SANT´AGNELLO IL SAN MICHELE DEI DE ANGELIS

3 ottobre 2012 | 21:06
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SANT´AGNELLO IL SAN MICHELE DEI DE ANGELIS

Ciao Lucio, non ti dimenticare di preparare qualcosa per la festa di San Michele “Ho il privilegio di abitare nella casa dei mie antenati a Sant’Agnello Via Iommella Piccola, nel giardino nel muro di confine posseggo una edicola raffigurante un San Michele che quest’anno dalla epigrafe riportato ricorrono 150 anni della sua creazione.I miei genitori e parenti, che sono nati e abitati in questa proprietà mi hanno raccontano che addirittura che poiché il giardino confinava con l’antico ed unico percorso di vicoletti che da Piano, passando per Iommella Grande, appunto Iommella Piccola , passa vicino al mio giardino dove vi era un casale risalente dalla fine 700 e/o inizio del 800 oltrepassava in prossimità dell’attuale ospedale Lauro attraverso un ponticello sul vallone Santa Croce si si proseguiva per via Passaturo all’antico borgo di Angri, questo era l’unico percorso lato nord per da Piano verso Sorrento.

Mi è stato raccontato ( non so se corrisponde a verità) che essendo l’unico percorso da Piano a Sorrento, questo casale e quindi l’edicola di San Michele è stato oggetto di visita anche da parte dalle autorità della chiesa , in particolar modo dai Vescovi nei loro sopralluoghi delle cappelle e/o luoghi di culto e che vicino a questa edicola spesso gli abitanti della zona si riunivano per pregare e qualche volta è stata celebrata anche delle messe. Nel tempo sia gli antenati, i miei familiari ed in ultimo io abbiamo avuto molta cura e rispetto dell’edicola e particolarmente devoto a San Michele, oltre a mantenerlo sempre in ordine spesso faccio celebrare delle messe in memoria di tutti i defunto. Quest’anno poiché ricorrono i primi 150 della creazione , sto preparando una piccola festa con il restauro della cappelletta che accoglie l’edicola facendo celebrare una Messa. ( previsioni del tempo permettendo)
È anche mia intenzione raccogliere pensieri, storie ,documenti , foto , atti planimetria del luogo quant’altro riguardante San Michele per poterne fare una pubblicazione.

L’epoca di appartenenza, come indicato nella data posta nell’opera stessa, 1862, è inconfutabile. Piuttosto possiamo parlare di una iconografia già in uso dagli inizi dell’ottocento. L’artista maiolicaro, ha ripreso l’immagine sicuramente da una più antica rispetto ai suoi tempi , ed ha delle peculiarità che la rendono se non unica , ma molto particolare rispetto alla iconogrfia tradizionale di San Michele. Prima di tutto proprio la data, che normalmente , non è frequente trovarla nelle edicole. La sua messa in evidenza, vuole sottolineare , che è l’anno di costruzione di quel muro, o della acquisizione definitiva della proprietà, o della nascita/morte di un Michele capostipite dei De Angelis.

La quadratura del disegno,  due riggiole ed un poco, in larghezza e tre riggiole in altezza, lascia intendere ad una sinopia o un cartone già approntato, già in uso per farne altre di edicole. Si ma dove sono?, Da dove proviene??

Il dinamismo alla scena è conferito dallo svolazzare del mantello rosso , dal movimento della cinta in cuoio,e dalla fascia verde trasversale , questo modo di raffigurare  compare  con Guido Reni e Luca Giordano alla metà del ‘600.

Guido Reni 1636                                                  Luca Giordano  1675 circa

Quello che è fuori dai canoni iconografici è lo scudo. Normalmente il braccio sinistro è libero, o regge una bilancia, per la  pesa delle anime. Ritualità risalente alla religione egizia, ove era prevista la pesatura del cuore e dell’anima del defunto, nel momento del trapasso al aldilà.                                                    

Il nostro san Michele ha uno scudo, non comune, usato non per difendersi, ma per mostrare, quasi a porre in primo piano, a didascalizzare  l’immagine, è un preciso distintivo, un manifesto. Su di esso vi è scritta la frase inequivocabile ,che lo differenzia da  qualunque altro Angelo: uis ut DeusQ

 QUIS UT DEUS. La lettura è chiara, il braccio destro armato di spada compie l’azione materiale e il braccio sinistro contiene il pensiero teologico contro il male usurpato.

Nasce quindi, spontaneo un raffronto artistico con le altre edicole con San Michele sparse sul territorio. Il centro irradiante, di diffusione è certamente la Basilica del  San Michele a Piano di Sorrento. Giova ricordare che fino alla metà del ‘400, la chiesa di San Michele era una piccola chiesetta stretta tra quella di Santa Maria di Monserrato e quella di Santa Maria della Neve, e che nel 1500 la Chiesa di San Michele è il luogo ove si riuniscono i rappresentati amministratori del Piano. Aggiungi, in una ipotesi strettamente personale,che il popolo carottese si riconosce in questo antico santo guerriero medievale longobardo, proprio perche vede nel diavolo sotto i piedi le angherie della nobiltà sorrentina. Questo potrebbe essere il motivo del rinvigorimento del culto a San Michele e conseguentemente la costruzione di una grande chiesa a lui dedicata. Anche perché nessun ordine monastico ha adottato questo Santo bello e guerriero. Interessante notare che sul versante Amalfitano,nel golfo di Salerno, che prevaleva per traffici commerciali e politici sul Golfo di Napoli fino alla metà del ‘300, vi sono pochissimi luoghi di culto dedicato a San Michele , esattamente a Vettica di Amalfi e a Gete di Tramonti, una bellissima e antica cappella rupestre in grotta, preziosissimo retaggio longobardo nel toponimo e nel culto.

Le edicole dedicate all’Arcangelo , sono svariate, quelle inserite in questo testo sono di via Bagnulo. Quella vicino alla casa Massa, è in una struttura a timpano, minicappellina, 4 x 3 riggiole ove prevale il rosso nelle sue varie gradazioni cromatiche, per il mantello e le fiamme,e dinamicità alla scena. Nella mano sinistra una spada maneggiata come un bastone, e nella mano sinistra il bilancino per la pesa delle anime e non come inteso in qualche parte bilancino della giustizia. Posizionata strategicamente all’incrocio di via Bagnulo con via Amalfi. L’altra edicola , posizionata accanto alla villa Massa è in coppia con un’altra , ed entrambe disegnano il prospetto di ingresso al vicoletto cieco odierno, ma che conduceva al vallone sicuramente, per attraversarlo o per accedere alle grotte ,prima miniere di tufo e poi luoghi di conservazione a temperatura per agrumi. La foggia architettonica è ad archetto tondo, stilisticamente fine settecento inizio ottocento , ma quello che strabilia è l’immagine del santo, che si rifà ad una rappresentazione antichissima con il drago sotto i piedi, ma con lo scudo, posta su basamento dorato. Quindi immagine statica, copia di un similacro da chiesa. Il committente di questa opera è la Basilica stessa attraversa un suo prelato, in quanto segue il principio di porre sotto gli occhi del popolo quanto raffigurato all’interno della chiesa stessa.

Andare incontro alle esigenze del cattolico, che nel suo segnarsi pluriquotidiano trova lungo il suo percorso il segnacolo posto ove farlo.

Questi accostamenti ci permettono di definire  e inquadrare l’edicola De Angelis , come un originale, ripeto quasi unicum, per iconografia raffigurata. Sul suo posizionamento, oltre ad essere oggetto di culto privato, essa si trova sul percorso che dal cento del terziere di Angri conduceva all’attraversamento di Ponte Savino e quindi verso il centro o verso la marina attraverso le scale recentemente restaurate. La Marina di Cassano vista come enorme cantiere che dava lavoro ad un terzo circa della popolazione. Conseguentemente, un posto di passaggio, piccolo luogo per ristoro dell’anima, ove segnarsi con il gesto della croce, e affidare speranze e aspettative. Considerando anche che all’incidente sul lavoro, ed erano frequenti, sia nel settore agricolo, che in quello marittimo, non si reagiva chiamando l’ambulanza, ma chiamando il soccorso dei santi. Il sentito dire che frequentemente, si dicevano messe, non è decisamente fantasioso. Nelle casa nobiliari, normalmente al piano terraneo, uno degli ambienti era riservato alla cappella di famiglia, ove quotidianamente si diceva messa all’alba,con partecipazione del conte o barone insieme al fattore e i contadini.  Tradizione rimasta e assorbita anche dalla classe media borghese, seppur in ambienti più sobri. Si diceva messa in pompa magna,prima e dopo la raccolta delle olive o della vendemmia, all’impostazione del bastimento e al varo. Ecco il varo, appunto, momento speciale, in cui tutti i saperi venivano chiamati a raccolta, autorità civili e militari e soprattutto ecclesiastiche, per cui non è detto che in uno dei tre quattro vari l’anno che avvenivano sulla spiaggia di Cassano, non vi sia stato un vescovo, che proveniente da Sorrento, abbia percorso via Angri-Passaturo-Savino. Quando c’era un vescovo a Vico, uno a Castellammare e uno a Sorrento e uno a Capri nel seicento e per tutto l’ottocento.        

Via Bagnulo incrocio via Amalfi                                                              Via Bagnulo  Villa Massa

Via Cota, 46                                                                          Via San Michele,edicola angolare a tabernacolo

UN ULTIMO GRANDE QUESITO.

Ma chi l’avrà fatta? Seppur approssimativamente abbiamo cercato di rispondere al quando, al perché, al come , non ci resta che cercare di capire da chi? Almenochè non salti fuori qualche documento di commissione o di pagamento,in qualche archivio o notaio  il nome preciso non lo avremo, però sappiamo che negli anni settanta del Settecento, Sorrento, vide all’opera una delle più famose botteghe di maestri maiolicari napoletani, i Chiajese, che realizzarono uno splendido pannello di riggiole con finte architetture prospettiche, sistemato di fronte al portone di ingresso del palazzo Correale all’inizio di via Pietà,e anche la cupola maiolicata, tegole particolari gialle e verde, del Sedil Dominova a Sorrento. Leonardo e Ignazio Chiaiese lavorarono in penisola perché ospiti nel Convento di Monticchio , ove realizzarono importanti opere d’arte, di loro produzione è il povimento nella chiesa di San Michele a Capri. A Napoli operava anche la famiglia Giustiniano, di origine Vietrese  e i Cacciapuoti.

Altre edicole maiolicate sparse nell’Italia Centro Meridionale.

Ganzaria Catania                                           Maddaloni