POSITANO TEATRO FESTIVAL SERATA DI GALA IL PREMIO ANNIBALE RUCCELLO POI IL GRANDE ENZO MOSCATO CON TOLEDO SUITE

6 agosto 2012 | 09:04
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POSITANO TEATRO FESTIVAL SERATA DI GALA IL PREMIO ANNIBALE RUCCELLO POI IL GRANDE ENZO MOSCATO CON TOLEDO SUITE

Questa sera si tiene al “Teatro Giardino” di Via Pasitea la consegna del Premio Annibale Ruccello (nella foto) e uno spettacolo straordinario come “Toledo Suite” che lo stesso Moscato presenta:

Lunedì 6 agosto, al Teatro Giardino di Positano, alle 21, Serata di Gala per il Premio Annibale Ruccello 2012 che sarà consegnato ad un protagonista della scena teatrale dal Sottosegretario alla Pubblica Istruzione, Marco Rossi Doria. Il Premio Annibale Ruccello 2012 è rappresentato da una scultura creata e donata dall’artista Sergio Fermariello. Nelle scorse edizioni, il riconoscimento è stato assegnato, tra gli altri, a Isa Danieli, Spiro Scimone, Fausto Russo Alesi, Enzo Moscato. Come ogni anno sarà presente la signora Pina, mamma di Annibale Ruccello. Alle 21,30 Enzo Moscato sarà in scena con la sua “Toledo Suite” spettacolo/concerto con video proiezioni firmate da Mimmo Paladino, direzione musicale di Pasquale Scialò. “Toledo Suite presenta un filo tematico-simbolico che lega insieme tre cose: Toledo stesso – come quartiere, la musica, le puttane. Perché? Che affinità, che prossimità può esserci mai tra questi tre fattori apparentemente eterogenei?”

Il Positano Teatro Festival – Premio Annibale Ruccello, la rassegna diretta ed ideata dal regista Gerardo D’Andrea, giunta alla IX Edizione, offre uno sguardo sulla drammaturgia contemporanea, italiana e straniera. Il Premio, dedicato al drammaturgo Annibale Ruccello, scomparso nel 1985 a soli 30 anni, sarà consegnato –  nella serata del 6 agosto al Teatro Giardino di Positano – ad un protagonista della scena teatrale, dal Sottosegretario alla Pubblica Istruzione, Marco Rossi Doria. Nelle scorse edizioni, il riconoscimento è stato assegnato ad Enzo Moscato, Isa Danieli, Fausto Paravidino, Fausto Russo Alesi, Compagnia Elicantropo. Nel 2010 il Premio è andato a Michele De Lucia, Sindaco di Positano, per aver riportato in vita il Festival dopo una interruzione di  tre anni, ed infine, nel 2011, a Spiro Scimone. Come ogni anno, sarà presente la signora Pina, mamma di Annibale Ruccello.

Il Premio  Annibale Ruccello 2012 è rappresentato da una scultura creata e donata dall’artista Sergio Fermariello. L’originale opera, realizzata in acciaio inox satinato, alta 70 cm.,  rappresenta  coppie di barracuda che si intersecano. Corpi allungati, provvisti di forti mascelle,  si intrecciano con altri barracuda in modo sinuoso formando una unica figura  rappresentata dalla testa del pesce, da una articolata  struttura corporea e dalla coda:  “Il Barracuda ha una mascella pronunciata, mi ricorda la sguessera di Totò. – spiega Sergio Fermariello – È un pesce dei mari tropicali che altera gli equilibri marini. Ecco, mi piaceva utilizzare ciò che rappresenta questo pesce degli oceani che ricorda nella sua argentea silhouette il metallo luccicante di una lancia aggressiva, la scultura rimandaa due concetti: da una parte il pesce che ci guarda, insidioso, ammiccante, un po’ come Pulcinella che cade nel vortice del desiderio, attirato da tutto ciò che luccica,  come nel meccanismo teatrale.

La giuria del premio è composta dai seguenti giornalisti:

GIULIO BAFFI (La Repubblica)

MORENO CERQUETELLI (TG3)

FRANCO DE CIUCEIS (Il Mattino)

STEFANO DE STEFANO (Corriere del Mezzogiorno)

DIEGO PAURA (Roma)

NANDO SPASIANO (RAI TG Regione)

Tre artisti, Carmine Borrino, Peppino Mazzotta e Imma Villa, che hanno in comune uno straordinario talento gestito in maniera rigorosa e creativa: questi i finalisti al Premio Annibale Ruccello che vedrà il vincitore assoluto ricevere la straordinaria scultura di Sergio Fermariello la sera del 6 agosto nell’ambito del Positano Teatro Festival,. Ecco alcuni brevi cenni biografici per conoscerli meglio.

Carmine Borrino – Nato a Pozzuoli nel 1978,debutta in teatro alla giovane età di 11 anni al fianco di Carlo Giuffrè nello spettacolo “Miseria e nobiltà” di Eduardo Scarpetta, nel ruolo di Peppeniello. Diplomatosi al Conservatorio musicale San Pietro a Majella e all’Accademia di Belle Arti di Napoli col massimo dei voti, per quattro anni è nella compagnia del musical “C’era una volta…Scugnizzi” (premio ETI 2003). Per il cinema è diretto, tra gli altri, da Antonio Capuano (“Pianese Nunzio, 14anni a maggio”), da Andrea e Antonio Frazzi ( “Certi bambini”), dai fratelli Taviani ( “Luisa Sanfelice”), e Ivan Cotroneo ( “La kryptonite nella borsa”). “Antica Babilonia” è il suo primo lavoro di drammaturgia (Premio Vigata 2007), diretto da Roberto Azzurro, a cui seguirà, nel 2009, “Nun è peccato” che verrà diretta da Carlo Cerciello e interpretata da Milvia Marigliano e Roberto Azzurro. “INTERCITYTPlus” è il suo terzo testo e la sua prima messa in scena, prodotto dalla Crasc. Per la quinta edizione del Napoli Teatro Festival Italia scrive e interpreta “Napoli.Interno.Giorno”, su soggetto di Beatrice Baino e diretto da Marco Luciano.

Peppino Mazzotta  – Nato a Domanico (RC) nel 1971, è stato studente di architettura all’università di Reggio Calabria; per caso si iscrive ad una scuola di recitazione a Palmi, segnando di fatto la sua vita con una delle passioni più grandi che abbia mai conosciuto: l’arte drammatica. In seguito, a Napoli, forma la compagnia Rosso Tiziano insieme ad altri cinque colleghi dell’Accademia di Palmi, con i quali ha lavorato in ben 10 anni di attività. Nel 2003 fonda, insieme al drammaturgo e sceneggiatore Francesco Suriano, la compagnia Teatri del Sud. Tra gli spettacoli di cui è stato interprete a teatro, oltre a “Tartufo” diretto da Toni Servillo, ricordiamo “Nzularchia”, “Illuminato a morte” e “Requiescat”. Mazzotta è anche un volto noto al pubblico televisivo per aver interpretato, in tutti i film per la TV della serie “Il Commissario Montalbano” finora realizzati, l’ispettore Giuseppe Fazio.

Imma Villa – Comincia a lavorare in teatro a 12 anni accanto a suo padre, l’attore e scrittore napoletano Geppino Villa, e all’attore Gianni Crosio. Nel 1996 fonda con Carlo Cerciello il Teatro Elicantropo. Registi con cui ha lavorato: Bruno Garofalo, Mario Gelardi, Davide Iodice, Walter Manfrè, Nello Mascia, Tito Piscitelli, Armando Pugliese, Giuseppe Rocca, Francesco Silvestri, Antonio Sinagra, Michele Del Grosso, Roberto Azzurro. Al cinema è tra i protagonisti di “Il Resto di Niente” diretto da Antonietta De Lillo. Ha vinto due volte il premio teatrale Girulà: nel 1997 come “attrice giovane” per “La Scandalosa” regia Carlo Cerciello e nel 2007 come “attrice protagonista” per “Chantecler” regia Armando Pugliese, ed ha ricevuto anche il Premio Nike per il teatro nel 2006 come miglior attrice protagonista per il “Macbeth” diretto da Carlo Cerciello. Per il premio Annibale Ruccello è candidata per il ruolo di protagonista nello spettacolo “il Presidente”, con la regia di Carlo Cerciello.

LA PRESENTAZIONE DI ENZO MOSCADO DI TOLEDO SUITE

“Io non sono un cantante. Non lo sono mai stato.Quello che in scena sembra canto è solo un’altra forma della mia scrittura.Nel mio canto scenico avviene come una migrazione dello strumento della scrittura da un organo corporeo all’altro: dalla mano all’ugola, alla gola…La scrittura, per me, e non solo quella scenica, è la principale forma d’espressione dell’anima, la quale, pertanto, fa uso di tutto – proprio tutto – per poter venire fuori e farsi riconoscere. Il canto, come la sintassi, come lo stile, come la recitazione, come la danza, il movimento… sono tutte declinazioni del desiderio dell’anima di esprimersi. Del resto, la migrazione di strumento espressivo, da un organo corporeo all’altro, è parallela alla migrazione che faccio compiere alla musica, alla canzone, ai brani recitati, alle lingue, che compongono di solito un mio percorso di spettacolo. Parto dai suoni (genetici) napoletani, dai grandi autori musicali nostrani: Viviani, Gill, Taranto, Trovaioli, o anche da hit canori notissimi (Scalinatella, Cerasella, Anema e Core etc.), per poi crudelmente ‘spaesarli’ – dislocarli – e, così, facendoli lambire il mondo intero, l’internazionalità del graffito vocale – come direbbe Artaud; facendoli incontrare/scontrare con autori quali Brecht, Eisler, Weill, Marguerite Duras, perché in fondo la lingua del canto dell’anima, della scrittura dell’anima in note, non conosce barriere, dogane, divisioni, confini, ma parte e ritorna da e all’unica radice, che tutte le fa nascere e camminare: il desiderio di esprimersi e comunicare, che è in ognuno di noi, al di là del luogo dove si è nati, dell’età, del colore della pelle, dello status sociale e politico cui si appartiene.E questa ‘trasversalità’ della musica e del canto è meravigliosa, perché fuori dalle ideologie e dalle classi, fuori dalla storia e dai fenomeni, fuori dai dogmi e dalle prigionie del gusto, il che spiega ampiamente perché, cantando, io non abbia mai fatto selezione alcuna in ciò che canto: alto/basso, mentale/viscerale, destra/sinistra, colto/plebeo, per me non esistono nel canto: tutto è uguale, tutto è ugualmente degno di essere, localmente, vissuto ed espresso.Nella fattispecie, Toledo Suite presenta un filo tematico-simbolico che lega insieme tre cose: Toledo stesso – come quartiere, la musica, le puttane. Perché? Che affinità, che prossimità può esserci mai tra questi tre fattori apparentemente eterogenei? Io direi che ciò che li lega nel profondo è il senso di perdita. Toledo è perduta, gratuita, evanescente, incatturabile alla Storia. Toledo non si è mai – e continua a non inserirsi mai – nella Storia. Non sono il primo e non sarò neanche l’ultimo a dirlo: Viviani o Patroni Griffi – per tutti – credo abbiano detto, al riguardo, una parola più che definitiva, che ce la rende, in fondo, come un’Utopia Assoluta, condizione perfetta, del resto, per continuare e continuare a scriverne. Poi c’è la musica, che è essa stessa perdita e senso – senso di perdita, in quanto eternizzazione fine a sé stessa del piacere dell’ascolto. Non c’è nessuno, io credo, che senta o canti musica, senza avvertire che non sta acquistando qualcosa, ma solo perdendo – anche nel senso buono – qualcosa: frustrazione, avvilimento, limitatezza, tristezza, eccetera. Infine, ci sono le puttane, e, per di più, quelle prigioniere, una volta, nei famigerati ‘casini’. Ebbene, non c’è nessuno più vicino delle puttane alla Perdita Assoluta. E, pertanto, più prossime a Toledo e alla musica. Dimenticate, inessenziali, private per sempre del senso di sé e di ciò che i borghesi un tempo chiamavano ‘dignità’, le puttane cantano e ascoltano musica non per dimenticarsi-dimenticare – e attraverso quest’oblio, riscattarsi, chessò? – ma per farsi – e non importa quanto consapevolmente – Cultrici, sagge e felici, del senso del Nulla, che è poi, a pensarci bene – del Senso, tout-court. E su questo sfondo – Nulla e Nulla/Senso – innocentemente/perversamente, canto e faccio scorrere il filo del piccolo concerto mio e di Scialò: trovandone fatica, tanta, e consolazione, pure tanta, che spero con tutto il cuore arrivi pure a chi m’ascolta. Enzo Moscato

LUNEDÌ 6 AGOSTO ore 21,00 Teatro Giardino – Via Pasitea TOLEDO SUITE di e con Enzo Moscato direzione musicale Pasquale Scialò costumi Tata Barbalato video proiezioni Mimmo Paladino organizzazione Claudio Affinito