L´ ALCOVA DI ROBERTO ROSSELLINI ED ANNA MAGNANI A MAIORI "CITTA´ DEL CINEMA"

15 dicembre 2012 | 17:13
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L´ ALCOVA DI ROBERTO ROSSELLINI ED ANNA MAGNANI A MAIORI "CITTA´ DEL CINEMA"

La Costa d’Amalfi è uno straordinario set cinematografico.

Il miracolo dei coltivi fioriti fin sulla battigia e strappati con caparbia maestria alla montagna, è frutto paziente e duro di generazioni di contadini, che, nel corso di secoli, hanno sarchiato e piantato, potato e protetto alberi ed ortaggi, hanno irreggimentato acque in fossati e canali, hanno consolidato macere, che sembrano ricami, ed ideato pergolati, che sono baldacchini ad ombreggiare gradini per scalare il cielo.

Questa è stata la magica cornice per narrare storie d’amore, tenere, dolci, romantiche o passionali e tumultuose, che hanno fatto la storia del cinema, rifrangendo sul grande schermo suggestivi scorci di Amalfi, Positano e Ravello. Ma nell’immaginario collettivo è Maiori la “città del cinema” della costiera, da quando Roberto Rossellini la scelse per ambientarvi Paisà   (1946),

l’opera, forse, più rappresentativa del neorealismo italiano.Ne è traccia nel Convento di San Francesco e non solo. Successivamente il Maestro vi ritornò; per girarvi Il Miracolo (1948) e Lamacchina ammazzacattivi(1948), dove, come si legge nelle pagine della sua filmografia “ci sono i mieipellegrinaggi nella costa amalfitana, i posti dove si è stati bene e che si ama“. Vi ritornò,  ancora,per le riprese del “Viaggio in Italia” (1953), con una splendida, divina e statuaria Ingrid Bergmann. Non c’era più la sanguigna Anna Magnani, protagonista  di una intensa storia d’amore dolce, passionale e tempestosa insieme, vissuta con il regista tra Maiori, Amalfi e Furore..

A Maiori, come testimoniano in tanti, l’alcova fu una dimora gentilizia (di proprietà, oggi, della Famiglia Reale di Minori, che la destinerà, a breve, ad una dimora di charme per turisti che cercano il bello nella cornice della Grande Storia),con balconate spalancate sulla raccolta ansa di mare a catturare sole caldo mitigato dalla brezza frizzantina carica di iodio e sale. Oggi, intatta nella sua struttura di prestigio, ma resa più accogliente da un riuso rispettoso, però, della memoria storica, ripropone le stesse atmosfere d’epoca. A destra c’è sempre il Castello Mezzacapo che incombe a catapulta sulla baia con la sua architettura di “casa di fate” di sapore nordico ed anticipa, a fuga d’orizzonte, ville, conventi, chiese e case,” nidi di rondini”, quasi dipinte, nel vero del costrutto, sulle falesie ambrate di Ravello. A sinistra la Torre Normanna, a dondolo di mare, è sempre moviola di ricordi a cogliere emozioni di estati lontane a ritmo di slow sotto le stelle. Alle radici vi zampilla ancora la grotta sulfurea a pigmentare di bianco sfarinato il cobalto del mare. Più in là,’  dietro uno sperone di roccia a volo d’abisso, la minuscola insenatura di Salicerchia a carezza di una covata di case all’abbraccio di brevi agrumeti e, a distanza, il promontorio roccioso di Capodorso che, di giorno, ride di sole nel ricamo della macchia mediterranea e, di notte, sfrangia e festona argento sul mare con il faro a richiamo intermittente d’amore con quello di Punta Licosa, che risponde in lontananza. Alle spalle l’anfiteatro del verde dove s’inciela la collina  a vanto di limoni o s’avvallano le case nel tenero del rosa a cercare pace allo .”specchio del fiume“. Di fronte l’orizzonte sconfinato del mare a canto/inno di libertà .E’ ancora intatto o quasi il paesaggio umano, dove , tanto per dirla con il Maestro,(ci) “sono dei pazzi, degli ubriachi di sole, (che) sanno vivere valendosi di una forza che pochi di noi posseggono: la forza della fantasia”

E’ ancora il nido ideale per una vacanza, dove (ri) vivere intense storie d’amore tenere, dolci e delicate ritmate dalla nenia dell’onda che ricama garofani e rose di baci di schiuma alla battigia o tumultuose e passionali come la furia delle libecciate che gonfiano uragani sui frangiflutti.

Comunque un’esperienza da non perdere.

Giuseppe Liuccio

g.liuccio@alice.it