PIANO DI SORRENTO VENERDI´ I SALOTTI LETTERARI CONTRO I NOTAI. DA NON PERDERE

4 luglio 2012 | 17:23
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PIANO DI SORRENTO VENERDI´ I SALOTTI LETTERARI CONTRO I NOTAI. DA NON PERDERE

 Continua con successo la interessantissima rassegna letteraria del Comune di Piano di Sorrento a cura del giornalista de Il Fatto Quotidiano Vincenzo Iurillo, con la collaborazione del consigliere comunale, nonchè responsabile dei Giovani Democratici Antonio D’ Aniello. Grazie a loro abbiamo potuto, compatibilmente con gli impegni, già assistere a presentazioni di libri di spessore e “significato” come “Il Casalese” ora questo venerdì il libro, da non perdere, che potrete trovare nell’ottima edicola – libreria di Luigi De Rosa L’Indice a Piano di Sorrento, è “Contro i notai”.. Ma c’è chi i notai li difende come il nostro Lucio Esposito (che li difende storicamente, precisiamo, oggi è l’unica categoria non toccata dalla riforma Bersani, ndr) referente degli eventi in Campania di Positanonews, bene, un motivo in più per esserci e intavolare una bella discussione

Giù le mani dai notai! È la prima reazione a questo libro, quale appassionato  di storia della penisola sorrentina- amalfitana, dico che  gli atti notarili antichi, sopperiscono a lacunose fonti storiche. In un recente articolo apparso su La Kermesse cito gli Auriemma ed altri per i quali, grazie a loro si è potuto ricostruire la storia del ‘500 sorrentino. Oppure, quante opere d’arte non se ne conoscerebbe l’autore , se un pedante notaio non avrebbe registrato : addi 14 giugno 1464….  con il quale egli si impegnava di eseguire una pala d’altare……….  Angiolillo Arcucci (autore della Natività nel Duomo di Sorrento) confuso con un altro  Angilolillo Derame di Caserta, G.Filangieri basa le sue ricerche storiche sui notai.

Ma il libro che presenteranno venerdi 6 luglio nell’ambito dei Salotti letterari del Comune di Piano di Sorrento spero riguardi il notariato moderno.

Un privilegio non segue le leggi della natura: si crea ma non si distrugge, nemmeno si trasforma. Rimane immutabile nel tempo, si chiude a riccio per difendersi meglio da chi lo attacca. I notai sono così: una casta ricca e inviolabile, uno strano ibrido incompiuto tra liberi professionisti e pubblici ufficiali, con i vantaggi degli uni e i benefici degli altri. Una corporazione insomma, un mestiere di riti, di tradizione portata all’eccesso perché la tradizione contiene e l’innovazione non conviene. Così, nell’era di internet, un atto costa ancora migliaia di euro e la corsa al ribasso è impossibile: le tariffe le fissa la legge e la concorrenza è bandita. Questa inchiesta, senza precedenti per ampiezza e livello di analisi del settore, tenta di forzare quella porta per capire cosa nasconde, per vedere quante mandate ha la serratura e soprattutto chi ne tiene le chiavi. Tornando indietro, per scoprire dove e quando tutto è cominciato, come e perché; andando fuori, in Europa, negli Stati Uniti e ancora più lontano, per dare conto di cosa succede altrove; cercando dentro, raccontando raggiri, scappatoie, concorsi bugiardi, scandali clamorosi e altri fatti dimenticati; guardando avanti, per prevedere se durerà. Soprattutto, per suggerire un modo sensato perché non duri.

L’impressione di un Notaio:

Questo è il titolo di un libro inchiesta di due giornalisti, Marco Morello e Carlo Tecce, scritto con l’intento di rivelare tutti i misteriosi privilegi della casta più inviolabile e ricca d’Italia, quella  dei notai.

 Con viva curiosità ed interesse dunque mi sono accostato a questo libello sperando di trovare finalmente qualcuno che potesse illuminarmi sui privilegi che mi spetterebbero, ma che essendo per l’appunto così misteriosi non ho avuto modo sino ad oggi di cogliere.

Anticipo che purtroppo ne sono rimasto abbastanza deluso, ritrovandomi  con un pamphlet poco originale, ricco di assiomi e pregiudizi, capace solo di alimentare un odio di classe dal marcato sapore vetero-comunista.

Dato che a pagina 13 gli autori affermano che ” il libro non presenta soluzioni, ma cerca spiegazioni e ne chiede, indirettamente, anche ai notai”, così son pronto a cimentarmi nel dare le mie ragioni su quanto letto.

Non è un’impresa facile, ma con questo  blog intendo  rimarcare alcune contraddizioni che costellano e infarciscono l’intera opera a partire  dall’intento degli autori. Si tratta di un elemento fondamentale perché questa è la pietra su cui si costruisce l’intero edificio ed è la chiave di lettura con cui interpretare determinate affermazioni. Lo scopo  viene palesato dagli autori già nelle premesse : ” questo libro non vuole essere un atto di accusa rivolto ad una casta riservatissima, ma un esercizio di coscienza per capire cosa ci aspetta, e soprattutto quali tariffe”‘.

Peccato che non sia così. Tutto il libro trasuda di questa menzogna, ossia tra il dichiarato nobile ed apprezzabilissimo intento di far conoscere il mestiere ed il mondo notarile, tra cui giustamente i costi, ed un reale, basso, ostinato, cieco, a volte patetico e superficiale attacco contro il notariato.

Il titolo stesso “Contro i Notai” ne è l’emblema: come si può conciliarlo con il ” non atto di accusa” sbandierato nella premessa o la “non demonizzazione dei notai con facili pretesti” della conclusione?

Questa sciocca faziosità nel voler colpire il notariato con motivazioni contraddittorie è ancora più evidente nel secondo e nel quarto capitolo.

Il secondo capitolo intitolato “Con le tasche gonfie” è davvero da incorniciare.

Come tutti ben sappiamo  una delle richieste di questo governo è l’autosufficienza e la tenuta delle casse di previdenza dei professionisti per almeno 50 anni, onde evitare che vi possano essere ricadute sulla spesa pubblica a carico dei cittadini. Orbene solo l’improvvida e poco sagace gestione dovrebbe essere giustamente motivo di scandalo per gli autori, ma qui si assiste al paradosso: il conseguimento della perfetta tenuta dei conti ed i brillanti risultati finanziari realizzati, non potendo essere di per sé oggetto di biasimo, allora vengono letti come il saccente compitino fatto perfettamente senza sbavature  dall’odiatissimo secchione primo della classe, sul quale incentrare tutti i rancori e le invidie dei meno fortunati.

Il livore  degli autori  trasuda tutto da questa immagine con cui si apre il capitolo: ” sembrava di assistere a un caffè di cortesia fra chi vive nel marcio e chi vive nell’oro e per di più proviene da un pianeta sconosciuto, tanto oscuro quanto perfetto.”

Sono sicuro che una istigazione all’odio tanto evidente quanto gratuita mi sarà difficile trovarla ancora!

Chiudiamo in bellezza con il quarto capitolo intitolato “Ricchi e Fortunati”, dove si prendono in considerazione le tariffe richieste ai clienti. Naturalmente quello che vale per gli altri, ai notai italiani invece non si applica.

Faccio riferimento al sano e corretto principio della concorrenza tanto decantato dai nostri autori per illustrare le magnificenze di altri sistemi, quale quello statunitense, dove a pagina 104 si dice:” per l’onere di verificare se è tutto a posto, se non ci sono ipoteche, mutui o altre sorprese, ci si rivolge a soggetti privati, che non hanno un tariffario fisso – (ma allora, aggiungo io, il notaio americano per cosa lo pago a fare ?). Così se il prezzo proposto da uno non piace, si bussa altrove. È la concorrenza, bellezza: niente è imposto, niente è calato dall’alto per decreto.”

Dopo aver letto queste righe mi sono chiesto seriamente se a scrivere  il quarto capitolo siano state le stesse persone oppure se sono di fronte ad un caso di grave schizzofrenia.

In tutto questo capitolo infatti si affrontano casi dove gli onorari dei notai differiscono sia tra loro sia rispetto ad un massimo consentito dalla legge (che non esiste!) e anziché significarli per quello che sono, ossia la prova provata che esiste la concorrenza tra i notai e che in base al principio enunciato e glorificato per gli altri paesi per cui se non mi piace quel prezzo si bussa altrove, per i notai italiani invece si stigmatizza questo comportamento come non corretto ed in mala fede, in quanto ci si dovrebbe allineare al tariffario nazionale, al deprecato decreto calato dall’alto di cui sopra.

E allora come conciliano i nostri romanzieri  anche quanto scritto a pagina 12 : ” non c’è concorrenza tra notai…..sono tutti uguali, tutti ricchi”, con lo sforzo attestato sopra di una concreta differenziazione nell’offerta del servizio notarile? Questo, e non i privilegi notarili, rimarrà per me un mistero.

Allora parodiando la pubblicazione del rapporto di Altroconsumo :”Notai mai contenti” non mi resta che concludere affermando  di trovarmi di fronte ad :”autori mai contenti”.

L’impressione di alcuni lettori:

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