Piano di Sorrento al Cinema Teatro Delle Rose Una famiglia distratta. Premiata Anna Cinque e Rosaria Langellotto
Mercoledì 22 maggio alle 20,30 al cinema teatro Delle Rose a Piano di sorrento , uno spettacolo di straordinario significato per il laboratorio teatrale Le ali dipinte di Icaro “Una famiglia distratta” . I piccoli attori hanno provato tutti i gorni per dare il meglio di se, a guidarli Silvana Pirone, attrice teatrale e regista, formatasi nei paesi scandinavi con Eugenio Barba, conosciuta a Napoli e in Campania , premiata per le sue innovazioni con la compagnia il “teatro di legno” e l’iniziativa “Il teatro cerca casa” , ma non solo. Lo spettacolo è stato un duro banco di prova per i piccoli attori che si sono cimentati con una commedia creata ex novo appositamente per loro, con un taglio moderno e di grande valore pedagogico. Bambini e ragazzi, novelli attori, che hanno mostrato una notevole capacità di tenere il palco, hanno affrontato il tema delle famiglie separate, i perchè della vita, i figli che non nascono sotto i cavoli (ma neanche li portano le cicogne, sono in via di estinzione, ndr) situazioni normalmente drammatiche vengono rappresentate sul palco da piccoli attori (dai 5 ai 14 anni, ma qualcuno ha già maturato alcuni anni di esperienza) con grande maestria e serietà. L’allestimento, le luci, la scena, gli abiti di scena, tutto curato nei minimi particolari. Nello spettacolo c’è anche chi vive la propria esperienza di aspirante attore, provando presino Shakespeare, e affrontando il tema dell’illusione, sempre in agguato che ci tenta, il grande regista “Tintodinuovo” che gli promette una fulgida carriera, ma è una truffa, smascherata con un finale corale che vede tutti insieme allegramente. Alla fine anche un premio finale, un buono per il prossimo anno, a tre aspiranti attrici, non solo per la loro bravura, ma per l’impegno e per essere state capaci di crescere e migliorarsi, prima ancora come esseri umani, bello lo spettacolo, bella la motivazione per la premiazione, complimenti alle vincitrici Anna Cinque di Positano e Rosaria Langellotto di Sant’Agnello, fra i piccoli, e Iolanda, fra quelli più grandi, ma complimenti sopratutto a tutto lo staff al teatro Delle Rose, dalla segretaria Margherita ai tecnici, alla titolare Carmen Mascolo, che ha creduto in questa iniziativa e a chi la ha portata avanti, complimenti a tutti i piccoli grandi attori e anche ai genitori che li portano avanti.
Questo era il comunicato. Dopo lo straordinario successo dello scorso anno con lo spettacolo “ROBIN HOOD – versione teatrale”, spettacolo molto apprezzato dai piccoli spettatori e dai loro genitori per la bravura degli interpreti e la storia molto coinvolgente, anche quest’ anno il Teatro delle Rose di Piano di Sorrento si anima grazie all’energia dei più piccoli che mercoledì 22 maggio 2013 alle ore 20:30 porteranno in scena “Una famiglia distratta” con la regia di Silvana Pirone. Uno spettacolo interpretato dai bambini del Laboratorio teatrale “Le Ali dipinte di Icaro” una commedia coinvolgente e stravagante nella quale un ambiente variopinto farà da sfondo alle più diverse situazioni raccontate attraverso le vicissitudini di personaggi alle prese con la loro vita quotidiana.
Uno spettacolo che raccoglie i frutti di un anno di intenso lavoro che ha visto i nostri ragazzi operare innanzitutto su stessi per imparare ad essere “altri” . Il Laboratorio teatrale ha l’obiettivo di sviluppare inclinazioni, di dar sfogo alla creatività, esercitare la manualità, la fantasia, il lavoro artigianale , gestire emozioni forti e rielaborare il nostro vissuto in modo da riuscire a guardarci dentro per poi metterci sotto i riflettori.
Il teatro – e questo è il paradosso -ci offre la possibilità di toglierci “le maschere” che ci nascondono a noi stessi e agli altri in modo da uscire finalmente allo scoperto e assumere una dimensione reale, concreta, vera.
Uno spettacolo tutto da ridere…….
Siete tutti invitati…INGRESSO LIBERO!
La locandina la vedete in giro con una frase di Janus Korczak , un grande pedagogo che si conosce troppo poco.
Janusz Korczak – nome d’arte di Henryk Goldszmit – nacque a Varsavia nel 1878 in una famiglia ebrea ben integrata; ribelle fin dall’infanzia, non sopporta la suddivisione in classi e il fatto di essere nato ricco. L’agiatezza economica svanì quando il padre morì a causa di una grave malattia mentale quando Janusz aveva solo diciotto anni. Studente liceale, per mantenere la famiglia impartiva lezioni private. Nel 1899 scrisse il suo primo testo teatrale e divenne componente della Società delle biblioteche gratuite, destinate ai bambini e agli operai più giovani. L’anno seguente iniziò a pubblicare sul periodico Wedrowiec (“Viaggiatore”) degli articoli sui bambini e sulla loro educazione. Negli anni 1898-1903 Korczak studiò medicina all’Università di Varsavia e, dopo il conseguimento della laurea, divenne un pediatra. Nel corso della Guerra Russo-Giapponese nel 1905–1906 egli fu impiegato come medico militare. Appena rientrato pubblicò dei libri tra i quali Joski, Maszki e Srule (bambini ebrei) e subito dopo Jozki, Jaski e Franki (bambini polacchi). Fu anche arrestato per la sua visione della società polacca, che giudicava ingiusta. Nel 1911 venne approvato il suo progetto per la Casa degli Orfani, di cui poi divenne il direttore. L’orfanotrofio era gestito dagli stessi bambini, che lo sostenevano grazie al loro lavoro manuale e artigianale, pianificavano il lavoro, mantenevano un governo attraverso un Tribunale e un Giornale e organizzavano attività culturali e attività di gioco. In questo spazio Korczak fece allestire, per la messa in scena del 18 luglio 1942, l’Ufficio postale di Rabindranath Tagore. In questo dramma un bambino muore senza poter uscire dalla sua casa a causa di una terapia sbagliata del medico. Alla domanda: “Perché hai fatto recitare ai bambini un testo così triste?” Korczak rispose: “Perché i bambini imparino a morire serenamente”.[1] Durante la Prima Guerra Mondiale, Korczak fu arruolato come ufficiale medico. Egli lavorò inoltre alla radio conducendo la trasmissione Le piccole conversazioni del vecchio dottore, durante le quali rispondeva alle domande di genitori e educatori. Nel 1914 pubblicò Come amare il bambino, testo fondamentale della moderna pedagogia. L’invasione tedesca comportò grandi difficoltà anche all’interno dell’orfanotrofio, testimoniate nel testo di Korczak Diario del ghetto. Successivamente, nel 1929 pubblicò Il diritto del bambino al rispetto. La mattina del 5 agosto 1942 fu deportato nel Campo di sterminio di Treblinka insieme a tutti i bambini ospiti dell’orfanotrofio ebraico del Ghetto di Varsavia. I bambini uscirono dalla loro Casa vestiti con gli abiti migliori, ordinati, mano nella mano. Il corteo era chiuso dallo stesso Korczak che badava a mantenere i bambini sulla carreggiata. Riconosciuto dagli ufficiali nemici venne trattenuto perché una tale personalità non avrebbe dovuto seguire il destino degli altri, ma egli si rifiutò di abbandonare i suoi bambini. Sembra sia morto di dolore durante il trasporto.[2] Orfanotrofio di via Krochmalna Il diritto del bambino al rispetto [modifica] Dato alle stampe nel 1929, “Il diritto del bambino al rispetto” è un libretto snello e conciso ma dai contenuti prorompenti.[3] Il primo capitolo invita al rispetto e alla complicità: il dottore invita gli adulti a piegarsi, abbassarsi fino al bambino. Korczak mostra le difficoltà e impossibilità del bambino e di come egli sia sottomesso all’adulto, in quanto solo grazie all’adulto può venire a conoscenza delle difficoltà che incontrerà nella vita. Gli adulti tendono a nascondere tutto ciò al bambino, e quindi il Dottore li invita a svegliare il bambino, a istruirlo e avvertirlo delle molteplici trappole che incontra e incontrerà. Korczak vede nel comportamento del bambino l’atteggiamento del ribelle giusto, libero negli atti, e sostiene che proprio questa caratteristica sia la risorsa più utile alla sua crescita.[4] Ma nel mondo vige la legge del più forte, e la sensibilità e l’emotività possono rivelarsi fattori nocivi nell’arena delle difficoltà a venire. Nonostante ciò, il bambino sa volgere a suo favore gli ostacoli che incontra nei confronti degli adulti, e da qui parte la rivincita di un uomo nuovo che è forte nella delicatezza del sentimento. Proprio per questo egli invita il mondo degli adulti ad essere complici dei bambini fin dal primo momento della loro vita. Nel secondo capitolo Korczak parla del momento in cui interviene il mondo della scuola, nel quale il genitore deve cedere parte del suo potere e delle sue esigenze, raddoppiando allo stesso tempo la sorveglianza e non intervenendo con punizioni agli eventuali errori dei bambini. Nel terzo capitolo il dottore parla di rispetto per l’ignoranza del bambino, che può essere provato solo se si comprende fino il fondo che il suo tempo non è quello degli adulti. Anche il bambino si interroga sul futuro, e Korczak sottolinea come i genitori sognino il meglio per il bambino solo per dare forza a loro stessi, e proprio per questo sono più attenti a correggere i suoi sbagli che a premiare le sue buone azioni. Come amare il bambino [modifica] Portato a termine in una prima stesura nel 1914 e poi ricomposto nel 1929, “Come amare il bambino” è il secondo libro di Korczak. In esso il Dottore afferma che alla nascita il bambino è un unico universo creato dalla madre, ma man mano che cresce il mondo toglie una parte del bambino alla madre, lo allontanava perché egli si crei il suo microcosmo. È fondamentale che i genitori non pretendano nulla dal bambino. Bisogna osservare il piccolo con obiettività e calma. Se è buono, non lo è certo per la comodità dei genitori e se piange, la notte, non va accusato.[5] Al paragrafo 37 Korczak richiede la costruzione di una Magna Charta Libertatis dei diritti del bambino anticipando di molti lustri la Carta Internazionale dei Diritti del Bambino.[6] Egli afferma che i diritti fondamentali del bambino sono tre: il diritto alla morte, il diritto alla sua vita presente, e il diritto ad essere quel che è. Il dottore parla anche di educazione del bambino, e di come essa non possa essere di tipo dogmatico, perché questa favorirebbe la formazione di un bambino passivo. Ci si deve invece rivolgere in modo interrogativo, senza imporre le proprie idee. Nei paragrafi 62-63 osserva che così come il bambino deve mangiare quanto vuole, questi non deve essere costretto a dormire quando non ne ha voglia.[7] La più autentica circostanza nella quale un adulto può conoscere un bambino è il gioco, in quanto in esso il bambino si scatena e si sente libero, e l’adulto può fare un’osservazione obiettiva. La forza dell’adulto consiste nel saper cogliere questi momenti, e la sua tenacia nel coglierli nel corso del tempo, valutandone i mutamenti, gli scostamenti dalla prima osservazione. Successivamente Korczak parla anche di pubertà, e di come con essa il bambino entri in una fase dello sviluppo in cui compare l’amore per gli altri, e in questo il bambino non va disturbato ma lasciato fare. Si arriva quindi all’età della giovinezza, che è nobile d’animo fin quando non ha fatto esperienza del lavoro, della gerarchia sociale e delle leggi. Inizia così l’età degli obblighi. Il diario del ghetto [modifica] Dobbiamo a Igor Newerly, allievo e poi segretario di Korczak, la conservazione, la traduzione e la pubblicazione, nel 1958, del più toccante libro di Korczak: “Il diario del ghetto”. Si tratta di un documento devastante per la lucidità con la quale il Dottore tratta gli argomenti e per come egli ricorda il corso dei suoi pensieri di ragazzo miscelandoli con le riflessioni e la realtà del suo oggi.[8] Inizialmente restituisce al lettore sconforto in quanto non ha più voglia di scrivere, ma poi rievoca la sua vita e dice di non essersi mai risparmiato. Si sforza di farsi animo. Vuole sentirsi giovane ispirato, progetta il futuro, un ordine nuovo nel mondo e nella stessa Polonia, o in Palestina, nella Terra Promessa.[9] In questo testo egli inoltre fa riferimento alla sua infanzia ingenua e alla sua missione di prendersi cura dell’uomo. Egli riporta le storie dei bambini dell’orfanotrofio, e racconta come quelli fuori muoiano di fame e di malattie e nessuno si occupi di loro. Gli adulti sono deportati a centinaia in un giorno e non fanno ritorno. Nel ghetto si è ormai compreso che la morte di uno può rappresentare la salvezza di un altro. La Casa degli Orfani andava avanti e continuava ad accogliere bambini di famiglie che chiedevano per loro asilo. Curiosità [modifica] Sulla sua vicenda è stato realizzato il film Dottor Korczak di Andrzej Wajda del 1990. Della sua vita si parla attraverso uno degli orfani del Ghetto di Varsavia nel romanzo storico Kindling di Alberto Valis edito da Felici Editori pubblicato nel 2011. Dario Arkel pubblicò nel 2009 Ascoltare la luce, Vita e pedagogia di Janusz Korczak. È stata inoltre istituita in Piemonte un’associazione di volontariato dedicata a Janusz Korczak. Il musicista italiano Nicola Gelo, ha dedicato una sua composizione ( “Janusz” ) al celebre pedagogista.