Dl Fare: Governo battuto, stop tassa su telefonini
Al Senato passa ordine del giorno della Lega
06 agosto, 20:41
ROMA – Al Senato il governo è andato sotto su un ordine del giorno della Lega che chiede l’abolizione della tassa governativa sui telefonini. L’Odg ha ottenuto 143 si, 118 no e 10 astenuti. A favore hanno votato oltre la Lega il Pdl e Gal. I relatori si erano rimessi al voto dell’Aula.
”L’impegno ad abolire la tassa sui telefonini e’ una grande vittoria della Lega Nord e una sconfitta per il governo Letta, che ha dato parere contrario alla cancellazione di questa odiosa imposta. Quella sui cellulari e’ una tassa assurda nata negli anni ’90 come imposta di lusso, mentre oggi i telefonini sono uno strumento di lavoro e un bene di largo consumo”. Lo dice il senatore della Lega Nord, Jonny Crosio, commentando l’approvazione di un ordine del giorno al dl Fare, con parere contrario del governo, con il quale la Lega Nord ha chiesto un impegno al governo per abolire la tassa sui telefonini.
Schifani, continua nostro convinto sostegno a Letta – ”Continua il nostro convinto sostegno al governo. Ne è la riprova l’avvenuto ritiro di molti emendamenti del Pdl per fare in modo che al più presto venga approvato il decreto, all’interno del quale sono state inserite molte misure volute da noi a sostegno della crescita, nell’interesse dei cittadini e per favorire nuova occupazione”. Lo sottolinea il presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani.
Taglio del 25% al compenso complessivo ”a qualsiasi titolo determinato” per tutti i manager pubblici che non rientrano nel tetto dei circa 300mila euro (trattamento economico del primo presidente della Cassazione) previsto dal Salva-Italia. Lo prevede un emendamento al dl Fare approvato dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio del Senato.
Il via libera all’emendamento è arrivato dopo un lungo braccio di ferro tra governo e maggioranza. Il testo alla fine è stato presentato dai capigruppo di maggioranza (Pd, Pdl e Scelta civica) con una deroga votata all’unanimità dalle commissioni ai regolamenti parlamentari, che prevedono che siano solo governo o relatori a poter presentare proposte di modifica una volta scaduti i termini per la presentazione di emendamenti. Nel testo approvato si legge che ”nelle società direttamente o indirettamente controllate dalle pubbliche amministrazioni ” che ”emettono esclusivamente strumenti finanziari, diversi dalle azioni, quotati nei mercati regolamentati,nonché nelle società dalle stese controllate ” il compenso per l’amministratore delegato e il presidente del consiglio di amministrazione ”non può essere stabilito e corrisposto in misura superiore al 75% del trattamento economico complessivo a qualsiasi titolo determinato, compreso quello per eventuali rapporti di lavoro con la medesima società, nel corso del mandato antecedente al rinnovo ”. Per le società che emettono titoli azionari, e per le loro controllate, è necessario che la proposta di remunerazione dei manager, che deve rispettare lo stesso criterio, sia approvata dall’assemblea degli azionisti e ”l’azionista di controllo pubblico e’ tenuto ad esprimere assenso alla proposta ”. Le nuove disposizioni si applicheranno ”limitatamente al primo rinnovo ” dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto ”ovvero, qualora si sia già provveduto al rinnovo, ai compensi ancora da determinare ovvero da determinare in via definitiva ”. Non si applicano invece se ”nei dodici mesi antecedenti ” siano state adottate ”riduzioni dei compensi dell’amministratore delegato o del presidente del consiglio di amministrazione almeno pari a quelle previste ” dalle nuove norme.
ANSA 06 agosto, 20:41
Inserito da Alberto Del Grosso