Vico Equense, Don Luigi Merola: “Voglio vivere liberamente”
A ‘Le Axidie’ parla del suo libro ‘ ‘A voce d’ ‘e creature’
VICO EQUENSE – La calda serata non ferma Don Luigi Merola che nonostante la stanchezza lo coglie per il troppo lavoro e stress è felice di presentare il suo libro che ha preso vita dalla sua fondazione che ha sede in una villa confiscata alla camorra. In riva al mare, sulla terrazza del famoso resort, con il fragore dell’onda che sbatte dolcemente sulla battigia, la pianista Pina Radicella allieta al piano con le sue melodie la presentazione del libro ‘ ‘A voce d’ ‘e creature’.
Un volume che nasce dal connubio tra lo stesso Don Merola e Marcello d’Orta, l’autore di ‘Io speriamo che me la cavo’, il famoso libro che ha venduto circa un milione di copie e nel quale i bambini hanno la parte rilevante. E forse anche per questo che entrambi gli autori si sono trovati sullo stesso binario dal quale è partito questo libro: D’Orta è un maestro elementare che sta giornalmente con i bambini e lo stesso sta facendo Don Merola dal dicembre 2007 con la sua fondazione ‘ ‘A Voce d’ ‘e creature’.
Lo spunto logicamente il combattivo sacerdote lo ha preso da essa e dalla quotidianità nel quale è immerso sia lui che i suoi ragazzi, e questa sua testimonianza l’ha messa per iscritto “a quattro mani”, come ha detto l’avvocato Mariano De Cesare, appunto con Marcello D’Orta. “È un volume –come dice il presentatore-factotum Angelo Ciaravolo- nel quale i bambini parlano sia della camorra ma anche di altro”. ‘A voce d’ ‘e creature è sfacciata, irriverente, illuminante. I bambini spesso riescono a dire quello di cui gli adulti hanno paura o pudore. Dicono che il re è nudo, e che la camorra fa schifo.
“Don Luigi Merola –aggiunge l’avvocato De Cesare- ha puntato sui ragazzi che sono il nostro futuro. E siamo ancora all’inizio perché qualcosa di fragoroso accadrà. Il libro l’ho trovato interessante e si deve fare una duplice lettura. La sua curiosità è quella che con poche parole si dice molto”. Su indicazione di D’Orta, questi meravigliosi “guaglioni” hanno scritto dei temi in cui raccontano, con la loro scandalosa innocenza, Napoli e i suoi problemi. Parlano di camorra e di pizzo, di violenza e di monnezza. Scrivono lettere al sindaco ed al papa, danno il loro impagabile punto di vista sul calcio, le scommesse clandestine, i botti di capodanno. Parlano dei loro desideri, delle lorosperanze, del futuro.
Ma come nasce questo volume: “dall’esperienza quando Marcello non aveva il cancro –dice Don Merola- e vedendomi in televisione disse che doveva fare qualcosa per quel prete”. Così sono partiti due treni da binari diversi che poi si sono incontrati su uno e dal quale sono scaturiti i temi che D’Orta diede ai bambini. Scrive don Merola nel suo testo: “Con questi temi i bambini raccontano la camorra come un inferno che brucia le speranze dei cittadini onesti, il degrado delle strade, istituzioni quasi sempre assenti, strutture fatiscenti. I nostri bambini, in queste pagine, gridano il loro inno alla vita. Noi crediamo che il riscatto di Napoli parta dai bambini, dal dare voce alle sue creature”.
Il riscatto di una città che parte proprio da loro perché “la speranza viene alimentata anche dall’esercito degli educatori e dai genitori che devono fare i genitori”, sottolinea con forza Don Merola, che dal 2004 è sotto scorta con quelli che egli definisce “i miei angeli terreni”. Con un continuo parlare, mai stancandosi anche se lo era fisicamente, sembrava un fiume in piena perché la sua forza è quella che vivendo tra la gente vuole dare la sua esperienza e cullare quasi dei sogni proibiti. Tra cui quelli del “desiderio di ritornare a vivere liberamente e che Napoli ritorni ad essere la capitale e la città della cultura, perché la città deve ritornare a splendere”.
Alcune foto di Lello Acone
Pina Radicella Marcello De Cesare
Angelo Ciaravolo Don Luigi Merola
GIUSEPPE SPASIANO