A POSITANO IL SARAMOUR, SUPERYACHT TUTTO ITALIANO

15 maggio 2013 | 12:48
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A POSITANO IL SARAMOUR, SUPERYACHT TUTTO ITALIANO

«Bellezza, nella sua essenza più pura, quella che viene dall’arte, che in Saramour si esprime in ogni ambiente. Ogni volta che percorro i ponti di questa barca con l’armatore, provo un’emozione forte, quella che si prova davanti alle cose belle. L’armatore ci ha dato fiducia quando già la costruzione della barca era avviata e piuttosto avanti, ma la duttilità del cantiere ha permesso un piccolo miracolo e credo di poter dire che Saramour è forse oggi una delle barche più eleganti che navigano nelle nostre acque». Parlando del Saramour, ultimo nato del cantiere di Ancona, Lamberto Tacoli, amministratore delegato di Crn, di solito sempre molto misurato, si lascia trascinare dall’entusiasmo. Ma ne ha ben donde: il Saramour è, infatti, per molti motivi che cercheremo di riassumere, un megayacht davvero straordinario. Si tratta del secondo esemplare della linea Magnifica, nata dalla felice collaborazione tra la Crn e lo studio Nuvolari & Lenard. Lungo 46 metri, ha lo scafo di acciaio e le sovrastrutture in alluminio ed è motorizzato con una coppia di Caterpillar da 2000 cavalli per velocità di crociera sui 15 nodi con un’autonomia di 4200 miglia.

Ma ciò che lo distingue sono gli interventi eseguiti dagli architetti Carmen Aiello e Leonardo Ferraro dello studio Aiello di Genova, che hanno saputo interpretare al meglio i gusti di un armatore che conoscevano a fondo. Un armatore molto speciale, colto e raffinato, che desiderava che il suo yacht diventasse una specie di galleria d’arte galleggiante. «Per la realizzazione degli ambienti», ci spiega Leonardo Ferraro, «abbiamo cercato di dare una grande importanza alla percezione dello spazio, sottolineandolo con pezzi di arredo che in qualche modo costituissero una specie di premessa a quello che si sarebbe visto poi appeso alle pareti o esposto tridimensionalmente. I colori delle quinte e dei mobili fissi costituiscono un involucro che non deve distrarre dalla visione delle opere d’arte». Fare una lista dei tesori a bordo di Saramour è impresa improba; ci limiteremo a ricordare che si tratta di dipinti di alcuni dei maggiori pittori del ’900, perlopiù italiani, tra i quali Giorgio De Chirico, Salvatore Fiume, Giulio Turcato, Giuseppe Vignani. Fanno eccezione, per il periodo, una serie di ritratti virili del Grechetto e, per l’origine, una tecnica mista di Karel Appel e un grande omaggio alla pittura russa dei primi del Novecento. Vi sono inoltre sculture e oggetti da collezione di grande valore, tra i quali spiccano pezzi di Bianconi, Venini, Barovier, Fontana Arte e Argenti Milanesi. L’arredamento free standing è stato scelto dallo studio Aiello con particolare attenzione alla cromia e al design, con pezzi firmati, tra i quali citiamo i tavoli di Max Alto, i letti di Matteo Grassi, le sedute di Cassina e B&B e i mobili per esterni di Roda. Anche i mobili fissi, realizzati da contractor della Crn su loro indicazioni e disegni, dovevano in qualche modo partecipare alla riuscita di un “contenitore” che mettesse in luce le opere d’arte e gli oggetti decorativi. In quanto al Saramour inteso come yacht, si tratta ancora una volta di un’opera d’arte, per la bellezza delle linee senza tempo, sottolineate da due linee dorate che percorrono le fiancate, per la qualità della costruzione e per la tecnologia impiegata a tutti i livelli. Un capolavoro che, fra l’altro, ha un nome romantico, derivato dalla contrazione della frase “Sara mon amour”. Visitiamolo a volo d’uccello perché per descriverlo a fondo occorrerebbero ben altri spazi. Il ponte di coperta si apre da poppa con lineari sedute a panca che circondano un massiccio tavolo da pranzo in rovere. Il salone, che vanta un prezioso piatto in ceramica dell’artista francese Boncopain e poltrone Topkapi di Cassina, ha sullo sfondo la zona pranzo, impreziosita da un vivace dipinto di Karl Appel e servita da una cucina professionale Gaggenau in acciaio attrezzata per l’alta ristorazione. Ricercato lo studio della luce, accentuata dalla scelta di colori tenui e caldi, come l’avorio, il giallo cipria e l’arancio dei tessuti, della pelle e dei pannelli che si sposano con i toni chiari del rovere decapato dei mobili e dei parquet (che rivestono tutti i locali, bagni inclusi). L’intera zona prodiera è riservata alla suite armatoriale, con dipinti di De Chirico e Fiume, elementi di decoro di Venini e Zecchin e una scultura in vetro realizzata dalla Fucina degli Angeli di Murano. Nell’adiacente studio l’armatore si può rilassare su una chaise-longue ammirando le incisioni secentesche del Grechetto. Qui, come ovunque a bordo, vi sono antichi tappeti orientali e bagni con piastrelle dipinte da Salvador Dalì. Il ponte inferiore, dove si trova un ampio garage e una sala macchine da far invidia a un transatlantico, conta un’ampia hall, una grande palestra con attrezzi Technogym e tre cabine con bagno per gli ospiti; nella Vip di poppa, un quadro a olio di Appel, la seconda opera più importante della barca, riprende nei colori del giallo e del rosso i tessuti di questa ambientazione. Separati a prua, gli alloggi per l’equipaggio, quattro cabine doppie e sala mensa. Nell’upper deck a poppavia della sala plancia con l’adiacente cabina del comandante, si apre una sky lounge, arredata con un divano ad angolo e una dormeuse, costruita intorno a una quinta centrale dove è collocata un’opera di arte astratta russa. La zona pranzo, dotata di un tavolo ovale per dieci commensali, si trova invece sul main deck. Naturalmente non mancano ampi spazi open air: il sun deck offre originali sedute a conchiglia, un’area pranzo, una zona bar e una vasca idromassaggio. Insomma, Saramour è un vero museo dove l’armatore gode di tutti i piaceri del mare appagando al tempo stesso la sua passione per l’arte. Giova ricordare che, a testimonianza della qualità della realizzazione, il Saramour è classificato con la massima classe del Lloyd’s Register ed è costruito in conformità alle normative Mca. Come dire, il top del top. ARTICOLO APPARSO SU Yacht Capital