Bossi, Cav non è finito,dopo condanna più forte
“Per gente volevano colpirlo”; Poi “promuove” Marina in politica
13 agosto, 17:02
di Teodoro Fulgione
Parla lentamente Umberto Bossi. Ogni frase si alterna ad una boccata di fumo: giusto il tempo per “pesare” le frasi. Il Senatur stringe tra le dita l’inseparabile sigaro, ogni tanto alza lo sguardo per fissare negli occhi il suo interlocutore. Vuole essere sicuro che le sue parole siano state comprese. “Il segreto è non arrendersi mai”, dice ad un tratto rompendo il silenzio. Non si capisce a chi si riferisca. Di certo, lui, non si è arreso mai: una regola applicata nella politica così come nella vita privata. Così ha “inventato” la sua Lega, superato l’isolamento politico per il ‘ribaltone’, la malattia e, per ultime, le inchieste che hanno toccato i figli. “Non credo che sia la fine di Berlusconi”, spiega. Il riferimento è alla sentenza della Cassazione che conferma la condanna del Cavaliere. La parabola politica di Bossi è indissolubilmente legata a quella dell’ex premier. Insieme hanno segnato più di venti anni della storia italiana. Neanche questa sentenza sembra poter rompere un legame che, negli anni, si è trasformato anche in un rapporto di amicizia. Ma il suo è un giudizio politico.
“Se senti in giro la gente, tutti pensano che il processo sia soltanto un meccanismo per colpirlo. Ma si sbagliano: la condanna si traduce in un maggior consenso per lui”. Il senatur è convinto che il futuro politico del Cavaliere non sia ancora segnato. Non boccia l’idea che Berlusconi possa “passare il testimone” alla figlia Marina, anche se lo mette in guardia. “Un padre ha sempre timore che colpiscano i suoi figli”, spiega. Sono ancora recenti le inchieste che hanno colpito la famiglia Bossi. Eppure non sono pochi quelli che auspicano la ‘discesa in campo’ di Marina Berlusconi, anche se lei continua a negare, e lo fa anche oggi, di volersi cimentare nell’impresa. “Marina potrebbe raccogliere il testimone dal padre. Io l’ho conosciuta ed incontrata più volte. Ne ho avuto una impressione abbastanza buona: potrebbe essere una carta buona da giocarsi”. Tira una boccata al sigaro. “Poi il fatto che sia una donna la avvantaggia: per le donne è un momento favorevole. Sembra che abbiano una marcia in più”, aggiunge. Sorride e indica Nicoletta Maggi, la sua assistente che lo accompagna da anni. Bossi sa che i figli in politica hanno vita difficile. Il suo caso insegna. “Certo, da padre di famiglia non posso consigliarglielo. Questo è un Paese dove può capitare di tutto. E un padre vuole sempre difendere i propri figli…”. Lo ha detto personalmente a Berlusconi. Al telefono.
“Dopo la condanna l’ho sentito. L’ho chiamato. Era provato? Assolutamente no. E’ uno che ha ancora tanta voglia di combattere”. Gli viene fatto notare che qualcuno potrebbe dire che lui e il Cavaliere stanno provando a ricomporre una vecchia coppia. Lui ride e accetta la sfida: “Staremo a vedere”. Poi torna sulla condanna Mediaset: “Secondo me, quella dei giudici è una decisione esagerata. Ma è la mia opinione. Hanno esagerato”. L’ipotesi che si vada a votare presto non è più peregrina. La Lega seguirà Berlusconi? “Bisogna chiederlo a Maroni. La Lega, comunque sia, farà la sua parte. Ma bisogna essere compatti. Bisogna evitare che i ‘fuoriusciti’ facciano danni e ritrovare la compattezza”. Forse è questo il motivo che lo ha spinto a revocare le espulsioni decise dal Comitato di Disciplina del partito.
“L’ho fatto per ricompattare ma anche per un senso di giustizia. Sono persone che hanno dato parte della vita per il movimento. Ma devono anche imparare che nella Lega non si può fare troppo casino. E’ un investimento per il futuro. Sono sicuro che non ci siano persone che vogliono il male della Lega”. Di cosa andrebbe fiero e cosa non rifarebbe mai? “Nella Lega ho investito tanto. La mia eredità politica forse è aver aperto all’idea che le cose si possono cambiare. E’ una via che prima o poi qualcuno riprenderà”. Manca una risposta. Il rimpianto? “Aver tagliato le pensioni, aver fatto cadere il primo governo Berlusconi. Ma non sono rimpianti, si tratta di cose che non rifarei. Di una cosa sono certo: non c’è nulla che mi tormenta”, conclude Bossi riaccendendo il sigaro.
ANSA 13 agosto, 17:02
Inserito da Alberto Del Grosso