Scosse, bradisismo e trivelle a Bagnoli. Qual è la verità?

11 settembre 2012 | 10:01
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Scosse, bradisismo e trivelle a Bagnoli. Qual è la verità?
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Scosse, bradisismo e trivelle a Bagnoli. Qual è la verità?
Scosse, bradisismo e trivelle a Bagnoli. Qual è la verità?

Col bradisismo vengono a galla anche contraddizioni e qualche bugia. Forse non erano proprio pazzi o visionari coloro che si sono dichiarati contrari alle trivellazioni nell’area dell’ex Italsider a Bagnoli e al progetto denominato “Campi Flegrei Deep Drilling ”. Le continue scosse di ieri a Pozzuoli hanno riportato a galla la questione. Come spesso accade, poca chiarezza e le molte contraddizioni, per non parlare di bugie, fanno traballare alcune “verità” di amministratori, politici e scienziati, che hanno dato il via libera alle perforazioni. E si alimentano i dubbi. Di “fatale coincidenza” parla il professor Giuseppe Luongo. Il quale ha anche spiegato che la distanza tra l’epicentro del fenomeno tellurico e la zona degli scavi, non lascia alcun dubbio sulla natura delle scosse: imputabili unicamente al bradisismo. Quindi, secondo l’ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano, non ci sarebbe alcun collegamento tra lo sciame sismico registrato e avvertito dalla popolazione di Pozzuoli e le perforazioni a Bagnoli. Sempre Luongo però, ad una precisa domanda : “Cosa sarebbe successo se le trivelle avessero risvegliato l’attività del bradisismo?”, risponde: “ L’inferno! Scavando in profondità –aggiunge- saremmo forse precipitati in un baratro di fuoco e di devastazione ambientale. Sarebbe stata una catastrofe!”. In profondità? E a quanti metri si scatenerebbe questo “inferno”? Il vulcanologo chiarisce: “ Uno scavo a duecento metri (come quello che fino ad ora sarebbe stato effettuato) non può risvegliare il fenomeno del bradisismo”. Quindi, Luongo non esclude che vi possa essere una relazione trivellazioni-terremoti. Il 26 luglio scorso i ricercatori dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dichiaravano: ”l’assenza dei rischi paventati” ( Ansa delle ore 19:40 del 26 luglio 2012). Tanto da prevedere, nel progetto, anche uno scavo fino a 3500 metri che dovrebbe iniziare fra qualche mese, dopo il primo di 500 metri. Insomma, c’è o non c’è il pericolo che scavando si possano innescare dei terremoti? Il geologo dell’Univerità di Napoli, Franco Ortolani, il 28 luglio, sostenne che: “ Scavare in profondità tra i fluidi bollenti di un vulcano è estremamente rischioso!”. E aggiunse: “E’ un progetto che presenta buchi da ogni parte. Realizzato su un terreno fragilissimo come quello dei Campi Flegrei”. Ortolani adombrò anche il sospetto del business dietro le trivellazioni. Ed oggi qualcuno ammette che quegli scavi non servirebbero solo al monitoraggio e studio dei fenomeni vulcanici. Ma anche all’individuazione di fonti energetiche. Interesse quest’ultimo, sempre negato. Anche il vulcano Lucy, nell’isola di Java, si risvegliò violentemente a seguito di trivellazioni petrolifere. E negli anni ’70, la compagnia Agip-Eni dovette interrompere, sempre sulla stessa area di Bagnoli, le trivellazionia causa dell’aumento a dismisura dieventi microsismici e delle anomalie geotermiche e geofisiche che si registrarono. Nel 2010 l’ex sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, si oppose al progetto: ”Senza la certezza che non ci sono pericoli, non si trivella da nessuna parte”. E il dipartimento della Protezione Civile, sempre nel 2010, impose che venisse presentato un dettagliato rapporto tecnico per fare il punto sul “Campi Flegrei Deep Drilling Project” da parte dei ricercatori dell’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia). I dubbi sul progetto e sulla innocuità degli scavi, come si vede, già non erano pochi.

Gianni Occhiello FONTE DILLO AL MATTINO DI NAPOLI