il clero e i fedeli, rimasti disuniti per la elezione del prete Sergio de Sera Falcone. Il Papa Innocenzo Il, però, non lo volle confermare e gli negò il pallio “. Lo zelante Pastore se ne ritornò nella sua Ravello. Morì il 1150 e fu sepolto in cattedrale sotto quel piccolo ambone da lui fatto costruire, come attesta il seguente epitaffio : “DOMINUS CONSTANTINUS PRAESUL INCLYTUS REQUESCIT HIC SECUNDUS”.

-Francesco Castaldo, nobile ravellese, monaco benedettino; fu consacrato vescovo nel 1321 da Papa Giovanni XXII ad Avignone. Ebbe cura di far tumulare e collocare le tombe dei suoi predecessori nella Cappella del SS Crocifisso da lui fondata. Il 20 aprile 1352 ricevette Bolla da Clemente VI, con la quale gli veniva ordinato di visitare ogni anno la diocesi o personalmente o per mezzo di un suo procuratore con la concessione di poter riscuotere in tale occasione qualche somma dai rettori delle chiese. Lasciò in dono alla Cattedrale,tra le altre cose, una mitra preziosa ” ricamata di perle e preziose pietre in oro e argento, con relative infule ugualmente ricamate con perle e smalti e con lo stemma del medesimo Vescovo; un collarium con perle e smalti in oro e argento; un anello pontificale di oro e con un’ametista et altre otto pietre preziose “.

A lui si deve l’interessante sarcofago, riportato alla luce nel marzo del 1971, nel quale ebbe cura di tumulare i resti dei suoi predecessori: ” ossa praedecessorum suorum in Sacello a se ornato Sanctissimi Crucifixi in marmoea urna reposuit, eundem exornavit …” .Il sarcofago è importantissimo sia sotto l’aspetto storico, che religioso. L’iscrizione, infatti, che corre in basso, lungo tutti e tre lati, riporta il nome dei primi otto Vescovi ravellesi, iniziando da Orso Pappice sino a Giovanni Allegri, predecessore di Castaldo. L’anonimo scultore, ” locale “, ha voluto nella mirabile composizione rappresentare tutto il Mistero della Storia della Salvezza. nelle sue fasi principali: annunzio dell’Incarnazione (l’Angelo e Maria), attuazione (Cristo Redentore al centro), diffusione (Apostoli, con S. Antonio e San Nicola di Bari). Morì con fama di ottimo pastore il 4 giugno 1362 e fu seppellito in Cattedrale. Il suo sepolcro un tempo era sul pavimento della nave centrale, a pochi passi dalla porta maggiore. Attualmente la lapide sepolcrale è conservata nel museo della cripta con la seguente iscrizione: “Hic iacet Franciscus Castaldus Episcopus Ravellen sub anno Domini MCCC Quadrage. Quinto die men. aprilis XV ind.” L’ anno 1340 qui riportato non è quello della morte, ma della costruzione del sarcofago. Il sarcofago che ora è impiegato come base a sostegno della mensa del nuovo altare del Duomo, è collocato al centro del Presbiterio. Tratto dal bel sito: http://www.chiesaravello.com/index.php?option=com_content&view=article&id=157:francesco-castaldo-o-s-b-23-ottobre-1321-o-1332-o-1333–4-giugno-1362&catid=2:i-vescovi&Itemid=30

A questi vescovi artefici degli adeguamenti del Duomo ai tempi correnti, si affiancano le influenza e i poteri delle famiglie. Il prof Milone ipotizza il subentrare della famiglia Acconciajoco alla famiglia Rufolo intorno al ‘500, infatti le cappelle gentilizie rispettive subiscono variazioni ed inserimenti di altri aristocratici come i D’Afflitto.

Non si poteva non parlare di alcuni marmi degli eredi di Nevil Red finiti all’asta a Parigi. Del come e del perché siano finiti all’estero. Ne furto ne trafugamento, tra l’altro Nevil era per la ricostruzione dell’ambone, solo che nell’acquistare villa Rufolo, comprò anche il palazzo Episcopio. I vescovi nello smontare e riusare elementi architettonici marmorei alcunu di questi finirono nell’episcopio e da qui in villa Rufolo. Il sopraintendente Braca ha prontamente precisato che in un carteggio in suo possesso tra la Soprintendenza e Nevil , vengono elencati i pezzi che sono sottoposti a vincolo e soprattutto che tutti i marmi sono sottoposti a clausole di esportazione. Ora come sia potuto succedere che un pilastrino e qualche alto pezzo sia finito all’estero, semplicemente perché prima della entrata in vigore del vincolo.

Il prof Vincenzo Pacelli, ha relazionato intorno al busto d’argento con particolari in oro di San Pantaleone, eseguito da Nicola Schisano nel 1759.Dal viso giovanile alla raffinata giubba che lo veste.

Interessanti le complesse annotazioni musicali del maestro Amorelli, il canto greco e quello latino, la tarantella dell’Avvocata e le regole del Palestrina. La turris melfitana di Monte Athos al lavoro del Jommelli nelle 22 cappelle reali del Napoletano.

 Note al margine, possono essere l’incontro con Lorenzo Fracassi, organista che nella pausa del convegno provava l’organo e la sua nuova sistemazione che prevede il collegamento di quello dell’altare con quello in alto. I  ritardi dall’esecuzione della nota alle sua reale emissione, destano piccole preoccupazioni al maestro che si accinge all’esecuzione del concerto.